In viaggio alla scoperta di un “Trentino inaspettato”
Fino al 6 gennaio, al Mudec di Milano, il racconto per immagini di Bramante, Micalizzi, Ramistella, Sestini e Tavakolian

Dici Trentino e pensi alle montagne e alla neve. Invece sul manifesto c’è un’acqua cristallina dai riflessi verdi e due bagnanti che nuotano. Uno scatto zenitale di Massimo Sestini che inaugura un viaggio straordinario in un “Trentino Unexpected”. Inaspettato. Fuori dai cliché. Inaspettato forse per gli stessi trentini, nel momento in cui a raccontarlo sono cinque fotografi di fama internazionale – Sestini appunto, con Simone Bramante, Gabriele Micalizzi, Roselena Ramistella e Newsha Tavakolian. Cinque visioni e stili diversi per restituire una narrazione corale e polifonica, contemporanea e tradizionale, innovativa e autentica allo stesso tempo, di una terra che non finisce di stupire.







Un viaggio in oltre 80 fotografie di grande e grandissimo formato, realizzate da autori capaci di spaziare dal linguaggio artistico a quello più da reportage. Dai boschi ai castelli, dai ghiacciai ai vigneti, dai volti delle comunità locali alle tracce delle attività produttive, un mosaico di luoghi e storie da scoprire fino al 6 gennaio al Mudec Photo – Museo delle Culture di Milano nella mostra “Trentino Unexpected”, a cura di Denis Curti, realizzata da Trentino Marketing in collaborazione con 24 Ore Cultura, nata dall’omonimo volume edito da Gribaudo (dove si aggiunge anche la visione di Francesco Jodice). «Abbiamo scelto la fotografia come linguaggio universale, capace di superare gli stereotipi e offrire profondità, emozione e complessità – ha detto l’ad di Trentino Marketing, Maurizio Rossini -. Ogni autore ha interpretato il nostro territorio con sensibilità diversa, creando un mosaico ricco di identità e paesaggi. La tappa al Mudec ci permette di dialogare con un pubblico ampio e multiculturale. Milano è un luogo dove culture e storie si intrecciano, proprio come accade nelle immagini dei nostri fotografi. Portare qui il progetto significa amplificarne la lettura, aprendo nuove possibilità di confronto e riflessione».
Così ogni immagine apre la strada al viaggio, con prospettive inedite sui Confini, la Verticalità, l’Autenticità, la Cura e l’Impronta di questa terra e delle sue genti. «Ogni autore – ha detto Denis Curti – ha trovato nel Trentino la propria misura, la propria vertigine, la propria idea di autenticità. Uno sguardo che si è posato, inevitabilmente, sulle meraviglie paesaggistiche, ma che ha anche saputo individuare, e rappresentare, il patrimonio intangibile che lega ogni abitante al suo territorio».
Se Massimo Sestini ha sfidato le altezze a suo modo, fotografando dall'elicottero per cogliere situazioni sorprendenti da una prospettiva unica, Simone Bramante ha osservato il territorio «camminando con suo figlio. Il Trentino è il tempo passato con le persone a cui tengo e l'ho scoperto con la curiosità e gli occhi di un ragazzo vissuto in città, che prova a scoprire la natura con un suo registro, che è diverso dal mio». Gabriele Micalizzi ha puntato sulla verticalità, scovando in autonomia le sue storie, mentre l'iraniana Newsha Tavakolian, con la forza della sua testimonianza di libertà, ha viaggiato lungo i confini e la cura di questo luogo. Fatta di visioni e di persone. Quelle su cui si concentra Roselena Ramistella. «Il mio Trentino è quello delle persone che lo abitano, che qui vivono la loro quotidianità. Considero la fotografia uno strumento sociologico e antropologico - dice la fotografa siciliana - per raggiungere e raccontare storie, incontrare gli individui, che sono poi il motore portante e vitale di un territorio, di una regione. Alcuni sono piccoli eroi di resistenza e resilienza. Un esempio di come si possa stare in pace con il mondo in simbiosi con la natura e gli animali. Ed ecco le ragazze che vivono in una malga e allevano i vitelli con sistemi arcaici nel pieno rispetto dell'animale, o la donna che salva i cavalli dalla macellazione e li coinvolge in passeggiate sotto le tre cime con bambini e famiglie».
C'è una immagine che non si vede in questo percorso fotografico. «È una sorta di calamita a forma di farfalla che attrae a sé il desiderio di restare, di non partire, di abitare un luogo e sentirlo casa - scrive Curti nell'introduzione al libro -. I giovani che scelgono di restare costruiscono nuove ambizioni, lavorano e migliorano il territorio che, a sua volta, restituisce uno spazio nuovo e inaspettato. Qui, il senso di responsabilità e di comunità hanno le caratteristiche trasversali di una consapevolezza diffusa perché è ancora possibile rendere concreti i sogni».
La conferma di tutto questo si trova in uno stupendo palazzo di Cavalese in Val di Fiemme: la Magnifica Comunità. «Il legno che ricopre le molte stanze di questa casa museo arriva dalle foreste del luogo. Il legno è una risorsa ma anche il paradigma di una cultura che sfiora la fede perché tende all'infinito - conclude Curti -. Io non sono trentino, ma ora che ho le mani uguali a quelle di mio padre posso certamente raccontare le storie che hanno generato questa visione collettiva». Di un "Trentino Unexpected". Davvero inaspettato, sì.
© RIPRODUZIONE RISERVATA






