I giovani nelle periferie scontano troppe disparità. Ecco dove il disagio colpisce di più
Il rapporto Giovani e Periferie di "Con i bambini" e Openpolis dimostra che l'abbandono scolastico è maggiore nelle aree disagiate delle città e la povertà dei minori è lagata anche al basso grado d'istruzione della famiglia

C’è un circolo vizioso che si autoalimenta fino a diventare una «trappola» da cui è difficile uscire senza politiche mirate e di lungo periodo, soprattutto nel Mezzogiorno. È quel cerchio immaginario che lega periferia, disagio familiare, basso livello di istruzione degli adulti, disoccupazione e abbandono scolastico dei ragazzi che li fa finire appunto nella «trappola della povertà educativa». Ed è così che perciò l’abbandono scolastico aumenta nei quartieri delle periferie delle grandi città (soprattutto al Sud) e si lega quindi anche a evidenti isparità nell’accesso alle opportunità prima educative e poi economiche e sociali. I risultati del nuovo rapporto dell’Osservatorio #conibambini, nell’ambito della campagna Non sono emergenza promossa da Con i bambini e realizzata da Openpolis, che analizza in modo sistematico città per città, quartiere per quartiere di 14 aree metropolitane dello Stivale – lo stato del disagio socio-educativo nelle aree urbane italiane, mostra un quadro «dove condizioni familiari, accesso all’istruzione, rischi di abbandono e difficoltà nell’ingresso nel mondo del lavoro si alimentano a vicenda». Da qui la necessità «superare letture generiche e stigmatizzanti del disagio giovanile, proponendo politiche pubbliche integrate e capaci di agire sulle specifiche necessità di ogni territorio».
I dati infatti parlano chiaro. In media, nel 2024, il 12,3% delle famiglie in cui vivono minori di 18 anni si è trovato in povertà assoluta; la quota sale al 16,1% dei nuclei con minori nei comuni dell’area metropolitana. Lo stesso vale per gli abbandoni scolastici precoci, pur in forte calo nel corso dell’ultimo decennio. Nonostante nel 2024 per la prima volta così sia scesa sotto al 10% la quota di giovani che hanno lasciato la scuola prima del diploma o di una qualifica, la situazione resta più critica nelle città. Rispetto alla media nazionale del 9,8%, l’incidenza massima si raggiunge infatti nelle aree urbane densamente popolate dove si avvicina all’11%.
In città come Catania, Napoli e Palermo, scendendo nei dettagli, circa il 6% delle famiglie si trovain potenziale disagio economico, vale a dire nuclei con figli la cui persona di riferimento ha fino a 64 anni e dove nessun componente è occupato o percettore di pensione da lavoro. E sono valori anche 4-5 volte superiori rispetto a quelli rilevabili in città del centro-nord. Anche all’interno di una stessa città, i divari possono risultare ancora più ampi. A Catania ad esempio, a fronte di una media cittadina del 6,2%, si va dal 3,1% del Terzo municipio al 9,3% del Sesto. A Napoli, si va dal 3% di quartieri come Arenella e Vomero al 9,2% del quartiere di San Pietro a Patierno.
«L’Osservatorio promosso da Con i bambini insieme a Openpolis – ha spiegato Marco Rossi-Doria, presidente di Con i bambini - evidenzia come nelle periferie italiane i giovani continuino a scontare inaccettabili disparità nell’accesso a servizi educativi, culturali e sociali». Perciò «investire sulle periferie significa immettere nelle catene di sviluppo e valore parti cruciali della nazione guardando alle nuove generazioni e al loro successo formativo, che è alla base di ogni sviluppo».
La condizione di partenza si riflette infatti troppo spesso sugli esiti educativi e sulla continuità della frequentazione scolastica. Gli abbandoni precoci della scuola colpiscono infatti soprattutto il Mezzogiorno. Ha lasciato la scuola prima del diploma delle superiori o di una qualifica oltre il 25% dei giovani a Catania, il 19,8% a Palermo, il 17,6% a Napoli. Si tratta anche delle città in cui oltre uno studente su cinque arriva in terza media con competenze del tutto inadeguate in italiano. La dispersione scolastica infatti raggiunge i picchi più alti proprio tra le famiglie più svantaggiate. La quota di abbandoni precoci è infatti più elevata proprio tra i figli di chi non ha il diploma, con divari particolarmente ampi in città come Cagliari (16,3% le uscite precoci dal sistema di istruzione in media nel comune, quota che sale al 31,9% tra i figli dei non diplomati). Anche in questo caso pesano i divari interni alla stessa realtà cittadina: a fronte di una media del 16,3%, la quota supera il 25% in quartieri come San Michele, Marina, Cep; mentre in 6 quartieri è inferiore al 10%: Monte Mixi, Genneruxi, Monte Urpinu, Is Bingias - Terramaini, La Palma, Quartiere Europeo.
«Le periferie non sono soltanto luoghi fisici, ma il punto in cui si concentrano fragilità sociali, carenze infrastrutturali e, allo stesso tempo, straordinari talenti e potenzialità spesso inespresse- spiegano Alessandro Battilocchio presidente e Andrea De Maria segretario di presidenza della Commissione parlamentare periferie- Come Commissione parlamentare sulle Periferie riteniamo fondamentale ascoltare chi ogni giorno opera sul territorio: scuole, associazioni, educatori, amministrazioni locali, realtà del terzo settore».
I dati dimostrano difatti che le città e soprattutto le periferie con la condizione di partenza più difficile, sono spesso anche quelle con gli esiti socio-educativi peggiori. «Offrire servizi e opportunità che rompano questo circolo vizioso – secondo Con i Bambini e Openpolis - è la principale sfida per le politiche pubbliche nel contrasto della povertà educativa. In questo quadro l’apertura pomeridiana delle scuole assume una valenza su tanti livelli diversi: presidio sul territorio, luogo sicuro per i giovani - specialmente nei quartieri più difficili - contrasto alla dispersione».
Tra le città si registrano forti divari, anche su questo punto. Oltre l’85% degli alunni delle primarie statali frequenta scuole con il tempo pieno in città come Milano, Firenze, Torino e Roma, mentre sono meno del meno del 10% a Reggio Calabria e Palermo. Anche in questo caso, con differenze interne nelle città. A Palermo, a fronte di una media cittadina pari a circa il 5%, la quota supera il 30% nei quartieri Tribunali-Castellammare (47,4%) e Palazzo Reale - Monte Di Pietà (34%), mentre non raggiunge il 3% in 17 quartieri su 25.
«Con il rapporto "Giovani e periferie" confermiamo l'impegno dell'osservatorio Povertà educativa nel fornire strumenti rigorosi per superare allarmismi e letture frammentarie del disagio giovanile – sottolinea Vincenzo Smaldore direttore sviluppo istituzionale di Openpolis- Una conoscenza approfondita di questi fenomeni è l’unico modo per orientare politiche basate sui dati, capaci di rispondere alle specifiche necessità di ogni territorio e di contribuire concretamente alla riduzione dei divari educativi».
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