Allarme, armi, cittadini turchi fermati: cosa è successo a Viterbo
Blitz della Polizia durante il tradizionale evento religioso viterbese. S'indaga per traffico di armi. Inizialmente si temeva un attentato, ma gli inquirenti ora escludono la pista del terrorismo.

.«La decisione più difficile presa finora. L'allerta antiterrorismo a due ore dal Trasporto e una valutazione necessaria da fare: scegliere tra il dolore della sospensione della festa oppure la sua conferma, in uno scenario complesso. Abbiamo optato per la seconda: fare il Trasporto, rafforzare le misure di sicurezza (luci accese e uomini e mezzi sul campo) e confidare che Santa Rosa e la sua Macchina, sulle spalle dei Facchini, tornano sempre a casa. E così è stato anche stavolta...». La sindaca di Viterbo Chiara Frontini riassume così, non senza qualche emozione, quanto avvenuto mercoledì sera nel capoluogo della Tuscia, dopo l'arresto di due cittadini turchi armati, che alloggiavano in un bed and breakfast nei pressi del tragitto percorso dalla Macchina di Santa Rosa per la tradizionale e seguitissima processione annuale. I due turchi arrestati, di cui ancora non sono state diffuse le generalità, hanno 31 e 21 anni. Gli agenti della Digos li hanno bloccati intorno alle 18 in una stanza di un B&B a pochi metri del Santuario di Santa Rosa, poche ore prima che partisse il trasporto della macchina, un baldacchino dedicato alla patrona della città alto trenta metri che i "facchini" portano per le vie di Viterbo. I due sono stati trovati in possesso di una mitraglietta e di una pistola con relative munizioni: «Niente ordigni esplosivi, come invece qualcuno aveva scritto nelle prime ore - fanno sapere fonti di Polizia consultate da Avvenire -, né sono emersi per ora collegamenti con reti terroristiche dell'Isis o di altre sigle. Sembrano elementi legati alla criminalità». Il fascicolo aperto in procura è, al momento, per l'ipotesi di reato di traffico di armi. Proseguono in ogni caso le verifiche su una eventuale progettazione di un atto terroristico, ma - come detto - non sarebbero emersi finora riscontri in tal senso. E giovedì sera i poliziotti della squadra mobile e della digos della questura di Viterbo hanno identificato altre cinque persone di origine turca che alloggiavano in un B&B a Montefiascone: dopo alcune verifiche, in nottata i cinque sono stati rilasciati senza conseguenze, perché non collegati ai due fermati in precedenza.
Le luci accese e i Nocs fra la folla
L'allarme era salito d'intensità mercoledì sera, dopo il fermo dei due giovani turchi, mentre oltre quarantamila cittadini e turisti già affollavano le vie di Viterbo in attesa della processione, che vanta una tradizione secolare e viene anche trasmessa in tv. Subito era stato convocato in prefettura un Comitato per l'ordine pubblico e la sicurezza: la valutazione finale, dopo un intenso confronto, era stata quella di far proseguire l'evento, prendendo però alcune precauzioni. Fra la folla erano stati dislocati diversi elementi dei Nocs, le teste di cuoio della Polizia con esperienza nei blitz anti terrorismo, oltre a unità cinofile antisabotaggio, cecchini posizionati sui tetti e dispositivi di controllo rafforzati sul tracciato del corteo. Ed era stata apportata una modifica al tradizionale cerimoniale dell'evento, che prevede il transito del corteo nelle strade cittadine a lampioni spenti, per far risaltare le luci della Macchina. Un cambio d programma che inizialmente molti cittadini non hanno compreso, protestando e mugugnando per le vie illuminate, salvo poi ringraziare le autorità quando la notizia degli arresti e delle precauzioni prese è stata diffusa da tg e siti web. «Mi dispiace per alcuni cittadini che hanno partecipato al Trasporto con le luci accese, ma era la condizione minima necessaria per garantire il Trasporto: le abbiamo spente quando il quadro delle informazioni sulla sicurezza era completo», ossia da metà processione fino al punto di arrivo della Macchina, spiega ancora la sindaca Frontini, ringraziando «Le forze dell'ordine, il prefetto e il questore che hanno svolto un lavoro egregio». All'evento erano presenti anche alcune personalità politiche, che per precauzione sono state trasferite in luoghi sicuri: dal vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani, che è stato condotto in una caserma, alla vicepresidente del Parlamento europeo Antonella Sberna e altri, che hanno potuto vedere assistere alla processione dall'edificio del Comune. Mentre all'ambasciatore israeliano, che aveva in programma di recarsi a Viterbo, è stato suggerito dalle autorità italiane di non partecipare, dopo la notizia dei fermi.
I due fermati e la pista delle mafie turche nel Viterbese
Interrogati subito dopo il fermo, i due cittadini turchi hanno deciso di non replicare alle domande del pm Massimiliano Siddi della Procura viterbese, avvalendosi della facoltà di non rispondere. I due si trovano ora nel carcere di Viterbo con l'accusa di traffico di armi, per via della pistola e del mitra trovati in loro possesso, carichi e pronti all'uso. Il perché della loro presenza nella città dell'alto Lazio resta il vero giallo da risolvere. Nella zona, da tempo, gli investigatori hanno riscontri di presenze legate alla criminalità turca: a maggio del 2024, nella frazione Bagnaia, l'Interpol e le forze dell'ordine italiane hanno individuato e arrestato Baris Boyun, boss di spicco della mafia turca, scovato insieme ad alcuni sodali. Più di recente, ad agosto la squadra mobile ha arrestato Ismail Atiz, altro elemento su cui gravano accuse di riciclaggio, estorsione, danneggiamento, uso e possesso di armi. E ancora, un altro esponente di reti criminali di Ankara sarebbe stato localizzato nei giorni scorsi. L'ipotesi è che, anche attraverso "basi" di cellule dormienti nella Città dei Papi, dove cellule dormienti pronte ad agire controllerebbero un traffico internazionale di armi e stupefacenti. Nel novero di quelle indagini ci sarebbe pure un filone intrecciato con le attività in Medio Oriente del fondamentalismo islamico dell'Isis Khorasan, che conterebbe sull'attività sottotraccia di proseliti in Turchia dopo l'uccisione del califfo Abu Bakr al-Baghdadi. Ma, rispetto a questo tassello, le indagini sui due fermi di ieri a Viterbo non avrebbero trovato sinora alcun riscontro concreto.
Il plauso della premier Meloni e del ministro Piantedosi
La notizia dei fermi e della gestione dell'operazione è stata salutata con soddisfazione da parte del ministro dell'Interno Matteo Piantedosi, complimentatosi col prefetto di Viterbo, col capo della Polizia, Vittorio Pisani e con «quanti sono stati coinvolti nella gestione della complessa giornata a Viterbo», perché «grazie a tutti loro le celebrazioni di Santa Rosa si sono svolte in condizioni di piena sicurezza per i cittadini», senza «che si generasse allarmismo e preoccupazione tra i partecipanti». A sua volta, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha voluto congratularsi per «l'operazione decisiva che ha permesso di celebrare in sicurezza un evento unico al mondo, riconosciuto dall'Unesco patrimonio immateriale dell'Umanità e che rappresenta una tradizione secolare profondamente sentita dai viterbesi e da tantissimi italiani». La Macchina di Santa Rosa è una torre di una trentina di metri, che ogni anno da secoli viene trasportata a spalla da un centinaio di"facchini", lungo le vie di Viterbo, in onore della patrona della città laziale. La macchina viene rinnovata ogni cinque anni e per tradizione deve fare il percorso al buio, per far risaltare le le centinaia di piccole luci contenute nella struttura, a simboleggiare la protezione di Santa Rosa che illumina la comunità nell'oscurità.
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