La premier e le “parole d'odio”: ma in Italia c'è il rischio di un caso Kirk?

Dopo l'omicidio Usa, Meloni attacca ancora gli “odiatori”, avvertendo: non ci intimidiranno. Per le opposizioni, è baccano per coprire i problemi del Paese. Intanto il Viminale ragiona sulle scort
September 14, 2025
La premier e le “parole d'odio”: ma in Italia c'è il rischio di un caso Kirk?
ANSA | Un'immagine del video-messaggio della premier Meloni alla convention dei "Patrioti europei" in Spagna
Il dibattito mediatico innescatosi dopo l'attentato negli Usa costato la vita all'influencer della destra a stelle e strisce Charlie Kirk continua a riverberarsi anche nel nostro Paese, dove peraltro il tema delicato delle "parole d'odio" è già da tempo presente nel confronto politico. Ancora una volta è la presidente del Consiglio, che sulla questione martella ormai da giorni, a trarre spunto dall'uccisione di Kirk per riattizzare le braci della discussione. Intervenendo domenica in video collegamento alla convention organizzata dal partito spagnolo Vox sui "patrioti europei", Giorgia Meloni da un lato omaggia la figura di «Kirk, giovane coraggioso che ha pagato con la propria vita il prezzo della sua libertà», ma dall'altro ammonisce come «il suo sacrificio ci ha ricordato un’altra volta da che lato stanno la violenza e l’intolleranza». Non solo: ai presunti responsabili di un tale clma, la premier lancia un avvertimento dal tono perentorio, dicendo «alto e chiaro a tutti quegli odiatori ed estremisti nascosti per strada, e a quei falsi maestri in giacca e cravatta nascosti nei salotti, che non cadremo nella loro trappola, non giocheremo il gioco di chi vuole trascinare le nostre nazioni in una spirale di violenza». Insomma, insiste Meloni, «non ci intimidiranno. Continueremo, lotteremo senza riposo per la libertà dei nostri popoli e per il futuro dell’Europa».

Una girandola di accuse incrociate

La nuova presa di posizione della premier fa seguito all'intervento di sabato durante la festa romana dell'Udc, in cui aveva denunciato la presenza di un «clima di odio insostenibile». La pensano così pure gli altri leader delle forze di Governo, che rincarano la dose, riaccendendo la polemica innescata da alcune considerazioni del matematico Giorgio Odifreddi (che aveva distinto fra l'uccisione di Kirk e quella di personaggi come Martin Luther King) : «Sulla morte di Kirk si è aperta una diga di volgarità, in base alla quale i morti non sono tutti uguali, qualcuno un po’ se l’è cercata - argomenta il vicepremier leghista Matteo Salvini -. Addirittura c’è chi si preoccupa che l’omicidio di Kirk porti consenso a Trump. È pericoloso se l’avversario politico diventa un nemico da abbattere». Dal canto loro, le opposizioni bollano quelle affermazioni come irresponsabili. «Sono le parole pronunciate nel videomessaggio a Vox il via libera a costruire un clima di odio - ragiona l'esponente di Avs Angelo Bonelli -. Meloni punta il dito e mente. E le minacce che ricevono le opposizioni non contano? Sono sconcertato». Da più parti, viene chiesto alla leader di FdI di corroborare con prove le proprie accuse: «Se c’è un allarme democratico, la premier venga in Aula e spieghi. Altrimenti smetta di gettare benzina sul fuoco», incalza Riccardo Magi, segretario di Più Europa. Si innesca una girandola di accuse incrociate. Il vicepremier Antonio Tajani, ad esempio, tira in ballo il leader di M5s Giuseppe Conte, chiedendogli di «smentire i suoi per non essere complice di un linguaggio d’odio. Criticare è lecito, esporre al pubblico ludibrio, alla gogna no», in riferimento a quanto affermato nei giorni scorsi dalla senatrice pentastellata Alessandra Maiorino (che aveva additato il titolare degli Esteri «come uno di quegli influencer prezzolati» dallo Stato ebraico).

​Le opposizioni: distrazioni per coprire i problemi del Paese

Insomma, il batti e ribatti occupa in un attimo le prime pagine dei giornali e i titoli dei tg. E le forze d'opposizione se ne lamentano, sostenendo che si tratti di una sorta di operazione mediatica di "distrazione di massa" per mettere in secondo piano la reale situazione del Paese. La pensa così il presidente 5s Conte: «Noi non fomentiamo nessun odio, siamo contro ogni violenza e ogni forma di aggressione. Meloni alza i toni, i suoi elaborano dossier: è tutta una strategia comunicativa per coprire il malcontento diffuso - assicura -. Il governo dice che va tutto bene, ma il Paese è in difficoltà». Ne è convinto pure il leader di Italia Viva Matteo Renzi, che assomma anche valutazioni di sapore politico: «La strategia di Meloni sul caso Kirk è chiara - annota sui suoi canali social -. La Premier alimenta l'odio, semina zizzania e crea tensione per evitare di parlare di stipendi e sicurezza. Ma soprattutto per evitare che nasca un vero movimento a destra, che le faccia concorrenza. Occhio: se Vannacci fa come Farage, la Meloni va a casa. Come il suo amico Sunak in UK. La politica è più semplice di quello che si creda… Meloni alimenta la paura perché lei ha paura». Chiamato in causa, l'eurodeputato e vicesegretario della Lega Roberto Vannacci batte a sua volta un colpo, sostenendo che il clima che si respira dopo l'omicidio di Kirk «è una cosa vergognosa. E purtroppo, l'ho scritto anche sui miei social, devo constatare che la violenza è sempre a sinistra».

​Al Viminale nessun allarmismo, ma c'è la rimodulazione delle scorte

Il frastuono delle dichiarazioni, da una parte e dall'altra, non consente di comprendere se effettivamente esistano negli apparati di sicurezza timori concreti per un ipotetico rischio di emulatori nostrani dello sparatore statunitense. La valutazione del ministro dell'Interno Matteo Piantedosi è di quelle che non lasciano comunque spazio agli allarmismi: «Ovviamente non sottovalutiamo mai nessun segnale, e pur in assenza di avvisaglie concrete, lavoriamo alla massima precauzione - osserva, in risposta alle sollecitazioni dei cronisti -. Da un punto di vista politico e sociale, il nostro Paese è diverso dagli Stati Uniti. Tenderei a dire che, grazie a Dio, siamo una società che ha ancora degli anticorpi alla violenza». In ogni caso, per non trascurare alcun aspetto, il titolare del Viminale ha inviato una circolare a prefetti e questori. Il contenuto della missiva è coperto da riserbo, ma da ciò che filtra il ministro avrebbe chiesto loro di compiere una nuova analisi del livello di sicurezza dei servizi di scorta, tutela e protezione personali assegnati a membri del governo ed esponenti istituzionali, per poter poi valutare, caso per caso, se si sia necessario disporre per alcuni di loro un innalzamento delle misure finora previste. Il clima internazionale, coi conflitti in Medio Oriente e in Ucraina, contribuisce a intorbidire la situazione e a infiammare gli animi. Tuttavia, in assenza di segnali manifesti in merito a imminenti progettazioni di attentati terroristici, gli analisti ritengono che le potenziali minacce restino quelle già evidenziate da tempo nelle relazioni dei servizi d'intelligence e dei vari organi di sicurezza, prima fra tutte quella di azioni isolate di possibili "lupi solitari": individui radicalizzati, legati o meno a correnti o gruppi estremisti di natura jihadista o di altre ideologie, che decidono di attaccare obiettivi alla loro portata.

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