Bongiorno: «Donne e violenza: vi spiego la proposta sul consenso»

La presidente della Commissione Giustizia del Senato: «I giovani vanno educati alla cultura della parità e del rispetto. Il “Codice rosso” e il "libero consenso" sono importanti. Ma ogni ritardo, in caso di denuncia, può avere esiti fatali»
November 22, 2025
Bongiorno: «Donne e violenza: vi spiego la proposta sul consenso»
PERSONAGGI GIULIA BONGIORNO, PPP il ministro della Pubblica Amministrazione Giulia Bongiorno nella sala Nassiriya del Senato durante conferenza stampa di presentazione su prossime iniziative sulla Giustizia, Roma 8 marzo 2019. ANSA/GIUSEPPE LAMI
Cosa manca ancora sul piano penale e su quello culturale, per rendere più efficace il contrasto alla violenza sulle donne, che può sfociare nei femminicidi? Giulia Bongiorno, senatrice della Lega, presidente della Commissione Giustizia di Palazzo Madama e avvocato penalista di vaglia, la vede così: «In questi anni il Parlamento ha lavorato bene, ci sono una serie di norme che permettono di contrastare la violenza, ma naturalmente soltanto un’applicazione rigorosa ne garantisce l’efficacia - ragiona con Avvenire -. Pensiamo ad esempio alle norme introdotte col cosiddetto “Codice Rosso”: è cruciale sottolineare che un ritardo nell’intervento a fronte della denuncia di una donna può avere esiti fatali. Ed è importante, poi, la formazione di magistratura e forze dell’ordine: non sempre e non ovunque ci sono pool specializzati in materia di violenza di genere».
Ma va sradicata pure quella subcultura che fa delle donne quasi “oggetti” o comunque persone da discriminare, no?
Dal momento che la violenza sulle donne è innanzitutto un problema culturale, che nasce dalla discriminazione, è fondamentale il lavoro di sensibilizzazione sui più giovani, per educarli a una cultura della parità e del rispetto.
La Camera ha appena approvato in prima lettura la proposta di legge che stabilisce come, senza “consenso libero e attuale”, potrà configurarsi il reato di violenza sessuale. Il testo è passato con voto unanime. Dopo il via libera del Senato, cosa cambierà in concreto nel contrasto agli abusi sulle donne?
Con questa norma assume valore centrale il consenso, che dev’essere libero e attuale. Viene ampliata la formulazione della norma che fondava la ricorrenza del reato sulla violenza, la minaccia o l’abuso di autorità. Come, del resto, stava già facendo la giurisprudenza della Cassazione, che riteneva non necessaria la manifestazione del dissenso, potendo il reato essere consumato, per esempio, anche ai danni di chi dorme. Adesso, con questa norma è chiaramente richiesta la mancanza di un consenso liberamente e validamente espresso e perdurante nell’intero rapporto sessuale. È una previsione che giustamente valorizza l’autodeterminazione nelle relazioni intime. Ora attendiamo di vedere il testo finale, anche per i risvolti sul piano processuale.
Il testo porta la firma delle relatrici Carolina Varchi (FdI) e Michela Di Biase (Pd) ed è “figlio” di un patto fra le leader dei due partiti, la premier Giorgia Meloni e la segretaria dem Elly Schlein. Ciò prova che, quando il tema è di rilievo, il Parlamento è davvero capace di alleanze traversali...
Le parlamentari lo hanno dimostrato già in passato: ci sono temi sui quali le donne sono compatte, al di là di qualunque schieramento. 
Un’alleanza “in rosa”, dunque. Ma lei non  ritiene che pure altri temi possano meritare simili intese, capaci di superare la quotidiana logica di contrapposizione degli schieramenti?
Sulla legge in materia di femminicidio, va detto, c’è stato un bel lavoro trasversale. Poi, invece, ci sono temi sui quali pare che il problema non sia lo schieramento. Per esempio, da anni si dibatte sul doppio cognome e, nonostante sia intervenuta la Corte Costituzionale, non si riesce a fare andare avanti una legge che regoli la materia. A prescindere dagli schieramenti, noto una contrarietà degli uomini, che obiettano il rischio della perdita del cognome del padre.
Come avvocato penalista, le è capitato di occuparsi professionalmente di casi complessi?
Sì, mi occupo anche di questa materia, soprattutto con Doppia Difesa, la onlus alla quale Michelle Hunziker e io abbiamo dato vita nel 2007 e che principalmente tutela le vittime di violenza, dal punto di vista legale e psicologico.
E come vanno quei processi?
Come accennavo in precedenza, il testo approvato alla Camera recepisce l’ultima giurisprudenza. Spesso già nelle aule dei tribunali viene riconosciuta la centralità del consenso. Tuttavia, dato che manca ancora una previsione normativa espressa, ed essendoci solo un orientamento giurisprudenziale, ogni tanto si trova qualche giudice che la pensa diversamente...
Prima i reati del Codice Rosso. Ora questa nuova norma. Sono strumenti che potrebbero anche servire da deterrente?
Firmando la legge cosiddetta “Codice Rosso”, volevo imprimere velocità alle indagini: nei casi di violenza la tempestività d’intervento è decisiva. Quando ben applicata, questa norma ha dato i suoi frutti, perché i pubblici ministeri hanno potuto intervenire più rapidamente contro l’aggressore. Adesso, la  norma sulla violenza costituirà un ulteriore intervento estremamente utile ed estremamente chiara,  che varrà di certo, me lo auguro e ne sono convinta, anche come deterrente.

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