Morte di dj Fabo, alla Consulta il parere sul reato di «aiuto al suicidio»

La Corte d'Assise sospende il processo a Marco Cappato e trasmette gli atti alla Consulta affinché valuti la legittimità costituzionale del reato di aiuto al suicidio nel
February 13, 2018
Morte di dj Fabo, alla Consulta il parere sul reato di «aiuto al suicidio»
La Corte d'Assise di Milano ha deciso di trasmettere gli atti alla Consulta affinché valuti la legittimità costituzionale del reato di aiuto al suicidio nel processo all'esponente dei Radicali e tesoriere dell'Associazione Luca Coscioni, Marco Cappato, imputato per la
morte di Fabiano Antoniani, 40 anni, noto come dj Fabo, in un centro specializzato svizzero tramite suicidio assistito il 27 febbraio 2017
.
I pm chiedevano l'assoluzione; in subordine avevano proposto l'eccezione di illegittimità costituzionale, tesi dunque integralmente accolta dal collegio giudicante nell'ordinanza che conclude questa tappa della vicenda giudiziaria, intrecciata per mesi a quella della discussa legge sul biotestamento (approvata in via definitiva al Senato in dicembre proprio nei giorni in cui era in corso il dibattimento a Milano).
Il processo a Cappato davanti alla Corte presieduta da Ilio Mannucci Pacini (a latere Ilaria Simi De Burgis e sei giudici popolari) era iniziato lo scorso 8 novembre. Ed è scaturito prima dall'autodenuncia dello stesso Cappato ai carabinieri di Milano il 28 febbraio 2017, il giorno dopo la morte nella clinica Dignitas di Antoniani, e poi dalla decisione del gip Luigi Gargiulo, che respinse la richiesta di archiviazione della Procura e ordinò l'imputazione coatta per l'esponente radicale spiegando che l'imputato non solo aiutò
Fabo a suicidarsi, ma lo avrebbe anche spinto a ricorrere al suicidio assistito, "rafforzando" il suo proposito.
Antoniani era cieco e tetraplegico dopo essere rimasto vittima di un incidente stradale nel 2014.
I pm Siciliano e Sara Arduini avevano chiesto l'assoluzione mettendo in luce che Cappato aiutò Fabo "a esercitare un suo diritto, non il diritto al suicidio ma il diritto alla dignità" nel morire. In subordine, avevano chiesto la trasmissione degli atti alla Corte Costituzionale per la valutazione della legittimità del reato di aiuto al suicidio, previsto dall'articolo 580 del codice penale. Sulla stessa linea erano anche le richieste dei difensori di Cappato.

Un'assoluzione?

I giudici della Corte d'Assise in un passaggio dell'ordinanza al termine del processo hanno scritto alcune frasi che suonano come una assoluzione: "La condotta di Marco Cappato non ha inciso sulla decisione di Antoniani di mettere fine alla sua vita e quindi va assolto dall'accusa di aver rafforzato il suo proposito suicidiario".

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