Incendi, l'allarme di Legambiente: in fumo 31mila ettari
L'associazione ambientalista denuncia: in 7 mesi bruciata una superficie equivalente a 43mila campi da calcio. Pesa il cambiamento climatico, ma c'è anche la mano delle ecomafie

Nei primi sette mesi del 2025 l’Italia ha letteralmente "bruciato" 31 mila ettari di territorio, una superficie equivalente a oltre 43 mila campi da calcio. È quanto emerge dal nuovo report “Italia in fumo” diffuso da Legambiente, che fotografa una situazione sempre più allarmante: sono 653 gli incendi registrati tra gennaio e luglio, con una media di 3,3 roghi al giorno. Cifre che non fanno presagire nulla di buono in vista di agosto, storicamente uno dei mesi preferiti dai piromani nazionali.
Il fenomeno degli incendi colpisce in modo particolare il Sud e le Isole, con la Sicilia in testa per ettari bruciati (16.938), seguita da Calabria, Puglia, Basilicata, Campania e Sardegna. Le fiamme non risparmiano nemmeno le aree naturali protette: oltre 6.260 ettari di siti "Natura 2000" sono stati distrutti, con Puglia e Sicilia tra le regioni più colpite.
Secondo Legambiente, le cause principali sono da ricercare nella crisi climatica, ma anche nell’azione dolosa di incendiari, dietro cui si nasconde spesso la mano della criminalità organizzata. Il Rapporto Ecomafia 2024 ha registrato ben 3.239 reati legati agli incendi, con una netta prevalenza di episodi dolosi. Il dato è in calo del 12,2% rispetto al 2023, ma è una magra consolazione. Sono 459 le persone denunciate (-2,1% rispetto al 2023), 14 invece quelle arrestate (+16,7% rispetto al 2023). Nel 95% dei casi, però, i responsabili restano ignoti.
Il fenomeno degli incendi colpisce in modo particolare il Sud e le Isole, con la Sicilia in testa per ettari bruciati (16.938), seguita da Calabria, Puglia, Basilicata, Campania e Sardegna. Le fiamme non risparmiano nemmeno le aree naturali protette: oltre 6.260 ettari di siti "Natura 2000" sono stati distrutti, con Puglia e Sicilia tra le regioni più colpite.
Secondo Legambiente, le cause principali sono da ricercare nella crisi climatica, ma anche nell’azione dolosa di incendiari, dietro cui si nasconde spesso la mano della criminalità organizzata. Il Rapporto Ecomafia 2024 ha registrato ben 3.239 reati legati agli incendi, con una netta prevalenza di episodi dolosi. Il dato è in calo del 12,2% rispetto al 2023, ma è una magra consolazione. Sono 459 le persone denunciate (-2,1% rispetto al 2023), 14 invece quelle arrestate (+16,7% rispetto al 2023). Nel 95% dei casi, però, i responsabili restano ignoti.
Sullo scenario pesano anche le lentezze della burocrazia: a preoccupare è infatti anche il ritardo nell’attuazione dei Piani Antincendio Boschivo (Aib): solo 8 su 24 Parchi Nazionali dispongono di un piano vigente, mentre 5 hanno piani scaduti e in fase di rielaborazione. Tra le 67 Riserve Naturali Statali, appena 8 hanno completato l’iter di approvazione del piano Aib.
Di fronte a questo scenario, sempre più preoccupante, Legambiente propone un pacchetto di 12 misure per rafforzare la prevenzione e la gestione degli incendi. Tra queste, il miglioramento del coordinamento istituzionale, l’integrazione tra pianificazione forestale e strategie di adattamento climatico, la promozione del pascolo prescritto, il coinvolgimento delle comunità locali e l’inasprimento delle pene per tutti i tipi di incendi. L’associazione sottolinea inoltre l’importanza di applicare le normative esistenti per evitare speculazioni sulle aree colpite dal fuoco e di rafforzare le attività investigative per individuare i responsabili dei roghi.
Il report di Legambiente evidenzia anche alcune buone pratiche già attive sul territorio, come la pianificazione integrata in Piemonte, i Piani specifici di prevenzione in Toscana e il progetto Inwit in Abruzzo, che utilizza tecnologie innovative per il monitoraggio degli incendi e soprattutto delle situazioni a rischio che possono favorirli. Secondo Legambiente, la prevenzione resta l’unica strategia efficace per contrastare un fenomeno che ogni anno devasta il patrimonio naturale del Paese e mette a rischio la sicurezza delle comunità locali.
Il report di Legambiente evidenzia anche alcune buone pratiche già attive sul territorio, come la pianificazione integrata in Piemonte, i Piani specifici di prevenzione in Toscana e il progetto Inwit in Abruzzo, che utilizza tecnologie innovative per il monitoraggio degli incendi e soprattutto delle situazioni a rischio che possono favorirli. Secondo Legambiente, la prevenzione resta l’unica strategia efficace per contrastare un fenomeno che ogni anno devasta il patrimonio naturale del Paese e mette a rischio la sicurezza delle comunità locali.
«Gli incendi – sottolinea Antonio Nicoletti, responsabile nazionale aree protette di Legambiente - sono un problema complesso che richiede un cambio di approccio radicale. Se da un lato l'Italia ha compiuto passi significativi nell’aggiornamento della legislazione, con norme che mirano a rafforzare le pene per i responsabili e a promuovere la prevenzione attraverso la pianificazione territoriale e la gestione del paesaggio, persistono criticità che ne limitano l’efficacia come la frammentazione delle competenze tra Stato, Regioni ed enti locali, spesso sovrapposte e non sempre coordinate. Ciò rappresenta un punto debole intrinseco, rallentando l’attuazione di strategie integrate e a lungo termine e su cui occorre al più presto lavorare».
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