La Flotilla, la giornalista espulsa: cos'è successo a Catania
Del Vecchio, inviata della Stampa, viene allontana dal porto dove gli attivisti si formano prima di salpare per Gaza. La loro difesa: ha rivelato dettagli che ci mettono tutti a rischi

«Non possiamo fidarci di te, sei una giornalista pericolosa, hai detto al mondo dove si tiene il nostro corso...». È quanto avrebbe detto un’attivista della Global Sumud Flotilla, la spedizione marittima umanitaria diretta a Gaza, alla reporter della Stampa Francesca Del Vecchio, preannunciandole l’intenzione - poi effettivamente attuata - di “espellerla” dall’imbarcazione. La denuncia arriva dalla stessa cronista, che ha raccontato la vicenda sul proprio quotidiano. All’arrivo a Catania, «luogo di partenza della spedizione italiana e del training per i partecipanti», - ha riferito la giornalista - è stato chiesto a tutti di consegnare i cellulari e, nei giorni successivi, anche di lasciarsi perquisire. Del Vecchio riporta i fatti, ma gli organizzatori la accusano di aver rivelato informazioni sensibili: «Mi restituiscono il passaporto e mi cacciano letteralmente fuori dal porto. Speravo di poter fare quello che la mia professione comporta: osservare e riferire. Non è stato possibile».
Per la Fnsi è una «ferita alla democrazia»
I vertici della Federazione nazionale della stampa italiana protestano: «Cacciare i giornalisti, impedire loro di raccontare ciò che accade è una ferita alla democrazia e a tutto ciò per cui gli attivisti combattono», lamenta la segretaria generale della Fnsi, Alessandra Costante. «Essere giornalisti è dare notizie, anche quando vuol dire criticare una missione o un’iniziativa che si sostiene - scrive su Facebook il presidente della Fnsi, Vittorio Di Trapani -. Chi ha deciso di allontanare Del Vecchio ha commesso un errore». Alla cronista arrivano anche attestati di solidarietà bipartisan di diversi esponenti politici.
La linea degli attivisti: ha svelato dettagli che ci mettono a rischio
Dal canto loro, gli attivisti difendono la scelta dell’espulsione. «Saremmo folli a non rispettare i cronisti, ma ci siamo dati delle regole, che valgono per tutti, per proteggerci. Nel caso di Del Vecchio, non sono state rispettate», argomenta Maria Elena Delia, portavoce della Global Sumud Flotilla, «è una missione ad altro rischio, avevamo chiesto di non rivelare dove si trovavano le barche e dove facevamo il traning. Lei lo ha scritto e gli altri passeggeri sono rimasti disorientati». La pensa così anche il Global movement to Gaza, che replica alla Fnsi: «La libertà di stampa da noi non è in discussione - si legge in una nota - ma «gli allontanamenti sono stati decisi da capitani ed equipaggi per la violazione di regole condivise». Il movimento annuncia poi una querela al quotidiano Il Tempo per «diffamazione e diffusione di notizie false, tendenziose». La meta, conclude la nota, «è Gaza, non il racconto della missione. Garantire l’incolumità dell’equipaggio, siano giornalisti, politici o attivisti, è la nostra priorità».
© RIPRODUZIONE RISERVATA





