Boldrini: «Vi spiego come mai il rischio nucleare è concreto»
La coordinatrice dell’intergruppo per il disarmo: «Si fa strada il principio della legittima difesa preventiva. La deterrenza non funziona, è un’illusione. Serve dialogare e cercare punti d’intesa»

Coordinatrice dell’intergruppo parlamentare per il disarmo nucleare, deputata del Pd e presidente del Comitato diritti umani della Camera, Laura Boldrini ritiene che il rischio nucleare, a 80 anni dalla tragedia di Hiroshima e Nagasaki, sia tutt’altro che scongiurato.
Onorevole Boldrini, perché ne è convinta?
Martedì il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, è stato perentorio nell’affermare che è inaccettabile anche solo fare allusioni all’impiego di armi nucleari. E se lo ha fatto è perché oggi questa minaccia è reale, arriva da capi di Stato e di governo. Putin ne ha ipotizzato l’utilizzo in caso di necessità. Allo stesso modo non possiamo dimenticare che il ministro israeliano Amihai Eliyahu, solo qualche tempo fa, auspicava lo sganciamento di una bomba nucleare su Gaza. E Trump ha annunciato la ripresa di test nucleari. Anche altri Paesi come l’India e il Pakistan, continuamente in tensione tra loro, hanno l’atomica e nel frattempo si fa sempre più strada il principio di “legittima difesa preventiva”, che non è affatto contemplato nel diritto internazionale. Tutto questo porta di fatto a pensare che mai come oggi, purtroppo, il rischio nucleare sia davvero concreto. Ma c’è anche un altro aspetto da tenere in considerazione.
Quale?
L’illusione della deterrenza. Ancora si ritiene che per mantenere la pace non serva dialogare o cercare punti di incontro, sminare le tensioni ma ci si debba piuttosto armare fino ai denti. Un’illusione estremamente pericolosa anche perché il quadro internazionale attuale con così tanti conflitti, dimostra che la deterrenza non funziona. Più ci si arma, più si rischia di generare guerre e di assecondare un processo di autodistruzione.
Crede che ci sia anche una ragione politica, la crisi del multilateralismo e il ritorno dei nazionalismi, per esempio?
Di sicuro, il nazionalismo divide, si basa sulla sopraffazione dell’altro e sull’uso della forza. La crisi dell’azione multilaterale si misura anche dal fatto che il trattato di non proliferazione, per esempio, viva una fase di totale stallo. Non a caso l’ultima conferenza sul tema, quella del 2022, si è conclusa senza l’adozione di un documento finale condiviso. Nel frattempo, si parla di riprendere i test nucleari che un altro Trattato, quello sulla messa al bando totale degli esperimenti nucleari (Ctbt) vieterebbe dal 1996. E poi il doppio standard dell’azione della comunità internazionale che per Putin adotta 19 pacchetti di sanzioni ma è inerte su Israele che a Gaza sta compiendo un genocidio, contribuisce a svilire il multilateralismo e il diritto internazionale.
Lei ha presentato una risoluzione sul tema del disarmo nucleare, che cosa chiede al Governo?
L’ho presentata ad agosto, per gli 80 anni dei bombardamenti atomici di Hiroshima e Nagasaki, anche per un doveroso ricordo delle vittime. Il testo impegna il Governo proprio sul tema del disarmo chiedendo di avvicinare il Paese al Trattato per la proibizione delle armi nucleari (Tpnw). Nell’ultimo incontro in Commissione Esteri, l’esecutivo ha però proposto delle riformulazioni che ci riportano indietro.
E cioè?
Nel 2023 erano stati approvati degli impegni all’unanimità che chiedevano al Governo di valutare azioni di avvicinamento ai contenuti del Trattato e di considerare l’ipotesi di partecipare come Paese osservatore a quella che allora, nello stesso anno, era la seconda riunione degli Stati parte del TPNW, a New York, nel dicembre dello stesso anno. Il parere del Governo sul testo, invece, elimina il percorso di avvicinamento al Trattato, cancella anche gli impegni di assistenza alle vittime dei test nucleari e di risanamento dell’ambiente.
Come se ne esce?
Ho evidenziato questa incoerenza, facendo notare il passo indietro rispetto al testo del 2023. Abbiamo dovuto rimandare la discussione per la seconda volta e, al momento, non sappiamo quando potremo votare. Mi auguro che il Governo ci ripensi: sarebbe inspiegabile, oggi, una posizione più arretrata di due anni fa.
Un’ultima cosa, che ne pensa del ritorno al nucleare per uso civile?
Penso che si debba rafforzare l’approvvigionamento energetico dalle rinnovabili, che sono le fonti più sicure ed economiche. L’Italia ha il sole e il vento ed è il Paese ideale per rendere quello delle rinnovabili un sistema energetico efficiente.
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