Le accuse a don Rigoldi e don Burgio sul Beccaria. «Non c'è nessun avviso»

I due cappellani non avrebbero denunciato le violenze contro i detenuti minorenni, ma al momento non hanno ricevuto informazioni di garanzia. Le parole ad Avvenire: «Mai visti pestaggi, altrimenti saremmo intervenuti»
October 23, 2025
Le accuse a don Rigoldi e don Burgio sul Beccaria. «Non c'è nessun avviso»
L'interno del carcere minorile Beccaria a Milano
Don Gino Rigoldi e don Claudio Burgio, rispettivamente ex ed attuale cappellano del carcere minorile Beccaria di Milano, sarebbero stati iscritti nel registro degli indagati per l'ipotesi di omessa denuncia nella maxi-indagine su torture, violenze e maltrattamenti ai danni di detenuti minorenni. Al momento però non hanno ricevuto informazioni di garanzia e ai loro avvocati non risulta alcuna iscrizione. La loro posizione sarebbe stata in ogni caso stralciata rispetto a quelle dei 42 indagati, per i quali il 30 ottobre inizierà il maxi incidente probatorio con l'ascolto, nei mesi successivi, di 33 vittime per cristallizzare le dichiarazioni in vista dell'eventuale processo.
Rispetto al numero di 42 indagati, che era già salito dopo gli arresti e le sospensioni di agenti della Polizia penitenziaria dell'aprile 2024, sono riportati in una maxi-informativa del 20 marzo scorso di oltre 900 pagine della Squadra mobile della Polizia altri 9 nomi di indagati, 2 dei quali coperti da "omissis", come una trentina di pagine dell'annotazione. E dietro a quegli "omissis" ci sarebbero i nomi di Rigoldi e Burgio a cui non verrebbero, però, contestate le accuse mosse dai pm Rosaria Stagnaro e Cecilia Vassena agli ex vertici del penitenziario, tra cui le direttrici Cosima Buccoliero e Maria Vittoria Menenti. A queste ultime viene imputato, infatti, di non aver impedito «le condotte reiterate violenti e umilianti» commesse dagli agenti ai danni di «numerosi detenuti». Ossia un concorso omissivo nelle violenze. Secondo quanto emerso da alcune intercettazioni, i due cappellani invece «non potevano non sapere» e non avrebbero denunciato pur sapendo quanto accadeva. A loro, comunque, non sono stati «estesi», come evidenziato in Procura, i maxi accertamenti testimoniali dell'incidente probatorio e, dunque, la loro posizione, da quanto riferito, è più sfumata. È possibile peraltro, stando ad alcune indiscrezioni, che più avanti arrivi per entrambi una richiesta di archiviazione.
«Se avessi saputo che qualcosa non andava, avrei denunciato» sottolinea don Rigoldi, in un'intervista ad Avvenire. «E se avessi visto qualcosa, sarei intervenuto, come sono sempre intervenuto quando qualcosa non mi piaceva. Ma io non ho mai visto massacri di botte. Ho visto litigi, ho visto insulti, ma ho sempre spiegato a tutti, ragazzi e agenti, che non si dà mai neanche uno schiaffo». Don Gino ha poi precisato: «Non abbiamo ricevuto nessun avviso e non dobbiamo difenderci perché non c’è alcuna accusa».

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