Ciò che manca agli studenti italiani per riconoscere le fake news

Competenze digitali, fonti giornalistiche e dibattito in aula è la risposta dell'Osservatorio for indipendent thiking, che ha lanciato una piattaforma per trovare una soluzione
November 7, 2025
Ciò che manca agli studenti italiani per riconoscere le fake news
Studenti romani leggono i giornali durante un'assemblea / ANSA
Distinguere il falso dal vero. E il vero dal verosimile. Per Tucidide, lo storico greco che ha raccontato la guerra tra Atene e Sparta, era un esercizio che passava dall’ascolto dei testimoni e dall’esclusione del mito dalla storia. Per i docenti, oggi, è una priorità ostacolata da algoritmi e disinformazione: secondo una indagine Ipsos, quasi un giovane su tre in Italia mette “like” alle fake news sui social network, nonostante il 70% ritenga di saper separare le notizie vere da quelle false. Tradotto: il problema, per gli studenti, non è informarsi ma sapersi informare. «Con l’avvento dell’intelligenza artificiale rischiamo tutti di mandare il nostro cervello al macero: per questo, serve una didattica che stimoli al pensiero critico», commenta Andrea Ceccherini, presidente dell’Osservatorio for indipendent thinking, che stamani ha presentato a Milano il progetto internazionale di educazione all’informazione digitale “Doubt and Debate”, che entrerà in 6.000 classi italiane a partire dal prossimo 10 novembre.
Si tratta di una iniziativa per «allenare i ragazzi a distinguere le notizie vere da quelle false – aggiunge Ceccherini –, i fatti dalle opinioni e aprirli ai diversi punti di vista con cui la stessa notizia può essere raccontata». In pratica, sono venti lezioni gratuite che saranno messe a disposizione di 4.400 docenti e circa 150.000 studenti da lunedì prossimo. Le prime dieci saranno utili a fornire agli alunni gli strumenti fondamentali per comprendere le regole della rete o, secondo Ceccherini «la scatola magica in cui trascorrono molte ore al giorno senza capirne il funzionamento»: si concentreranno su algoritmi, eco chamber (le “bolle” in cui le opinioni vengono rafforzate dai contenuti e dalle interazioni che le confermano) e disinformazione online, offrendo video introduttivi per gli studenti e strumenti didattici per i docenti. «Ci ispiriamo a Montessori – commenta Ceccherini –. La didattica, per apprendere davvero, deve essere attiva e piena di laboratori. L’importante è che imparino agendo e dibattendo».
Il cuore del progetto, però, sono le successive dieci lezioni di media literacy (educazione all’informazione, in italiano), un vero e proprio laboratorio di giornalismo. «Il mondo è più complesso e dobbiamo chiamare la scuola a raccolta su questi temi – ragiona il presidente dell’Osservatorio –. Con queste lezioni, a fianco degli insegnanti, vogliamo rendere le giovani generazioni capaci di sviluppare un proprio pensiero critico». Il meccanismo è semplice: con la collaborazione di decine di testate giornalistiche italiane e internazionali, la piattaforma “Doubt and Debate” aggrega articoli e video (già pubblicati online), da cui gli alunni prenderanno le mosse per organizzare un dibattito in classe. «Prendiamo, per esempio, la lezione incentrata sull’Ucraina – spiega Ceccherini –. Al termine della fase informativa, la classe sarà divisa in tre: un gruppo sosterrà le posizioni di Mosca, uno quelle di Kiev e un terzo sarà giudice imparziale tra le due parti. Al termine del dibattito, i ruoli si invertiranno: in questo modo, vogliamo sviluppare il processo critico e alimentare il dubbio tra i giovani».
Per informare gli studenti, “Doubt and Debate” farà soltanto uso di articoli e video realizzati da testate giornalistiche: «Andiamo controvento rispetto al consumo giovanile – aggiunge Ceccherini – che attinge prevalentemente a social network e influencer». Al momento, per stessa ammissione del presidente dell’Osservatorio for indipendent thinking, al progetto manca una sezione dedicata allo studio dell’intelligenza artificiale e al suo impiego nel lavoro: «Ci stiamo lavorando ma non siamo ancora pronti per l’IA», confessa Ceccherini. Dopo un primo anno di sperimentazione, invece, le venti lezioni ora sono complete e saranno disponibili gratuitamente per le classi che ne hanno già fatto richiesta: «Nel 2025/26 abbiamo iniziato con un numero chiuso. Ma le scuole che si sono iscritte non dovranno pagare niente – commenta Ceccherini – grazie al supporto offerto da Tim nel nostro Paese così come da Santander in Spagna e Unicredit in Germania».
Andrea Ceccherini presenta "Doubt and Debate" a Milano
Andrea Ceccherini presenta "Doubt and Debate" a Milano

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