Noi artigiani di speranza, in cerca di "qualcosa d'altro"
di Redazione
L'esperienza dell'Associazione Italiana Centri Culturali con la voce della loro presidente nazionale: una presenza cristiana, nata su impulso di don Giussani, che genera uno sguardo nuovo sulla re

Che valore ha la vita di un centro culturale, sia in un piccolo borgo che in una grande città? Qual è la proposta che rivolge alla società, alle istituzioni o alle scuole con la sua programmazione? È la stessa domanda che il cardinale José Tolentino de Mendonça ha rivolto ai centri culturali cattolici durante l’incontro mondiale “Artisans of Hope” del 17 febbraio 2025: «Perché la Chiesa ha bisogno di centri culturali?». La sua risposta è stata chiara: per inculturare il Vangelo ed evangelizzare le culture. I centri culturali sono veri e propri “artigiani della speranza”. Sono artigiani perché ogni centro è unico, perché mette in campo le risorse originali del proprio territorio e le passioni e gli interessi delle persone che lo animano, e questo sia che producano incontri o spettacoli sia che ospitino mostre, dialoghi sull’attualità, cineforum o presentazioni di libri. Sono “speranza” perché spingono l’uomo oltre l’immediatezza delle cose, sollecitandolo a ricercare quel “qualcosa d’altro” che la realtà contiene, educando quell’apertura alla ricerca della verità che è propria della natura dell’uomo e che l’esperienza culturale sempre facilita.

L’Associazione Italiana dei Centri Culturali (Aic) è nata più di quarant’anni fa su impulso di don Luigi Giussani, per il quale la cultura è sempre stata l’espressione di una fede capace di investire ogni aspetto della vita. Come affermava, «se la fede investe ogni flessione della vita umana, la fede diventa sorgente di cultura e di una cultura nuova: altrimenti non si incarna». Da 1983 fiorirono tanti centri culturali, oggi ne esistono 185 su tutto il territorio italiano e nella Svizzera italiana. Grandi città, piccoli paesi, una rete unica nel suo genere resa possibile dalla gratuità e dalla dedizione delle persone che nel mezzo delle occupazioni quotidiane vivono l’espressione culturale come una vera e propria opera che nasce dalla fede e che sono mosse dal desiderio di comunicare a tutti la novità incontrata. Quella di Aic è un’amicizia operativa, un laboratorio permanente di comunione dove l’appartenenza alla realtà che ci ha conquistati nell’incontro del carisma di Luigi Giussani rende desiderabile il paragone, il confronto e quel lavoro educativo che permette il cambiamento dello sguardo su ogni aspetto del reale.
«La salvezza che Gesù ha ottenuto con la sua morte e la sua resurrezione racchiude tutte le dimensioni della vita umana, quali la cultura, l’economia e il lavoro, la famiglia e il matrimonio, il rispetto della dignità umana e della vita, la salute, passando per la comunicazione, l’educazione e la politica», ha detto papa Leone XIV rivolgendosi ai politici francesi. La sfida che avvertiamo in questo periodo così segnato da indifferenza e individualismo è quella di una ripresa del gusto del giudizio che nasce dalla fede, con la vitale intensità e passione missionaria con cui i cristiani dei primi secoli l’hanno praticato. «Il giorno che smetteremo di giudicare vorrà dire che avremo perso la fede» ha detto recentemente Davide Prosperi, presidente della Fraternità di Comunione e Liberazione in un’intervista; il giudizio non è una sentenza che divide, ma è una tensione ad affermare la nostra appartenenza a Cristo in ogni circostanza, è la testimonianza cioè di uomini cambiati dall’incontro con Lui dentro l’abbraccio della Chiesa. Inoltre, è la valorizzazione della tradizione alla luce delle domande che il tempo presente ci pone. Un esempio di questo è la Mostra «Giubilei. Il perdono che ridona la vita», proposta al Meeting di Rimini 2024 (di cui la nostra Associazione è partner storico) che è stata presentata in più di 40 città italiane guidando i visitatori come pellegrini attraverso un percorso che racconta la storia e il valore dei Giubilei dal 1300 a oggi. Analogamente, l’Aic si sta impegnando nella riscoperta del grande anniversario del Concilio di Nicea e del suo valore per il tempo presente, e nel promuovere molti eventi per il Centenario Francescano.

Sono tanti i temi proposti dai centri culturali di Aic: dal continuo impegno a sostenere la via della costruzione della pace con incontri pubblici e testimonianze per il protrarsi dei tanti conflitti nel mondo, alle sfide dell’intelligenza artificiale, dal tema della denatalità e del disagio giovanile al futuro dell’Europa, fino alla scoperta delle voci più significative della letteratura mondiale, all’arte, alla musica e a tutte le espressioni artistiche dei grandi maestri della storia. Ma in fondo ogni iniziativa è comunque sempre il racconto dello sguardo che la fede offre nell’incontro con la realtà. Per questo la cultura è per tutti e tutti possono fare cultura; e anche partecipare alla vita di un “centro cultura-le”, o addirittura farne nascere uno nuovo attorno a sé in qualsiasi luogo del mondo.
*Presidente Associazione Italiana Centri Culturali
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