La storia di Bodgan, che infrange tutti i pregiudizi sui rom

Cresciuto nello stesso campo dei quattro bambini che hanno investito e ucciso Cecilia De Astis, grazie alla rete dei volontari di Sant'Egidio ha iniziato a studiare e ha trovato un lavoro
August 27, 2025
La storia di Bodgan, che infrange tutti i pregiudizi sui rom
. | Bodgan da piccolo, mentre studiava a lume di candela nella sua baracca
Sarà il Comune di Milano, con la sua struttura di servizi sociali, ad assumersi la responsabilità genitoriale dei quatto ragazzini dagli 11 ai 13 anni che l'11 agosto travolsero e uccisero a bordo di un'auto rubata a dei turisti francesi Cecilia De Astis, in via Saponaro, per poi fuggire lasciandola agonizzante. La decisione è stata presa dal giudice delegato del Tribunale dei minori Ciro Iacomino che ha affidato al Comune due fratellini di 11 e 13 anni (il più grande era alla guida dell'auto, nessuno di loro, data l'età, imputabile) e di una undicenne che erano a bordo della vettura. Nel caso della ragazzina il provvedimento sarà notificato alla madre che non è stata trovata.
Il sogno di Bogdan è diventato realtà in 10 anni. La sua è una di quelle storie capaci di abbattere i muri del pregiudizio che son tornati ad alzarsi. Nel 2015 in via Selvanesco, ai margini di Milano, nel piccolo ghetto dove vivevano i quattro minori under 14 rom - tre dei quali ora in comunità - per aver rubato un’auto e aver investito e ucciso un’anziana di 71 anni al quartiere Gratosoglio, c’era un altro ghetto con altri bambini rom, stavolta romeni e non bosniaci. Ma la storia è andata diversamente. Di uno di loro si è occupata la comunità di Sant’Egidio milanese. I bambini che seguivano avevano segnalato la storia del loro cuginetto Bogdan, che nel 2015 aveva nove anni, era sordomuto, viveva in una baracca priva di luce ed acqua e non era mai andato a scuola, esattamente come i quattro bambini che hanno investito Cecilia De Astis. Il padre non c’era più e la mamma Alina pensava che fosse impossibile per un bambino sordomuto studiare con gli altri. Lei manteneva se stessa e il piccolo chiedendo l’elemosina in strada. Stefano Pasta, responsabile rom di Sant’Egidio di Milano insieme a Flaviana Robbiati, maestra e volontaria della comunità, li presero subito a cuore. «Bogdan voleva andare a scuola come tutti gli altri bambini – spiega Pasta – e insieme a lui e alla madre sognammo di mandarcelo seguendo il detto di Danilo Dolci: ciascuno cresce solo se sognato».
Bodgan oggi, al lavoro nell'officina che l'ha assunto - .
Bodgan oggi, al lavoro nell'officina che l'ha assunto - .
Era una sfida, oltre ad essere analfabeta a nove anni, non essendo residente non aveva diritto ai sostegni scolastici per le persone disabili. Venne contattata la scuola di via Arcadia al Gratosoglio, che ha una lunga esperienza di accoglienza di bambini di famiglie rom, e il dirigente scolastico, nonostante le difficoltà, ha accettato la sfida. Bogdan si è inserito in classe ed è stato seguito da vicino da Flaviana Robbiati. Ma di suo ci ha messo una volontà e una voglia di imparare fortissime. «Bogdan nella baracca faceva i compiti al lume di candela – ricorda Pasta – ricopiava le lettere che la mamma gli dava, e così ha imparato a leggere e a scrivere aiutato da Flaviana e a comunicare con la lingua dei segni, la Lis». In questa storia a un certo punto entrano in gioco anche le ruspe sempre evocate quando si parla di rom. Nel 2017 l’area di via Selvanesco è stata infatti sgomberata e il gruppo di rom romeni si è trasferito, ma lui ha continuato a frequentare la scuola. «Ricordo – aggiunge Pasta – ancora la festa per la sua licenza media in pizzeria con i volontari, la mamma e due cugini». Fondamentale per vincere la sfida la mossa di dare una residenza anagrafica alla madre presso la comunità di Sant’Egidio per farle avere i sostegni scolastici e poi l’assunzione come domestica da una volontaria grazie alla quale ha potuto ottenere una casa popolare nel nord ovest di Milano e smettere di chiedere l’elemosina per strada. Bogdan è riuscito a ottenere finalmente la certificazione della disabilità e una pensione di invalidità permanente. Si è iscritto al corso di formazione professionale di Cascina biblioteca e nonostante fosse dall’altra parte della metropoli, ha imparato a spostarsi con i mezzi pubblici in piena autonomia ed è riuscito a diplomarsi come meccanico.
Oggi ha trovato lavoro in un’officina, ha un regolare contratto e ha realizzato il suo sogno, quello di sentirsi come tutti gli altri. I cugini che avevano segnalato la sua situazione si sono nel frattempo sposati. «E – conclude Stefano Pasta – ora che vivono in appartamento e lavorano ci chiedono aiuto per iscrivere i figli alla materna». Una storia che ricorda che a Milano e in tante città italiane sono stati fatti anche passi avanti sulle questioni sociali dei rom, grazie alla scuola e alle organizzazioni di volontariato come quelle di Sant’Egidio che si sono sporcati le mani per vincere la sfida.

© RIPRODUZIONE RISERVATA