La ricetta di De Palo per «tornare a riempire le culle»
Il presidente della Fondazione per la Natalità traccia un bilancio degli Stati generali appena conclusi. «Ripensare anche l'immigrazione in chiave familiare, con lo Ius Familiae»

Da tema di nicchia, la natalità è diventata oggi un tema popolare e istituzionale. Ma dopo anni di analisi ora è il momento di passare alla sintesi. Per questo «abbiamo deciso di far nascere una Agenzia per la natalità, che non disperda la voglia di partecipazione delle persone in un’ottica sussidiaria». Il presidente della Fondazione per la Natalità Gigi De Palo prova a fare un bilancio degli Stati generali appena conclusi che sono stati l’edizione numero cinque. «Quando abbiamo iniziato non credevamo potesse avere un'attenzione simile, mentre è un tema che finalmente oggi viene percepito come priorità da tutti, questo anche grazie al fatto che agli Stati generali hanno partecipato in questi cinque anni tre volte Papa Francesco, Draghi, la premier Meloni e quest’anno il Presidente della Repubblica, che ringrazio per la sua sensibilità. La grande sfida vinta è l’aver trasformato un tema di nicchia, che riguardava solo i demografi, in un tema popolare e da quest'anno anche istituzionale». Altro traguardo raggiunto, prosegue De Palo, è l’aver fatto diventare la questione della denatalità un argomento che unisce e non divide, un tema che va oltre gli schemi ideologici, un tema capace di mettere insieme tutto il mondo, tutto il nostro Paese - banche, imprese, aziende, cantanti, sportivi, politici - tutti e anche persone che non hanno figli ma che dicono che bisogna fare di più per la denatalità».
Alcune questioni - come l’assegno unico, la revisione dell’Isee come anche l’inserimento nel contratto di servizio Rai dell’impegno a parlare di natalità in tv – sono altri passi in avanti importanti compiuti, anche se adesso «c’è la preoccupazione che ogni cosa che faremo sarà troppo tardi, così quest’anno abbiamo fatto una serie di riflessioni un pochino più ampie, cioè al di là delle politiche familiari, insistendo ad esempio sul ritorno dei giovani connazionali che sono andati all'estero o sul tema dell’immigrazione che è centrale».
Anche il capo dello Stato Sergio Mattarella, intervenendo agli Stati generali ha sottolineato questo aspetto, definendo gli immigrati un contributo prezioso per la società. «È uno dei pezzi con cui si può risolvere il grande problema italiano della denatalità – spiega De Palo – Bisogna però uscire dalla logica o dell’accogliamo tutti o del non accogliamo nessuno. Bisogna affrontare il tema con maturità, per questo abbiamo pensato allo Ius Familiae, che potrebbe essere la terza via, la via italiana dell’immigrazione, cioè una immigrazione pensata in una logica familiare». Le aziende lamentano la mancanza di manodopera. I nostri giovani non ci sono più. «Ormai, in Italia, il tesoro sono i giovani. Ma invece di pensare ad una immigrazione solo a fini lavorativi, una sorta di colonialismo previdenziale, per affrontare anche il tema demografico - precisa il presidente della Fondazione per la Natalità - si può immaginare ad una immigrazione del lavoratore insieme a tutta la sua famiglia, perché questo consente di avere anche una maggiore sicurezza sociale, rispetto a quando l’immigrato è qui nel nostro Paese da solo».
Uno dei pilastri per risolvere la questione demografica in Italia è appunto affrontare in maniera diversa l’immigrazione. Inoltre per il presidente della Fondazione per Natalità ce ne sono altri tre. «Primo tra tutti fare politiche familiari sul fronte lavoro, dando una retribuzione giusta per pensare di mettere su famiglia. Sul fronte della casa, perché quando si va in banca a chiedere un mutuo alcune dinamiche ad esempio vanno cambiate, sul fronte della fiscalità equa». Anche se oggi quando si parla di politiche familiari, per De Palo , si parla solo di assegno unico, «importante certo», e di congedi parentali o di aumentare i posti negli asili nido. Al pilastro delle politiche familiari poi si affianca l’altro pilastro, cioè «far tornare i giovani italiani che sono andati a lavorare all’estero, infine ultimo pilastro fare politiche per attrarre i nomadi digitali, ovvero stranieri che lavorano da casa e che potrebbero magari venire a vivere nel nostro Paese con le loro famiglie». La questione è complessa e ricca di sfaccettatture, ma quello che manca a livello nazionale, secondo De Palo, è «una regia», un luogo in cui pubblico e privato possano dialogare, visto che «ormai in ogni settore è evidente la preoccupazione per il costante crollo demografico». Molto viene fatto a livello locale dai Comuni, dalle Regioni, il governo fa tante cose, le aziende anche – precisa – ma «è tutto un po' sfilacciato e scollegato. Quello che manca è una visione, da qui l’idea di creare un’agenzia per la Natalità, è un modo per mettere insieme le persone e le idee. Negli ultimi cinque anni negli Stati generali abbiamo messo insieme tanti pezzi della società civile e questi pezzi ci stanno chiedendo, al di là delle parole, di far nascere anche questa occasione di concretezza, di incontro e di confronto. Senza fare polemica con nessuno, ma in un'ottica solamente sussidiaria. L'idea è proprio essere da supporto, al servizio del governo e delle persone. Noi partiremo con questa agenzia, perché sentiamo che c'è un'energia e un desiderio di partecipazione che sarebbe uno spreco perdere. C’è un Paese dove c'è gente che partecipa, che vuole dare il suo contributo in maniera assolutamente costitutiva, non va persa questa opportunità. Perché se alla partecipazione non gli si dà sfogo, diventa indignazione. Cerchiamo insomma di trasformare questa non rassegnazione in qualcosa di positivo, in partecipazione». Come ha ricordato Papa Francesco quando è andato agli Stati generali, è il riferimento successivo che fa De Palo, «non cerchiamo spazi da occupare, ma vogliamo attivare un processo. E, come abbiamo sempre fatto finora, daremo il nostro contributo a tutti i governi che si succederanno. Auspichiamo che anche il governo attuale dia il suo contributo».

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