Celle sempre più invivibili: sovraffollamento record a San Vittore

Nel penitenziario milanese l’indice che misura la capienza dei reclusi ha raggiunto il 218%, poco superiore a quello delle case circondariali di Foggia (211%) e Lucca (205%)
May 1, 2025
Celle sempre più invivibili: sovraffollamento record a San Vittore
Inizia, con questo articolo, un monitoraggio mensile, a cura del nostro quotidiano, sulla questione del sovraffollamento nelle carceri italiane, tema che Avvenire segue da anni e che richiede un’attenzione massima, ad ogni livello istituzionale e politico.
In questo primo report che vi proponiamo, sono esposti i dati che fotografano una situazione drammatica e che addirittura fa registrare un ulteriore incremento, in negativo, rispetto a 30 giorni fa.
Rimane ancora altissimo il tasso di sovraffollamento delle carceri italiane, dove non si allentano le tensioni tra i reclusi per le condizioni di estremo disagio in cui vivono. I dati più recenti forniti dal ministero della Giustizia, relativi al 5 aprile, parlano di un sovrannumero con indice complessivo pari al 132% nei 192 istituti di pena italiani (con una crescita dello 0,1% rispetto al 17 marzo).
Le cifre non si discostano molto da quelle del mese precedente ma confermano un’emergenza patologica: sono 62.355 le persone detenute (218 in più del precedente rilevamento), a fronte dei 46.808 posti disponibili. Va tenuto presente, inoltre, che la capienza regolamentare è di 51.308 ma diverse camere di pernottamento risultano inagibili determinando un divario ulteriore di 4.500 posti. In sostanza, dunque, i penitenziari “ospitano” in totale 11.047 persone in più rispetto a quelle che possono contenere. La situazione più critica è ancora quella della Casa circondariale di San Vittore, a Milano, con un indice di sovraffollamento del 218% seguita dagli istituti di Foggia con il 211%, Lucca (205%) e Brescia Canton Mombello (201%).
Quanto alla cittadinanza dei detenuti presenti, dal dossier del ministero, suffragato dal garante per le persone private della libertà personale, il 31,5% risulta essere straniero, il resto italiano. Interessante è, ancora una volta, il dato dei ristretti in attesa di primo giudizio: 9.316, il 15% del totale. Quelli che invece scontano dietro le sbarre una pena definitiva ammontano a 42.765. Altro elemento non trascurabile: i ristretti che hanno avuto una condanna da 0 a 3 anni sono 9.573. E per quanto riguarda i reati compiuti, sono ancora quelli contro il patrimonio ad avere il più alto numero di condannati: 35.482. I reati contro la persona ascritti a persone finite in cela, sono invece 27.492. La terza categoria di atti criminali contestati o riconosciuti a chi si trova dietro le sbarre è quella contro le leggi sulla droga: 21.297.
Che il sovraffollamento sia un problema da risolvere al più presto, lo dice anche il trend in continua, graduale ascesa dei detenuti nelle carceri del nostro Paese: al 31 dicembre del 2020 erano 52.273, quasi diecimila in meno di quelli rilevati oggi. Di fronte a questo incremento va rilevata una diminuzione complessiva dei posti disponibili che cinque anni fa erano 47.193 e oggi sono, come detto sopra, 46.808. Insomma, come sottolinea lo studio del Collegio dei garanti, «il dato relativo al numero della popolazione detenuta è nuovamente risalito in modo preoccupante, così come l’indice di affollamento», una constatazione che tiene conto, dati alla mano, di un andamento in salita iniziato ben 12 anni fa.
Ma cosa accade dietro le sbarre? Gli “eventi critici” aumentano. Dal primo gennaio all’8 aprile 2025 le aggressioni sono state 159, gli atti di autolesionismo 3.050, i suicidi 25 (ma secondo l’Osservatorio Ristretti Orizzonti le persone che si sono tolte la vita dietro le sbarre sono 29), i tentati suicidi 513. Ancora numeri che fanno rabbrividire, considerando che nel 2024 i suicidi sono stati in totale 91, mai così tanti dal 1992, anno in cui si è cominciato a registrarli.
Altra nota dolente che aggrava il quadro già precario del sistema penitenziario italiano: la carenza degli organici del personale addetto alla sorveglianza. Mancano infatti ancora da impiegare 3.212 agenti di Polizia penitenziaria, a fronte di una struttura prevista di 34.149 unità. Ma il numero dei poliziotti è di gran lunga inferiore alle effettive necessità del servizio (il rapporto è di 1,8 detenuti per agente, il più basso d’Europa), visto che i detenuti da custodire sono aumentati negli ultimi cinque anni in modo considerevole. E anche il personale amministrativo è sottodimensionato, di 733 unità rispetto alle piante organiche vigenti, ma anch’esse da aggiornare.
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