Divieto di sorpasso sulla A1, perché i camionisti minacciano lo stop
Nel tratto toscano Incisa-Chiusi i mezzi pesanti dovranno restare in prima corsia: «Motivi di sicurezza». La replica: «Pronti alla protesta»

Il divieto di sorpasso imposto ai tir sull’A1, tra Incisa-Reggello e Chiusi in entrambe le direzioni di marcia, ha fatto infuriare i camionisti. Dal 3 novembre, fino a data da destinarsi, i mezzi con massa complessiva a pieno carico superiore a 12 tonnellate sono costretti a incolonnarsi pazientemente: un provvedimento «introdotto a titolo sperimentale – dicono le Autostrade - per misurare gli eventuali benefici in termini di fluidità e sicurezza della circolazione lungo i tratti autostradali a due corsie. A tale scopo è stato individuato un tratto di circa 90 km lungo una delle principali arterie autostradali dell’intera rete che risulta particolarmente rappresentativo ai fini della valutazione complessiva dell’iniziativa». Il tratto in questione, dove in agosto si verificò il terribile incidente in cui un’ambulanza fu travolta da un camion (morirono un paziente e due volontari), «viene percorso quotidianamente da una percentuale di mezzi pesanti superiore alla media di rete e la sua configurazione orografica lo distingue da altri tratti in gestione ad Autostrade per l’Italia dove il divieto di sorpasso risulta già vigente, in particolare in corrispondenza di tracciati in galleria o con significative variazioni planoaltimetriche».
Troppe curve e pendenze, insomma, meglio evitare rischi derivanti da manovre azzardate. Ma la decisione non è stata digerita dalla Fai (Federazione Autotrasportatori Italiani), che ha inviato una lettera ufficiale al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e ad Autostrade per l’Italia per chiedere la sospensione immediata del divieto, in attesa di un incontro «urgente» per fare il punto della situazione. Dopo pochi giorni dall’avvio della sperimentazione, informa la Fai, «le imprese segnalano ritardi nelle consegne, code chilometriche, difficoltà nel rispetto dei tempi di guida e riposo (le 4 ore e mezza oltre le quali serve una sosta, ndr ) e pesanti ripercussioni sulla E45, già congestionata dal traffico deviato». Il presidente Paolo Uggè non ha gradito i modi: «Nessuno ci ha interpellato. Non si può chiedere collaborazione al settore e allo stesso tempo penalizzarlo con multe e restrizioni che ne aggravano le difficoltà. I trasportatori sono arrabbiati, si rischiano proteste spontanee come quella del tir lumaca. Stanchezza e malumore stanno montando, potremmo non essere in condizione di gestire eventuali azioni improvvisate dai singoli». Un “blitz” che bloccherebbe l’Italia, visto che da quel tratto passa il grosso del traffico delle merci da Nord a Sud e viceversa. «Noi semplicemente diciamo: sediamoci attorno a un tavolo e parliamone. Una soluzione potrebbe essere quella delle fasce orarie, come già concordato e sperimentato con successo sul Brennero». Secondo Uggè, puntare il dito sui camionisti è troppo facile: «La sicurezza è un obiettivo comune – conclude Uggè – ma non può essere perseguita con misure unilaterali che compromettono la sostenibilità del trasporto e dell’economia. Se in quel punto il traffico è congestionato, con tutti i pericoli del caso, lo si deve semmai ai ritardi di realizzazione della terza corsia». Una galleria è effettivamente in corso di completamento, ma si tratta comunque di lavori che non gravano sul tratto in questione. Critica anche Assotir, secondo cui il divieto «non ha affatto migliorato la fluidità del traffico e reso più sicuro quel tratto stradale, ha semplicemente addossato le responsabilità al solito capro espiatorio, il settore dell’autotrasporto. È necessario che le associazioni di categoria adottino un’iniziativa comune per avviare un confronto, e che il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, faccia da mediatore». La presidente Anna Vita Manigrasso parla di decisione penalizzante «in termini di costi, allungamento dei tempi di percorrenza, impossibilità a far fronte agli ordini» che «pregiudica il lavoro di decine di migliaia di trasportatori».
Al malumore dei camionisti (che rappresentano il 20% degli utenti autostradali) fa però da contraltare la soddisfazione degli automobilisti. Stando alle prime impressioni raccolte, sulla seconda corsia il traffico appare più scorrevole. Ma è ancora presto per fare un bilancio: il divieto sarà tenuto sotto osservazione per i prossimi mesi, prima di decidere se e come applicarlo in via definitiva. Come già accade sulla A13, la Bologna-Ferrara, dove da almeno una decina d’anni i tir non possono più superare.
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