Il caso dei 132 migranti trasferiti in Albania «senza ordini»

Nel documento, presentato ieri alla Camera, si segnala l’aumento di stranieri spostati senza «provvedimenti scritti e motivati». La richiesta: «Sospendere subito il protocollo»
July 29, 2025
Il caso dei 132 migranti trasferiti in Albania «senza ordini»
Ansa |
I trasferimenti dai Centri italiani di permanenza per il rimpatrio a quello albanese di Gjadër, finora 132, «avvengono sistematicamente senza un provvedimento scritto e motivato». Lo sostiene il rapporto «Ferite di confine», scritto dal Tavolo Asilo e Immigrazione (che raggruppa enti e associazioni impegnate sul fronte dell’accoglienza e della protezione ai migranti) dopo diverse visite di monitoraggio proprio nella struttura di Gjadër, realizzata in Albania dal Governo italiano. Nel dossier di 52 pagine, presentato ieri alla Camera, si segnala come «sia in occasione del primo trasferimento coatto di 41 persone in data 11 aprile 2025, sia in occasione dei successivi trasferimenti», il Tavolo - che opera in collaborazione con il Gruppo di contatto del Parlamento italiano e di quello dell’Ue - abbia «potuto accertare l’assenza di un ordine, individuale o collettivo, di trasferimento scritto e motivato». Le 40 organizzazioni che compongono il Tavolo (Asgi, Caritas italiana, Centro Astalli, Comunità Papa Giovanni XXIII, Sant’Egidio, Arci, Fondazione Migrantes e altre) sottolineano come «tutte le persone intervistate dal Tai hanno riferito di essere state prelevate dal Cpr italiano di provenienza (spesso di sera e senza preavviso), ammanettate con fascette e trasferite senza alcuna indicazione sulla destinazione (nella maggior parte dei casi)», oppure «con l’indicazione del Cpr di Bari o di Brindisi come struttura finale di arrivo». Pertanto, «sono evidenti i profili di illegittimità del trasferimento presso un Cpr insistente sul territorio extra Ue, immotivato e contrario a principi di rango costituzionale». E nei casi esaminati «risulta evidente come le misure coercitive siano state adottate in modo arbitrario e in violazione della normativa vigente».
Gli estensori del rapporto ritengono che una «oscurità» circonda il “modello Albania”, funzionale «a ridurre la possibilità» di consapevolezza della società civile. La nuova «destinazione d’uso» a Cpr del centro (dopo le pronunce della magistratura), osserva il responsabile immigrazione dell’Arci Filippo Miraglia, «è una messa in scena per coprire il fallimento del Protocollo» fra Roma e Tirana, «una farsa che ha prodotto violazioni dei diritti fondamentali». E la stessa attuazione del Protocollo, argomenta il Tavolo, «va immediatamente sospesa sia in ragione della gravità dei fatti riscontrati nella struttura», sia per ragioni giuridiche. Da qui l’appello finale: «Chiediamo di chiudere Gjadër, questi centri vanno chiusi, sono inutili, disumani».

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