La sanità italiana sempre più privata: è un quarto della spesa totale
di Cinzia Arena
Il rapporto del Cnel fotografa lo spostamento di pazienti e personale. Aspettativa di vita ai livelli pre-Covid, ma il 10% degli italiani rinuncia alle cure per i costi eccessivi

La sanità privata vale ormai un quarto della spesa sanitaria nazionale: circa 42,6 miliardi, con un aumento solo nell’ultimo anno del 2%. Si tratta di uno dei dati contenuti nella Relazione del Cnel sui servizi pubblici 2025. Non è certo una novità la conferma di un trend iniziato nel 2015. Un progressivo spostamento degli italiani dal Servizio sanitaria pubblico a strutture e professionisti privati, in cerca di prestazioni migliori e senza liste d’attesa. Nell'ultimo decennio il fabbisogno sanitario nazionale è cresciuto di circa 24 miliardi, con un incremento medio annuo in termini nominali del 2%, equivalente in termini reali al +0,2%. L'incidenza della spesa per la sanità pubblica sul totale in Italia è del 74% contro una media europea pari al 77,3%.
La fuga di medici e infermieri verso le strutture private e l'estero
L’esodo verso il privato non riguarda soltanto i pazienti, ma anche il personale. La relazione evidenzia come i medici di base siano in diminuzione con "carenza di personale anche nell'area dell'emergenza-urgenza". Il deficit di infermieri rispetto alla media europea supera le 180mila unità.
"Sempre più giovani professionisti - rileva il Cnel - preferiscono intraprendere la strada dell'estero o del privato, una fuga' che rischia di ricadere sulla tenuta del sistema pubblico nei prossimi anni, in particolar modo nei territori più fragili". Continuano poi a sussistere "significative discrepanze su base regionale e anche tra i territori subregionali, sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo".
Tra i segnali positivi la speranza di vita tornata ai livelli pre-Covid, ma anche il calo della mortalità per tumori, l'aumento pur se lieve della spesa pubblica e il rafforzamento dell'organico di infermieri e ostetrici. Migliorano anche le condizioni di salute della popolazione più anziana affetta da patologie croniche, così come quella degli adolescenti sul fronte del benessere mentale. In aumento i morti per malattie neurologiche, l'obesità e gli incidenti stradali.
Il 10% degli italiani ha rinunciato a visite ed esami nel 2024
"Sensibile riduzione" per visite ed esami specialistici. Dal 2018 al 2023 gli esami specialistici si sono ridotti mediamente del 2%, mentre le visite specialistiche dell'1,7%. Nel 2024 quasi il 10% dei residenti ha rinunciato a visite o esami specialistici, percentuale in aumento del 2,3% rispetto all’anno precedente e del 3,6% rispetto al 2019.. Le principali motivazioni sono state la lunghezza delle liste di attesa (6,8%, +2,3 rispetto al 2023) e la difficoltà di pagare le prestazioni sanitarie (5,3%, +1,1 rispetto al 2023). "Quest'ultimo dato - si legge - è particolarmente significativo, in quanto nel 2024 il 23,9% degli individui (+4% rispetto al 2023) si è fatto carico dell'intero costo dell'ultima prestazione specialistica, senza alcun rimborso da assicurazioni".
Dalla sanità all'istruzione, dai servizi alle imprese alla circolarità dell'economia. La relazione annuale del Cnel riguarda tutti i livelli e la qualità dei servizi erogati dalle pubbliche amministrazioni centrali e locali. Una fotografia del Paese che ne evidenzia i punti di forza, i nodi da sciogliere ma soprattutto le differenze territoriali. Il presidente del Cnel, Renato Brunetta ha introdotto i lavori, la relazione è stata presentata dalla consigliera del Cnel Marcella Mallen.
Istruzione: in calo la dispersione scolastica, transizione lenta verso il lavoro
Il settore dell'istruzione, anche grazie alla "rilevante" spinta del Pnrr, fa registrare quest'anno "buone performance" ma uno dei punti più critici resta la transizione scuola-lavoro. Sia per la debolezza dell'orientamento sia per il gap che ancora permane nel livello delle competenze degli studenti italiani rispetto alla media Ocse, soprattutto nelle Regioni del Sud. Divari anche nel tasso di occupazione dei laureati italiani a tre anni dal titolo: 74% contro una media Ue dell'82%. La relazione segnala, inoltre, come solo il 9% degli adulti tra i 25 e i 64 anni partecipi ad attività di formazione continua.
Le buone notizie riguardano invece il fronte dell'infanzia, con un incremento sia di spesa sia di servizi nel sistema 0-6 anni. La quota di bambini fino a 3 anni che accedono a nidi e servizi integrativi è salita al 38,5% (25,5% nel 2012) sia pure con “marcate disparità territoriali".
A causa del declino demografico l'istruzione primaria e secondaria, tra il 2019 e il 2024, ha visto calare di oltre 300mila unità il numero di iscritti. In calo la dispersione scolastica: la percentuale di giovani 18-24enni che abbandonano gli studi si è attestata nel 2024 al 9,8%. "Per la prima volta il dato è sotto il 10%, un risultato storico soprattutto se raffrontato al 22,9% del 2004".
Emergenza povertà: il 23,1% della popolazione a rischio
La spesa sociale complessiva nel 2024 ha raggiunto i 587 miliardi, pari al 59% della spesa corrente pubblica. Tuttavia "contro una media europea del 21%, la popolazione italiana che vive in condizioni di rischio povertà o esclusione sociale è pari al 23,1%", avverte il Cnel.
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