Gli stranieri in Italia fanno figli e pagano le tasse

Secondo il centro studi Idos, dagli immigrati 4,6 miliardi di contributo a erario
November 4, 2025
Gli stranieri in Italia fanno figli e pagano le tasse
ITALIA BOLOGNA INDUSTIR ALIMENTARE LAVORO IMMIGRATI 20060720 ROMA -ECO- LAVORO: CNEL, OCCUPAZIONE CRESCE GRAZIE A IMMIGRATI- Nell''''immagine di archivio, una lavoratrice immigrata in una fabbrica di Bologna. GIORGIO BENVENUTI/ARCHIVIO ANSA/coc
È una fotografia in chiaroscuro quella scattata dal Centro Studi Idos sulla presenza straniera in Italia. Malgrado continuino ad essere bersaglio di discriminazioni per casa, lavoro, permessi di soggiorno e accesso ai servizi, gli stranieri residenti nel nostro Paese garantiscono un contributo fiscale netto all’erario stimato per il 2023 in 4,6 miliardi di euro. Frutto della differenza tra quanto l’Italia ha speso per l’immigrazione (34,5 miliardi di euro) e quanto ha incassato dagli immigrati (39,1 miliardi). Eppure i migranti continuano a essere «bersagli della rabbia collettiva per mali endemici mai risolti» denuncia la 35esima edizione del Dossier statistico immigrazione 2025 presentato ieri dal Centro studi e ricerche Idos. Nonostante le “svantaggiate condizioni occupazionali” e la “scarsa efficacia” delle politiche di ingresso di lavoratori dall’estero, gli immigrati assicurano un contributo sostanziale non solo nel lavoro dipendente, ma anche con le loro attività autonome: a fine 2024 si contavano 667.767 imprese condotte da nati all’estero (il 46,9% in più rispetto al 2011), l’11,3% del totale. In molti casi sono attività consolidate e radicate: basti pensare che oltre un terzo (246.847, il 37,0%) ha alle spalle più di 10 anni di attività.

Lavoro poco qualificato

In Italia, l'occupazione complessiva nel 2024 é cresciuta in media dell'1,5% e del 5,9% tra gli stranieri. Questi ultimi sono aumentati di 140mila unità e ammontano a 2,5 milioni di lavoratori, il 10,5% del totale. Il tasso di occupazione (15-64 anni) é cresciuto, attestandosi su un valore analogo per italiani e stranieri: 62,2% e 62,3%. Ma i numeri sembrano indicare un andamento positivo dell'occupazione straniera, permangono le sue strutturali condizioni di svantaggio, in particolare per le donne, che continuano a essere solo il 41,5% degli stranieri occupati, sebbene salgano al 50,3% tra i disoccupati. Il loro tasso di occupazione (49,4%) resta più basso delle italiane (53,7%), viceversa quello maschile é più elevato per gli stranieri (75,9% a fronte del 70,5% degli autoctoni). In generale, l'inserimento lavorativo degli immigrati si mantiene da decenni subalterno e separato: la loro incidenza media sul totale degli occupati crolla a livelli minimi nei servizi generali delle amministrazioni pubbliche (meno dello 0,5%) e nei settori del credito e assicurazioni e dell'istruzione (sotto il 2%), mentre supera la media nei trasporti e magazzinaggio (13,8%), nelle costruzioni (16,9%), negli alberghi e ristorazione (18,5%), in agricoltura (20,0%) e nei servizi alle famiglie, dove quasi due terzi degli occupati hanno cittadinanza straniera (65,3%). Solo il 9,1% degli stranieri svolge una professione qualificata, contro il 39,6% degli italiani, mentre più di 3 su 5 ricoprono professioni non qualificate o operaie (61,1% rispetto al 29,0% degli italiani). 

Presenze in crescita

Nel 2024 la presenza straniera in Italia ha continuato a crescere, toccando i 5.422.426 residenti (+169mila presenze in un anno), pari al 9,2% della popolazione totale. E nel quadro del grave declino demografico del Paese, le migrazioni continuano a esercitare un ruolo positivo anche sulla dinamica naturale, con un saldo nati-morti di +39.109. Dei 370mila nati in Italia nel 2024, dato che segna il nuovo minimo storico del Paese, il 13,5% é figlio di genitori stranieri (poco meno di 50mila) e il 7,8% di coppie miste. Tuttavia, anche tra gli stranieri le nascite sono in calo, in linea con la natalità complessiva, mentre le acquisizioni di cittadinanza italiana restano a quota 217.177. I non comunitari titolari di permesso di soggiorno salgono a 3.810.741 (+203.581 sul 2023). La maggioranza è in Italia da più di cinque anni e possiede un permesso a tempo indeterminato (52,8%); tra i titoli a termine (47,2%) primeggiano i motivi di famiglia (37,0%), cui seguono i motivi di lavoro (27,4%) e di protezione (26,9%, di cui un terzo per protezione temporanea e poco meno per richiesta di asilo).

Meno arrivi via mare ma più domande d'asilo

Con meno arrivi via mare nel 2024 (66.317, il 57,9% in meno rispetto al 2023). La cosiddetta Guardia costiera libica ha riportato indietro, almeno 22mila persone mentre le autorità tunisine hanno intercettato oltre 80mila persone. Secondo Idos, l’irrigidimento dei blocchi non ha inciso, però, sulla mortalità visto che la rotta del Mediterraneo centrale rimane la più pericolosa, con almeno 24.585 morti o dispersi nell’ultimo decennio, di cui 1.810 solo l’anno scorso. A dieci anni dall’avvio, i corridoi umanitari hanno coinvolto meno di 10mila beneficiari (825 nel 2024). Secondo i dati di Eurostat, nel 2024 l’Italia ha registrato 158.605 domande di asilo: l’incremento sul 2023 (+28.040), nonostante il calo degli sbarchi, “si deve agli effetti ritardati dei flussi precedenti e a ingressi meno visibili, come quelli via terra o aerea”.
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