Il complicato caso dell'ucraino accusato di aver sabotato i gasdotti Nord Stream

Kuznietsov si trova in Italia. La Corte di Appello di Bologna ha chiesto di consegnarlo alla Germania. La difesa ha fatto ricorso alla Cassazione
October 28, 2025
Il complicato caso dell'ucraino accusato di aver sabotato i gasdotti Nord Stream
Le perdite di gas in seguito all'attacco al gasdotto Nord Stream 2 nel settembre 2022 / REUTERS
Serhii Kuznietsov, ex capitano delle milizie ucraine accusato di aver diretto il sabotaggio dei gasdotti Nord Stream nel 2022, dovrà essere estradato in Germania. Questa è la decisione della Corte di Appello di Bologna, resa pubblica ieri mattina, che ha stabilito che a giudicare il 49enne, arrestato lo scorso 21 agosto in provincia di Rimini su mandato europeo richiesto da Berlino e tuttora detenuto in Italia, saranno i tribunali tedeschi, gli unici che ancora indagano sulle esplosioni dopo la chiusura dei fascicoli in Svezia e Danimarca. La decisione, però, non è definitiva: per la consegna alla Germania si dovrà attendere l’esito del ricorso in Cassazione, il secondo in due mesi, già annunciato dall’avvocato difensore Nicola Canestrini. Fino a quel momento, Kuznietsov resterà nelle carceri italiane. Il sabotaggio ai gasdotti sottomarini gestiti da Gazprom, la principale azienda energetica in mano al Cremlino, avvenne nel settembre 2022, a sette mesi dall’inizio dell’invasione russa in Ucraina. In quel momento, mentre i Paesi europei si stavano interrogando su come ridurre l’apporto di materie prime e gas da Mosca, la serie di esplosioni alle condotte, già inattive, provocò le immediate accuse di sabotaggio da parte di Vladimir Putin a Gran Bretagna e Ucraina. Da allora, nessuno ha mai rivendicato l’attacco e l’unica inchiesta ad aver prodotto dei mandati di arresto è stata quella tedesca: secondo le ricostruzioni dei giudici, l’azione di danneggiamento sarebbe stata progettata da un gruppo di militari ucraini. Tra questi, Serhii Kuznietsov (Serhii K. nei documenti tedeschi, che per legge non pubblicano il cognome) che, assieme ad altri complici i cui nomi non sono stati diffusi dai magistrati tedeschi, avrebbe preparato una miscela di esplosivo e l’avrebbe posizionata a una profondità di 70-80 metri per la detonazione.
Al momento dell’arresto, avvenuto lo scorso 21 agosto a quasi tre anni di distanza dal sabotaggio, l’ex capitano delle milizie di Kiev si trovava in vacanza con la famiglia in Italia, dove era arrivato a bordo di un’auto con targa ucraina. L’iscrizione del suo nome nelle banche dati degli ospiti di hotel e resort aveva fatto scattare l’alert e il conseguente arresto da parte delle forze dell’ordine. Dopo poche settimane di detenzione la Corte di Appello di Bologna a settembre aveva già disposto la sua estradizione in Germania, ma la Cassazione ne aveva annullato la decisione rinviandola agli stessi giudici che ieri hanno ribadito la consegna di Kuznietsov. Per la difesa, a «viziare» il procedimento sono stati «la omessa verifica effettiva delle garanzie processuali e carcerarie nello Stato richiedente» e «il mancato rispetto del principio di fiducia reciproca tra Stati membri, dato che non è stata considerata la decisione polacca che ha espressamente riconosciuto la immunità oggettiva». Il riferimento dell’avvocato Canestrini è al caso del sommozzatore ucraino Volodymyr Zhuravlov, l’unico altro arrestato per le esplosioni ai gasdotti Nord Stream, per cui un tribunale polacco lo scorso 17 ottobre ha disposto la liberazione e ha negato l’estradizione in Germania. Il presidente del Consiglio polacco, Donald Tusk, commentando la decisione dei magistrati, ha dichiarato che la consegna del cittadino a un Paese straniero non è nell’interesse della Polonia e che i giudici si sono espressi «giustamente».
In particolare, a guidare la decisione dei magistrati polacchi è stato il riconoscimento dell’immunità funzionale di Zhuravlov, che copre ogni atto – in questo caso, l’eventuale sabotaggio dei gasdotti – commesso in relazione alle attività dello Stato ucraino nel contesto della guerra con la Russia. La stessa immunità che la Corte di Appello di Bologna non ha riconosciuto a Kuznietsov, come contesta l’avvocato difensore: i giudici non hanno considerato «i profili di immunità funzionale e la natura politica del reato di sabotaggio contestato – si legge in una nota di Canestrini –. Non è solo in gioco la sorte di un singolo uomo, ma la credibilità stessa del sistema europeo di cooperazione giudiziaria. La fiducia reciproca non può essere cieca: o si fonda su un controllo effettivo delle garanzie, oppure diventa complicità nelle violazioni dei diritti fondamentali».

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