«La sanità non è fatta solo di ospedali»
di Paolo Viana
Intervista a Franco Massi (Uneba) che riunirà 1100 rsa all'assemblea di Roma

«Sanità non è solo ospedali, ma anche sociosanitario. Il Sistema Sanitario Nazionale è fatto anche di enti non profit e privati. La politica si ricordi anche di noi!» Uneba, con il suo presidente Franco Massi, chiede al Parlamento, nell’esame della legge di bilancio, una maggiore attenzione al settore sociosanitario. Quello delle Rsa per anziani non autosufficienti, in cui la maggioranza dei posti sono in enti non profit, tra cui molti dei 1100 associati a Uneba. Massi rilancerà l’appello dall’assemblea nazionale, a Roma dal 6 all’8 novembre. Giovedì 6 Uneba, che nel 2025 festeggia 75 anni dalla fondazione, sarà ricevuta al Quirinale dal presidente Mattarella.
L’Italia è sempre più vecchia: qual è la fotografia del Paese in termini di domanda e offerta di assistenza residenziale?
In Italia - risponde Massi- ci sono circa 3 milioni di anziani non autosufficienti con più di 75 anni, ma appena 300 mila, in gran parte donne, sono accolti in strutture residenziali. Circa un terzo di questi 300 mila in enti associati Uneba. Ma è un’Italia molto eterogenea. In provincia di Bolzano 30 anziani non autosufficienti over 75 su 100 sono in Rsa; in Campania 1 su 100.
Siamo tutti d’accordo che sarebbe meglio assistere l’anziano a casa. Ma che ne sarà dei progetti lanciati in questi ultimi anni sull’assistenza domiciliare quando finirà la spinta del Pnrr?
E’ una domanda che con preoccupazione ci facciamo anche noi. Attualmente 1,2 milioni di anziani fruiscono di assistenza domiciliare – talora organizzata dalle Rsa Uneba - ma di media ognuno riceve appena 20 accessi l’anno. Significa che il personale di assistenza va a casa sua meno di 2 volte al mese. Anche il Patto per un Nuovo Welfare sulla Non Autosufficienza, di cui Uneba fa parte, indica l’introduzione di servizi domiciliari come una delle priorità per la riforma della non autosufficienza.
Ci sono anche soluzioni ibride per assistere l’anziano e sono i centri diurni: purtroppo, oggi solo 22 mila anziani ne fruiscono contro i 300.000 ricoverati in una Rsa. E’ verosimile un piano straordinario per questo tipo di strutture?
Uneba chiede un piano straordinario per i centri diurni. Sono la risposta giusta – e a costi contenuti per le casse pubbliche - per anziani fragili ma non gravissimi, bisognosi di assistenza ma pure di compagnia. I centri diurni possono operare in sinergia con le Rsa, per il personale specializzato necessario, ma anche con parrocchie e associazioni, per garantire la presenza di volontari e il legame col territorio. Sono le risposte giuste per una parte degli anziani, in uno specifico periodo della vita. Per altri la risposta giusta è la Rsa, per altri l’assistenza domiciliare. Non ci sono risposte uniche, solo risposte personalizzate.
Le rsa aderenti a Uneba sono pronte a investire?
Dobbiamo essere realisti: tante delle nostre strutture vivono situazioni economiche difficili. Però la missione degli enti Uneba – rispondere ai bisogni dei più fragili nel proprio territorio- resta la stessa. Dobbiamo cercare e trovare le risorse. Ma anche lo Stato deve fare la sua parte. Invece nella Riforma del Terzo Settore c’è ancora incertezza sulla normativa fiscale. Ci uniamo all’appello del Forum Terzo Settore che chiede chiarezza su Iva e Irap per il non profit.
Ospedali di comunità: ne sono stati costruiti pochi e quei pochi che ci sono avranno problemi a trovare personale vista la mancanza di infermieri ben nota. In Lombardia si utilizzano come ospedali di comunità le Rsa, limitatamente alle cure intermedie. Può essere un esempio per le altre Regioni?
E’ quello che chiediamo. Ci sono enti Uneba che già ospitano ospedali di comunità. Condividere gli spazi tra Rsa e ospedali di comunità oltretutto permette di condividere competenze e personale.
A che punto è la querelle sulle rette dei malati di Alzheimer?
Manca ancora la norma per la definizione della competenza delle rette per malati di Alzheimer o demenza accolti in struttura residenziale. Attualmente siamo in balia delle sentenze, caso per caso. Serve chiarezza. Resta la compartecipazione per cui pagano circa a metà assistito e Sistema sanitario? Stabilitelo. Paga tutta la retta il Sistema Sanitario? Stabilitelo, e stanziate i fondi necessari. Si trova una nuova formulazione? Stabilitelo. L’emendamento presentato dalla senatrice Maria Cristina Cantù era una buona soluzione, ma alla politica è mancato coraggio.
Concludiamo parlando ancora di soldi e parliamo della legge di bilancio: cosa pensate delle scelte del governo Meloni?
Nel testo arrivato in Parlamento si prevedono assunzioni di infermieri nella sanità pubblica. Bene. Ma da dove arriveranno questi infermieri, visto che già adesso in Italia non ce ne sono abbastanza? Probabilmente alcuni lasceranno il loro lavoro nel sociosanitario per passare alla sanità pubblica. Lecito. Ma così per tamponare l’emergenza negli ospedali creiamo un’emergenza nel sociosanitario. Che senso ha che per garantire più assistenza infermieristica a un anziano in ospedale la si riduca in Rsa? Formare nuovi infermieri richiede tempi lunghi. Nel frattempo, parte della soluzione è portare in Italia infermieri dall’estero. Lo stiamo facendo anche noi di Uneba, con il progetto Samaritanus Care insieme ad Aris e col supporto della Conferenza Episcopale Italiana.
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