Mediterranea ha inaugurato una nuova nave per i soccorsi in mare
Don Mattia Ferrari parla ad “Avvenire” poco dopo la cerimonia per l'imbarcazione dell'associazione: «La Mare Jonio passa il testimone alla sorella Mediterranea, più grande ed efficiente»

«Abbiamo appena fatto un passaggio di consegna tra la Mare Jonio e la Mediterranea, la nuova nave di Mediterranea Saving Humans, più grande di dimensione ed equipaggio rispetto alla precedente, più efficiente e attrezzata con persino un ospedale al suo interno, adatta ad accogliere ancora più persone salvate in mare e ad ospitare un numero maggiore di rappresentanti della società civile che non si rassegnano all’indifferenza e all’individualismo e vogliono invece costruire solidarietà e fraternità. È questa la nostra migliore risposta ai tanti attacchi su vari livelli, dalle campagne diffamatorie fino al caso Paragon», così don Mattia Ferrari, cappellano di Msh, ha raccontato oggi ad Avvenire, mentre era ancora in acque internazionali, la cerimonia di inaugurazione della nave Mediterranea, appena avvenuta nel mare a ovest della Sicilia.
La nuova imbarcazione, che prende il posto della Mare Jonio nei salvataggi, è stata data all’associazione da Sea-Eye. Alla cerimonia di inaugurazione erano presenti tra gli altri Luca Casarini, Debora Camarda (responsabile degli equipaggi di terra di Mediterranea), Laura Marmorale (presidente di Mediterranea) e Beppe Caccia (a capo di questa missione). «Durante l’inaugurazione ci siamo collegati in video anche con la nave Bel Espoire, la nave delle Chiese del Mediterraneo che al momento si trova a Trieste e in questo anno giubilare gira i porti del Mediterraneo proprio per creare fraternità e comunione dal basso», continua don Mattia.

La nave Mediterranea diventa dunque, secondo don Mattia, un simbolo di “quell’abbraccio con tutta l’umanità che cerca la verità con cuore sincero e tiene alta la fiaccola della speranza”, di cui ha parlato il cardinale Re a proposito dell’ultimo urbe et orbi di papa Francesco: «Anche noi proviamo a tenere alta quella fiaccola dell’umanità, della solidarietà, del Vangelo, per illuminare le tenebre della Storia, dei tempi terribili che stiamo vivendo». Il suo pensiero va per esempio all’ultimo naufragio di pochi giorni fa, con almeno 27 morti nel Mediterraneo, mentre altri sono ancora dispersi: «Bisogna potenziare le missioni di soccorso, anche con una missione europea; si devono aprire canali di accesso legale e sicuro, per evitare che le persone siano costrette a percorrere queste strade pericolose, e infine dobbiamo sempre di più lavorare, come la Chiesa e i movimenti popolari stanno già facendo, per costruire una fraternità che sia il principio ispiratore dell’economia, della finanza e della società».
Del resto, don Mattia rimane ottimista, perché se c’è una cosa che impara ogni giorno dalla sua esperienza con Mediterranea è che «il male che può fare l’essere umano e l’indifferenza è grande, ma al tempo stesso vediamo anche tante donne e tanti uomini che continuano a mettere in gioco la loro vita per gli altri. Vedo dunque come l’amore che si manifesta nella Croce di Gesù continua a essere presente attraverso tante persone, credenti e non. Per questo so che, come ha detto papa Leone, “il male non prevarrà”»
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