Il gruppo di detenuti che sono diventati pittori per liberare le emozioni

Al "Samaritano" di Firenze si è tenuto un laboratorio di art therapy per chi è a fine pena. Ne è uscito un racconto fatto di immagini e poesie. In cui c'entrano le migrazioni
July 28, 2025
Il gruppo di detenuti che sono diventati pittori per liberare le emozioni
Pennello e colori per liberare i sentimenti dei detenuti. E' l'idea alla base del corso di art therapy organizzato negli spazi del Samaritano, la struttura della Fondazione Solidarietà Caritas Firenze dove chi è a fine pena sconta la misura alternativa al carcere.
Durante il laboratorio, che si è articolato in 12 incontri (seguiti dallo psicologo del centro Lorenzo Lucidi e dalla collega Giada Lembo), gli 8 partecipanti hanno potuto raccontarsi attraverso l'arte, superando le barriere linguistiche, esprimendo una parte di sé, emozioni, idee, pensieri.
Il viaggio di M.K. - Una barca in mezzo al mare, la terra ferma in lontananza ma una grata di ferro impedisce l'approdo: al di là della rete c'è una chiave, simbolo delle regole che permettono di vivere nella legalità in un Paese straniero, la sfida è riuscire a trovarla. Il disegno si intitola Mediterraneo, a realizzarlo è stato M.K. giunto in Italia su un barcone dalla Libia (uno dei pochi sopravvissuti alla traversata): è arrivato al Samaritano nel giugno del 2024 e lì è da poco stato raggiunto dalla notizia di essere libero, con un anticipo di tre mesi. Durante gli incontri ha raccontato attraverso poesie e disegni la sua storia. Alcuni testi (tutti tenuti a mente, nulla di scritto) li ha composti in mare, altri in carcere, altri ancora gli sono stati consegnati dalla nonna in Gambia, nel suo villaggio di origine.
M.K ha partecipato con entusiasmo al laboratorio ma al Samaritano ha anche dato una mano fin dal suo arrivo: ha pulito per terra, tagliato le verdure per la mensa della Caritas, lavato i piatti al ristorante Le Torri, ha iniziato a lavorare come giardiniere.
“Se fossi stato senza fare niente sarei impazzito – racconta –, i pensieri nella mia testa e la preoccupazione per ciò che avrei fatto il giorno seguente e quello dopo ancora mi avrebbero sommerso”. Un altro disegno di M.K raffigura delle brocche in un deserto, vicino a un’oasi, dove il suo gruppo si era rifugiato, dopo essere stato abbandonato per via di un guasto al pick-up che lo trasportava: sulle brocche è scritto in arabo il nome di Dio, perché quel luogo fu una provvidenza in un momento in cui nessuno aveva più acqua. Ai ricordi del Gambia si aggancia invece il disegno del “Lupo indegno”, legato a una favola che gli raccontava la nonna, su un giovane lupo che, dopo aver accettato cibo dagli esseri umani, è diventato un cane. C'è chi ha raffigurato la libertà come una strada, chi un sole sorridente ricordando che la luce “arriva solo dopo la notte più buia”, chi una fattoria, chi un bivio, simbolo delle scelte della vita, illuminato da un arcobaleno che compare alla fine di una tempesta.
La persona al centro - Il Samaritano è un centro di accoglienza residenziale maschile per adulti beneficiari delle misure alternative alla detenzione: qui in un ambiente protetto trovano l’opportunità di seguire un percorso che ha come fine l’autonomia e la riduzione della recidiva. È un servizio del Comune di Firenze e gestito dalla Fondazione Solidarietà Caritas di Firenze.
“Disporre di uno spazio più intimo rispetto alle case circondariali, con un’attenzione alla persona e al suo progetto di vita più individualizzata, permette ai nostri ospiti di ricostruire e rafforzare le proprie risorse interne, così come di attivarsi in modo incisivo per riallacciare quei rapporti familiari e sociali necessariamente affievoliti o interrotti durante il periodo di detenzione” spiega Marco Seracini, presidente di Fondazione Caritas Firenze.
“Per ogni ospite accolto è previsto un progetto educativo individuale, allo scopo di effettuare un reinserimento sociale attraverso il sostegno ed il monitoraggio degli educatori. Il tutto si attua in collaborazione con i servizi del territorio, attraverso percorsi formativi, inserimenti lavorativi, attività di volontariato e di laboratorio. Il laboratorio di arteterapia è stato uno spazio di libertà, dove ognuno può scegliere di mettersi in gioco, raccontarsi, partecipare oppure no, senza giudizio. A ogni appuntamento sono state proposte diverse attività espressive alla fine degli incontri i partecipanti potevano condividere con gli altri il proprio lavoro, e scambiare opinioni ed emozioni” spiega Alina Tamas, coordinatrice dei servizi nell'ambito Giustizia di Fondazione Caritas.

© RIPRODUZIONE RISERVATA