Ecco come sarà il Piano pandemico. «Non solo vaccini»

La bozza trasmessa alle Regioni che dovranno valutarla. Il testo resta legato alle indicazioni della comunità scientifica ma riflette una sensibilità poltica diversa rispetto ai giorni del Covid
February 20, 2025
Ecco come sarà il Piano pandemico. «Non solo vaccini»
Ansa | I controlli dei militari nei giorni del Covid
«C’è la copertura economica, prevista in Finanziaria, che prima non c’era. Saranno tutelate le libertà e soprattutto i cittadini». Ha commentato così la nuova bozza del Piano pandemico 2025-2029 il ministro della Salute Orazio Schillaci, intervenendo alla celebrazione della Giornata nazionale del personale sanitario e sociosanitario, istituita proprio in conseguenza della pandemia da Covid-19. La palla passa ora alle Regioni: «Lo stanno esaminando – ha aggiunto il ministro – a breve avremo il responso».
«È un piano robusto scientificamente – ha puntualizzato Maria Rosaria Campitiello, capo del dipartimento della Prevenzione, della ricerca e delle emergenze sanitarie del ministero della Salute –, condiviso con gli organi tecnici, tra cui Istituto superiore di sanità, Agenas, Aifa, ma anche con le Regioni che poi devono operativamente applicarlo».
Il “Piano strategico operativo di preparazione e risposta a una pandemia da patogeni a trasmissione respiratoria a maggiore potenziale pandemico” ha una durata quinquennale (2025-2029) e vuole fornire misure per il contrasto a una serie di virus che, secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, potrebbero evolvere in pandemia e rappresentare una sfida per la salute pubblica: dai Coronavirus ai virus influenzali, dal vaiolo delle scimmie (Monkeypox) al virus respiratorio sinciziale (Rsv) e altri.
Inutile nascondersi che intorno a quelle che dovrebbero essere misure volte a preservare la salute pubblica “pesa” la valutazione della adeguatezza o meno delle risposte fornite in occasione della pandemia di Covid-19. Del resto in occasione della presentazione della precedente bozza, un anno fa, si erano registrate differenti valutazioni delle forze politiche proprio in relazione alla continuità o discontinuità rispetto alle norme del Piano pandemico PanFlu, velocemente allestito durante la pandemia (2021-23).
Ecco quindi che nella parte dei “principi e considerazioni giuridiche” emerge la sottolineatura che «è necessario informare debitamente la popolazione in modo che sia pienamente consapevole delle misure di sanità pubblica e degli atti medici individuali per cui è previsto per legge un consenso informato». E che «in nessun modo la campagna di informazione dovrà utilizzare toni drammatici, generare discriminazioni e stigma sociale». Tra le misure di contrasto alle infezioni respiratorie non si può prescindere dai vaccini, ma il nuovo Piano pandemico precisa la necessità di una risposta con i farmaci: «I vaccini approvati e sperimentati risultano misure preventive efficaci, contraddistinte da un rapporto rischio-beneficio significativamente favorevole; non possono essere considerati gli unici strumenti per il contrasto agli agenti patogeni ma vanno utilizzati insieme ai presidi terapeutici disponibili».
Vuole marcare una differenza dal passato anche l’osservazione che, anche di fronte alla necessità e all’urgenza di adottare misure “eccezionali” viene «escluso l’utilizzo di atti amministrativi per l’adozione di ogni misura che possa essere coercitiva della libertà personale o compressiva dei diritti civili e sociali. Solo con leggi o atti aventi forza di legge e nel rispetto dei principi costituzionali possono essere previste misure temporanee, straordinarie ed eccezionali in tal senso». Quindi no a Decreti del Presidente del Consiglio dei ministri (Dpcm): si deve peraltro immaginare che il Parlamento lavori a pieno ritmo nelle circostanze che richiedono risposte rapide.
Quanto alle risorse, che non erano puntualmente individuate nella bozza del Piano pandemico presentata un anno fa, si precisa che la Manovra 2025 e il bilancio pluriennale per il triennio 2025-27 hanno autorizzato la spesa di 50 milioni per l’anno 2025, 150 milioni per il 2026 e di 300 milioni a decorrere dal 2027.
Il Piano fa riferimento a una serie di misure e atteggiamenti che abbiamo imparato a conoscere durante la recente pandemia. Si tratta degli interventi non farmacologici che richiedono la collaborazione attiva della popolazione: la loro applicazione «verrà graduata, in termini di tipologia e modalità, in relazione alle diverse fasi operative». Ovviamente le misure «hanno efficacia riconducibile alla modalità di trasmissione» del virus «in presenza di adeguati piani di preparazione, risposta e resilienza». È previsto il potenziamento dei Dipartimenti di prevenzione sui quali pesa il maggior carico degli accertamenti diagnostici e del tracciamento dei contatti: gli standard organizzativi dovranno essere definiti da un tavolo tecnico al ministero della Salute.
Vengono definiti scenari possibili in relazione al tipo di agente patogeno e all’impatto che potrebbe determinare sui servizi sanitari. Le stime, in base al grado di patogenicità (lieve, moderata e grave), alla velocità di diffusione e alla probabilità di sviluppare malattia grave, vanno da una situazione che potrebbe richiedere meno di 50mila ricoveri a quella che potrebbe richiederne tre milioni, con cure intensive per oltre 360mila pazienti.
Secondo Giovanni Rezza, già direttore generale della Prevenzione del ministero della Salute durante la recente pandemia, si tratta di una bozza «molto articolata ma con alcuni importanti elementi di novità». In particolare «viene data la dovuta enfasi all'opportunità di calibrare gli interventi restrittivi sulla base della pericolosità della dinamica pandemica, e di trovare un giusto equilibrio fra i diritti dell'individuo e la tutela delle comunità».

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