«Aspi spolpata da Benetton»: esposto per avere chiarezza

Il Comitato Ricordo delle Vittime e altre associazioni contestano la cifra pagata agli azionisti nel passaggio a Cdp-Macquarie-Blackstonee la gestione dopo il crollo
August 13, 2025
«Aspi spolpata da Benetton»: esposto per avere chiarezza
ANSA |
A distanza di sette anni dal crollo del ponte Morandi di Genova, si scopre che, almeno per altri quattro anni dal tragico 14 agosto 2018, proseguì l’amministrazione «non virtuosa» di Autostrade per l’Italia, la concessionaria che aveva in gestione il viadotto sul Polcevera. Come se i 43 morti, le 260 famiglie sfollate, le 1.432 aziende danneggiate e una città paralizzata dal traffico non avessero insegnato nulla. E non contassero nulla, al di là delle dichiarazioni di facciata. L’amara scoperta è contenuta nell’esposto al Procuratore della Repubblica di Roma, presentato dal Comitato Ricordo Vittime Ponte Morandi, presieduto da Egle Possetti – la cui sorella Claudia e i cui nipoti Camilla e Manuele sono tra le vittime – dal Comitato Zona Arancione Ponte Morandi e da Usarci Sparci, l’Unione sindacati agenti e rappresentanti di commercio italiani. L’esposto, depositato per conto delle associazioni dall’avvocato Raffaele Caruso (che ha coordinato un team di legali e tecnici genovesi composto dagli avvocati Graziella Delfino, Andrea Ganzer, Andrea Mortara e dall’esperto contabile Giovanni Battista Raggi), si concentra, in particolare, sulla vendita, avvenuta nel 2022, di Autostrade per l’Italia alla cordata capeggiata da Cassa Depositi e Prestiti, che ha segnato la fine della vecchia gestione della famiglia Benetton, riportando di fatto Aspi sotto il controllo dello Stato. Un epilogo completamente diverso da quello ipotizzato da autorevoli esponenti del governo fin dalle primissime ore successive alla tragedia, che avrebbe dovuto portare alla revoca della concessione ad Autostrade. Quattro anni dopo, l’esito è stato opposto e, con la vendita, lo Stato ha addirittura dovuto sborsare una cifra che, sostengono gli esponenti, sarebbe ben superiore a quella necessaria a indennizzare la società con la revoca.
Le cifre sono messe nero su bianco nell’esposto: «Il prezzo pagato per l’acquisizione dell’88,06% di Aspi da parte della cordata Cdp-Macquarie-Blackstone è stato di circa 8,2 miliardi di euro, a fronte di un valore netto attualizzato (indennizzo) per il 100% dell’attività stimato in circa 2 miliardi di euro secondo la clausola concessoria. Questo divario appare ingiustificato sul piano tecnico-finanziario», si legge nell’allegato tecnico al ricorso. In sostanza, quest’operazione, seguendo il ragionamento che gli esponenti hanno sottoposto alla Procura, avrebbe «portato vantaggio al gruppo Benetton». Nell’esposto si ricostruisce minuziosamente l’andamento gestionale della società Autostrade, caratterizzato da «bassa patrimonializzazione, elevato ricorso al debito, elevata distribuzione di dividendi». Passati da una previsione contenuta nel Piano Finanziario di 561 milioni di euro all’anno per il periodo fino al crollo (previsione poi comunque disattesa in eccesso), ad una che supera il miliardo e 200 milioni al momento della vendita. In sintesi, secondo i sottoscrittori del ricorso, che chiedono alla Procura di Roma di verificare se, tale comportamento, prefiguri un’ipotesi di reato, Autostrade sarebbe stata gestita secondo una strategia volta a «spolpare la società di risorse finanziarie (attraverso una generosa distribuzione di dividendi), anche attraverso una abnorme crescita dell’indebitamento». E questo a fronte di continui rinvii delle manutenzioni ordinarie, come messo in evidenza anche dal pubblico ministero Marco Airoldi nel corso della requisitoria del processo a carico di 57 imputati, in corso di svolgimento a Genova: «Non si è fatto quasi nulla per quanto riguarda le attività di sorveglianza e manutenzione». Un modus operandi che, in definitiva, ha portato alla strage del 14 agosto 2018. E che è continuato anche dopo, come documentato nell’esposto.
In particolare, il riferimento è al III Atto aggiuntivo al Piano economico e finanziario che regolava la concessione, del marzo 2022, che ha «ratificato» la strategia fino ad allora adottata dalla società e ha portato alla vendita, anziché alla revoca della concessione, tra l’altro a condizioni sfavorevoli per lo Stato, come detto poc’anzi. «Il III atto aggiuntivo – si legge nell’esposto - appare totalmente disgiunto dalla convenzione unica a cui si riferisce e di fatto segna un percorso concessorio totalmente diverso e lontano dall’interesse pubblico». Un altro aspetto su cui la magistratura è sollecitata a fare chiarezza dai firmatari dell’esposto. Che sottolineano anche la «continuità» tra la vecchia e la nuova gestione di Autostrade, caratterizzata dal massiccio ricorso alla manutenzione straordinaria (finanziata con soldi pubblici) in luogo di quella ordinaria (pagata con gli incassi dei pedaggi). A questo proposito, l’esposto richiama la notizia, confermata da fonti ministeriali, secondo cui Aspi avrebbe richiesto al Ministero dei Trasporti 22 miliardi di euro per finanziare interventi sulla rete. La commissione appositamente costituita dal Mit, ricorda l’esposto «contesta tale richiesta denunciando come la stessa sia il frutto di pesanti carenze maturate nella conduzione della concessione nel corso degli anni: i costi che vengono richiesti oggi per le manutenzioni straordinarie, altro non sarebbero che la conseguenza di manutenzioni ordinarie non svolte durante tutto il corso della concessione. Il dato - oltre ad avere in sé un possibile carattere illecito, rappresentando quanto meno un inadempimento – assume un profilo inquietante – prosegue l’esposto - se si pensa che la richiesta di denari per le manutenzioni si pone a valle di una vendita in cui questi elementi si presume dovessero essere ben noti ai contraenti, essendo evidente, come riconosce il Mit, che il bisogno manutentivo e la relativa cornice normativa era chiara ben prima che, nella primavera del 2022, si perfezionasse la vendita della società».
Il motivo per cui tutto questo sia avvenuto dovrà essere chiarito dalla magistratura. Quel che è certo, invece, è che anche queste ulteriori “novità” non fanno altro che acuire il dolore di chi, quel tragico 14 agosto 2018, ha perso un figlio, un genitore, un fratello, un amico e ha visto la propria vita stravolta per sempre.

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