Api e farfalle a rischio, 3 progetti dell'Ue possono salvarli

Secondo l'IUCN, sono 172 le specie di api selvatiche in pericolo di estinzione: sono più che raddoppiate rispetto all'ultima rilevazione. Le iniziative alla Bicocca di Milano
October 17, 2025
Api e farfalle a rischio, 3 progetti dell'Ue possono salvarli
Una farfalla succhia il nettare dai fiori / ANSA
I dati recentemente pubblicati dall’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN) non lasciano spazio a interpretazioni di comodo. Sono almeno 172 le specie di api selvatiche a rischio estinzione in Europa su un totale di 1.928 analizzate. E anche le farfalle non se la passano bene: il numero di specie in pericolo è quasi raddoppiato rispetto all’ultima rilevazione del 2014, passando da 37 a 65.  
Perché il destino di questi piccoli insetti impollinatori si intreccia al nostro? Il loro ruolo è cruciale negli ecosistemi europei: fino al 90% delle piante da fiore in Europa dipende infatti dall’impollinazione animale. Ciò significa che se le api selvatiche scomparissero, anche molte piante sarebbero a rischio: «I prati ricchi di fiore e le splendide orchidee sono alcuni esempi», ha spiegato Denis Michez, professore dell’Università di Mons e coordinatore principale dello studio. Accanto all’impatto sulla biodiversità dei territori, bisogna considerare anche che gli impollinatori forniscono cibo a numerosi animali, tra cui uccelli e mammiferi. La riduzione delle specie di api selvatiche o farfalle può avere effetti destabilizzanti su altri membri della catena alimentare. Come riporta il Wwf, inoltre, circa il 75% delle colture alimentari a livello globale dipendono, almeno in parte, dall'impollinazione. Questo include alimenti di largo consumo come zucche, zucchine mele, mandorle, pomodori, fragole o cacao.  
Ecco, quindi, che la varietà di specie di api e farfalle selvatiche nei territori diventa anche un indicatore del nostro rapporto con l’ambiente. Le cause del recente declino sono molteplici e interconnesse, ma la principale minaccia per gli impollinatori europei è la frammentazione degli habitat. La loro sopravvivenza dipende in larga misura dai paesaggi rurali tradizionali, soprattutto dai prati ricchi di fiori. Ma l’intensificazione agricola e forestale, unita all’abbandono dei terreni nelle zone meno produttive, sta contribuendo al degrado e alla progressiva scomparsa di questi spazi. L’uso diffuso e sciagurato dei pesticidi e la deposizione di azoto dai fertilizzanti riducono la diversità dei fiori, impattando direttamente l’esistenza degli impollinatori stessi, in un devastante circuito chiuso di causa-effetto. Altre sfide provengono dal cambiamento climatico che colpisce ora il 52% delle specie di farfalle minacciate, circa il doppio rispetto al rapporto precedente. Il riscaldamento globale con i periodi di caldo prolungato, la siccità, gli incendi boschivi e gli altri effetti che la crisi climatica porta con sé stanno deteriorando sempre più gli habitat delle farfalle nell'Europa meridionale. 
La comunità scientifica europea però non sta a guardare ma si oppone attivamente a questa deriva con progetti strutturati. All'università Bicocca di Milano, il gruppo di ricerca del Dipartimento di Biotecnologie e Bioscienze guidato da Paolo Biella si è aggiudicato ben tre finanziamenti importanti da parte dell’Unione europea, per complessivi 800mila euro. Il team ha inoltre contribuito a fornire allo studio IUCN i dati relativi agli impollinatori italiani, tra cui quelli su alcune specie rare che non venivano studiate dagli anni '70. I tre progetti sono: Butterfly, partito a marzo di quest’anno; ProPollSoil, appena avviato, il primo ottobre; e Buzz Life, in partenza a febbraio 2026.  
«Butterfly nasce per quantificare l’impatto ambientale, sociale ed economico della biodiversità e degli impollinatori» spiega Biella. L’obiettivo è quello di dare un valore concreto ai benefici generati dagli insetti. «Pensiamo all’attività agricola, ad esempio: possiamo raccogliere pomodori o frutta proprio grazie all’impollinazione. In questo senso, un fenomeno naturale, come l'impollinazione, diventa un servizio da cui traiamo beneficio e a questo beneficio la società può anche attribuire un valore economico», continua il ricercatore. Il progetto si concentra anche sugli effetti indiretti: «Un albero che stocca anidride carbonica lo fa anche grazie agli insetti che ne permettono la riproduzione. In questo modo gli impollinatori contribuiscono, indirettamente, alla riduzione delle emissioni». Oltre agli aspetti ecologici, Butterfly analizzerà anche le ricadute economiche e sociali su filiere agricole e industriali, dal biodiesel ai biomateriali.  
Il secondo progetto, ProPollSoil, riguarda invece la qualità dei suoli, un tema su cui da anni si registra un allarme crescente a livello europeo. «Di solito pensiamo all’ape sul fiore. Ma in realtà circa il 70% delle api solitarie nidifica nel terreno», spiega il ricercatore. «ProPollSoil nasce per studiare come l’inquinamento o altri fattori di disturbo alterino il suolo influenzando la sopravvivenza di questi insetti». Si tratta di approfondire alcune conoscenze ancora limitate e però indispensabili per la tutela delle specie: «Uno studio interessante, ad esempio, mette in correlazione la profondità dell'aratura con la probabilità che l'anno dopo le api, che hanno fatto il nido nel campo aratro riescono ad emergere dalla terra». 
Il terzo progetto, Buzz Life, sarà coordinato da Legambiente e, rispetto agli altri due, è più operativo: «Punteremo a creare rifugi per gli insetti, piantumare specie fiorite e gestire in modo sostenibile degli sfalci delle aree verdi, anche sulla base di esperienze che abbiamo già fatto». Sono anni, infatti, che il gruppo della Bicocca è attivo per monitorare e rafforzare la presenza degli impollinatori a rischio. Grazie a un progetto finanziato dal Pnrr su Milano e altre 17 città italiane, nel 2024, ha ideato e messo a disposizione di orti e altre aree verdi urbane i “kit per la biodiversità”, composti da casette per uccellini, mix di semi per fiori e nidi per api solitarie. L’obiettivo è attrarre questa piccola fauna selvatica, indispensabile agli ambienti urbani. Studiare come aiutarla a sopravvivere non è solo una questione ecologica, ma una priorità sociale ed economica: proteggere gli impollinatori, per molti aspetti, protegge noi stessi.

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