Marche, il centrodestra fa il bis. Acquaroli riconfermato

Il governatore uscente, espressione della maggioranza, in vantaggio sullo sfidante del campo largo Ricci. FdI in testa tra i partiti. Meloni: gli elettori premiano chi ha lavorato per la regione
September 28, 2025
Marche, il centrodestra fa il bis. Acquaroli riconfermato
ANSA |
Il centrodestra fa il bis nelle Marche e schiva il colpo più insidioso di questa tornata autunnale. Francesco Acquaroli, governatore uscente (il primo di destra nella Regione), stacca l’avversario del “campo largo”, Matteo Ricci, di circa 8 punti (il 52,5% contro il 44,5%, stando alle ultime rilevazioni) e mette al sicuro la regione considerata più contendibile tra le sette chiamate al voto. Sorride Giorgia Meloni, che saluta il successo di un “suo” uomo e quello di Fratelli d’Italia, prima tra le liste (oltre il 28%) e indiscutibile traino della compagine di governo. Mentre la cattiva notizia, per tutti, è il drastico calo dell’affluenza, fermatasi al 50,01%, quasi dieci punti percentuali in meno rispetto alle elezioni del 2020, quando fu del 59,75%.
L’esito del voto appare chiaro già dalle prime rilevazioni e i commenti di alcuni esponenti del centrodestra seguono a stretto giro la chiusura dei seggi. Di lì a poco arriva anche il post della premier: «Gli elettori hanno premiato una persona che in questi anni ha lavorato senza sosta per la sua regione e i suoi cittadini. Sono certa che continuerà nel suo impegno con la stessa passione e determinazione. Complimenti, Francesco, e buon lavoro». A quel punto anche Ricci ammette la sconfitta e telefona ad Acquaroli per complimentarsi: «I marchigiani hanno scelto la continuità – constata l’eurodeputato dem –, il dato è chiaro. Le forze in campo erano sbilanciate, per ogni nostro manifesto ce ne erano sei degli altri: è stata una lotta impari». L’ex sindaco di Pesaro accenna poi alla «strumentalizzazione» fatta dell’inchiesta a suo carico sugli affidamenti diretti del Comune di Pesaro quando era sindaco («Sono estraneo ai fatti», ma «loro l’hanno utilizzata fino in fondo», le sue parole), ma preferisce «evitare valutazioni nazionali». Di fatto i riflettori sull’”Ohio d’Italia”, come qualcuno ha ribattezzato le Marche in riferimento al peso politico del voto, sono accesi da settimane e le considerazioni fatte finora, anche da Ricci, non possono essere cancellate.
Al coro di esultanza si uniscono Matteo Salvini («I marchigiani hanno dato una risposta chiara agli insulti della sinistra») e Antonio Tajani, che dedica la vittoria a Berlusconi e manda una frecciata al collega vicepremier: «I cittadini premiano il nostro buongoverno. Siamo la seconda forza del centrodestra». Per festeggiare la vittoria, al comitato di Acquaroli arriva Arianna Meloni, sorella della premier e, soprattutto, capo della segretaria politica di FdI, segno evidente della volontà di rimarcare il successo del partito: «La vittoria di Acquaroli ci riempie di orgoglio - dice -. Il centrodestra sa governare, non è vero che non abbiamo una classe dirigente». Il governatore appena riconfermato concorda: «Ringrazio la nostra classe dirigente, del centrodestra marchigiano, che è stata unita e coesa nella sfida. Dedico questa vittoria a Giorgia Meloni, che ha creduto in me prima di tutti».
Sul fronte opposto, il silenzio di Elly Schlein e di Giuseppe Conte va avanti per tutto il pomeriggio e palesa l’imbarazzo del campo largo, che sperava almeno in un testa a testa. Un’afonia rotta solo a tarda sera dalla leader dem, che ringrazia Ricci per «la campagna elettorale generosa», si complimenta con Acquaroli e rilancia «l’impegno unitario» ricordando che «ora ci aspettano altre 5 Regioni al voto». Poi è la volta del leader 5s, amareggiato per un «responso che premia la continuità» e soprattutto dal fatto che la proposta del campo largo «non ha convinto la maggioranza dei votanti».
Azione invece, rimasta fuori dalla coalizione in polemica con il sodalizio dem-5s, infierisce: «Il Pd radicalizzato di Schlein esce sconfitto dal voto nelle Marche. Gli elettori non hanno neppure premiato il M5s - dice Daniela Ruffino -, a conferma che una vasta area elettorale ha respinto il centrosinistra ormai solo di lotta e non più di governo».
Sempre in ottica nazionale, il dato più interessante arriva dai risultati delle singole liste. Nel centrodestra né FI né la Lega superano il 10% (rispettivamente all’8,4% e al 7,3%, coi leghisti che 5 anni fa erano al 22,3%), confermando la posizione di forza di FdI sugli alleati. Mancano ancora dei candidati in vista delle prossime elezioni regionali e il risultato appena ottenuto migliora ancora di più il potere contrattuale del partito della premier. Ma soprattutto l’intera coalizione raccoglie più del suo candidato presidente (il 54% contro l’oltre 52% di Acquaroli), mentre dall’altra parte accade esattamente l’inverso, con il campo largo al 43,30% e Ricci al 44,5%. In altre parole, il centrodestra ha saputo incidere sul voto anche al di là del territorio. Il centrosinistra, invece, ha raccolto meno del candidato.
In ordine di tempo la prossima sfida è quella in Calabria: oggi i leader del centrodestra saranno a Lamezia Terme per tirare la volata a Roberto Occhiuto. Dopo di che bisognerà trovare la quadra anche in Veneto. La soluzione, comunque, sembra vicina e perfino Tajani si è convinto ad appoggiare un nome del Carroccio: «Nessuna preclusione nei confronti di un candidato della Lega». A patto però che in Campania si trovi un civico gradito agli azzurri, necessario. Scelta indispensabile, argomenta Tajani, «per attirare i democristiani».

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