Ci sono 142 persone che rischiano il carcere perché hanno aiutato i migranti
Sette organizzazioni, tra cui Ismu, hanno elaborato una mappa per capire chi viene criminalizzato per il "reato" di solidarietà nei confronti dei profughi: censiti casi e storie in Europ

Dal 2014 all’ottobre 2024, oltre 30mila migranti hanno perso la vita o risultano dispersi nel tentativo di attraversare il Mar Mediterraneo per raggiungere l’Europa. Queste persone cercavano di fuggire da guerre o persecuzioni, oppure di costruirsi una vita migliore. Attraverso le operazioni di ricerca e soccorso (Sar) in mare, le organizzazioni della società civile svolgono un ruolo fondamentale nel salvare vite umane e nell’alleviare le difficoltà affrontate da migranti e richiedenti asilo. Ma dal 2018 tutto questo è molto più difficile e complicato: le autorità nazionali infatti hanno avviato procedimenti amministrativi e penali contro membri degli equipaggi o imbarcazioni coinvolti in operazioni di soccorso in mare. Secondo i rapporti di Picum, la rete di organizzazioni che aiuta le persone irregolari e prive di documenti che ha sede a Bruxelles, almeno 142 persone sono state criminalizzate nell’Unione europea nel 2024 per aver aiutato migranti, 117 nel 2023 e 102 nel 2022. Il progetto “Wing Empowering Actors” (finanziato dalla Commissione europea) nasce con l’obiettivo di mappare la criminalizzazione della solidarietà in Europa. Sette fondazioni di cinque Paesi europei – fra cui l’Italia - si sono riunite per documentare, raccogliere e raccontare tutti i casi e le situazioni in cui la solidarietà verso i migranti e i più fragili viene considerata un reato. Questo tipo di accuse non colpiscono solo attivisti e volontari, ma anche medici o semplici cittadini. Nel nuovo progetto sono coinvolte sette organizzazioni della società civile di cinque Paesi fra cui Italia, Francia, Grecia, Ungheria e Polonia. Sono Ocalenie Foundation per la Polonia, Hungarian Helsinki Committee per l’Ungheria, Greek Council for Refugees per la Grecia, Gisti per la Francia e Oxfam Italia. A queste si aggiungono Fondazione Ismu capofila del progetto e, appunto, Picum.
«Chi aiuta le persone in difficoltà, migranti o rifugiati bloccati che magari hanno solo bisogno di cibo, di un letto e semplicemente di vestiti si trovano ad essere criminalizzati» racconta Gaia Gilardoni, responsabile del progetto di Fondazione Ismu. Basta un piccolo aiuto per finire nel mirino dei provvedimenti giudiziari. Non ci sono solo le Ong che in Italia vengono “dissuase” dal salvare i migranti in mare con porti lontani e decreti anti-salvataggio, nel mirino ad esempio finiscono anche i mdici che aiutano le donne a partorire, come in Polonia, sul confine con la Bielorussia, o molti altri casi dove spesso chi aiuta non ha nessun tornaconto e lo fa in maniera disinteressata, rischiando allo stesso modo di essere criminalizzato. «Il fenomeno è molto sottostimato» aggiunge Gaia. «E con questo progetto cerchiamo di supportare il lavoro di Picum che è in grado di raccogliere informazioni solo dalle notizie che escono sui media».
Nel 2024, ad esempio, secondo i dati raccolti da Picum, sono almeno 142 i difensori dei diritti umani, le persone che sono state cioè criminalizzate per aver aiutato i migranti e altre 91 per aver fatto loro oltrepassare la frontiera in modo irregolare. Questi numeri si riferiscono a casi riscontrati in 8 Paesi monitorati (Grecia, Italia, Polonia, Francia, Bulgaria, Spagna, Lettonia e Cipro). «I numeri indicati si riferiscono a casi in cui più dell’80% delle persone incriminate sono considerate trafficanti di essere umani, e vengono sottoposti a procedimenti formali, giudiziari e amministrativi – spiega Silvia Carta di Picum - ma ci sono anche molti altri casi che raccontano di intimidazioni, sanzioni amministrative e molestie». La criminalizzazione della solidarietà con i migranti è strettamente legata con la criminalizzazione del migrante stesso, come il risultato di politiche migratorie restrittive che rende insicuro e pericoloso attraversare la frontiera e crea un ambiente ostile. Tra le azioni che vengono criminalizzate, ci sono: salvare persone in pericolo o allertare le autorità di persone in pericolo di vita; offrire loro assistenza come un riparo, del cibo e dei vestiti; ma anche la disobbedienza civile (protestare davanti a centri di detenzione per migranti).
In Polonia, ad esempio cinque persone sono state incriminate per “appropriazione indebita” e per aver “ottenuto un profitto” solo per il fatto di aver aiutato i migranti. Avevano commesso cioè un reato reato per “profitto personale”. Cinque persone che fornivano aiuti umanitari al confine tra Polonia e Bielorussia che ora devono affrontare un procedimento giudiziario, con il rischio di finire in carcere per cinque anni. Sono accusati di aver aiutato i migranti ad attraversare la frontiera in modo irregolare, in territorio polacco. Nonostante la legge consideri reato il favoreggiamento dell’ingresso irregolare solo se avviene per guadagno personale o economico, il pubblico ministero sostiene che il semplice fatto di aver aiutato i migranti sia sufficiente a criminalizzare chi fornisce assistenza. In Bulgaria, poi, sette volontari sono stati arrestati a ottobre 2024 per aver aiutato alcune persone in pericolo al confine con la Turchia. «In alcuni casi addirittura le autorità hanno fatto ostruzione nei confronti di chi si sforzava di aiutare, ed è a tutti noto il caso dei tre minori egiziani a cui la polizia bulgara ha bloccato l’accesso al confine e poi dopo alcuni giorni i tre ragazzi furono trovati morti di freddo. È successo tra il 27 e il 30 dicembre 2024; le autorità bulgare ignorarono le richieste di soccorso di tre giovani migranti egiziani, condannandoli a una tragica fine». Per l’Italia, infine, l’agenzia di Bruxelles cita il caso della Ong Jugend Rettet, la cui nave Iuventa fu sequestrata nel 2017 con l’accusa di traffico di essere umani. Il caso giudiziario italiano durò sette anni, furono tutti assolti nel 2024. «Nelle maggior parte dei casi tutti questi processi finiscono nel nulla – conclude Gilardoni – e solo pochi vengono alla fine sanzionati; ma anche solo il fatto di affrontare la lunga battaglia legale con le relative spese e l’esborso di multe ingenti alla fine funzionano come elemento di dissuasione».
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