sabato 12 agosto 2017
Di madre italiana e padre brasiliano, è nata ad Amburgo. «Per me è naturale considerare italiani tutti gli amici con cui condivido la vita qui a Roma»
«Tanta burocrazia e non capisco perché»
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«A diciotto anni scalpitavo come tutti i miei coetanei per prendere la patente. Parlandone con alcuni amici, anch’essi di origine straniera, ho scoperto invece che per loro la maggiore età significava chiedere il permesso di soggiorno e avere un reddito autonomo. Non riuscivo a capire perché dovessero chiedere autorizzazioni per poter risiedere nel Paese dove sono nati e sempre vissuti. Sino allora eravamo stati uguali in tutto, invece quel momento ha segnato una sorta di bivio nella nostra quotidianità». Per la 24enne Kwanza Musi Dos Santos, laureata in Scienze politiche e relazioni internazionali, arrivata in Italia a due anni, scoprire la questione della cittadinanza è stato quasi traumatico. Italiana per ius-sanguinis da parte materna, Kwanza è nata ad Amburgo e ha la pelle ambrata come il padre brasiliano. «Per me era naturale considerare italiani tutti i coetanei e gli amici con cui sono cresciuta e ho condiviso il percorso di studi, lo sport, il tempo libero. A volte non sapevo se ridere o piangere quando mi raccontavano delle difficoltà della burocrazia e pensavo che molti di loro, a differenza di me, sono nati a Roma e non sono mai emigrati. Ho capito di aver un privilegio e che dovevo fare qualcosa per i miei amici. Così ho fondato con alcuni amici l’associazione “Questa è Roma”, che organizza iniziative di sensibilizzazione sul tema della cittadinanza». Kwanza non dimentica un episodio accaduto quando andava a scuola. «Tutta la classe era pronta per la gita a Barcellona, ma in aeroporto è stata fermata una nostra compagna di origine filippina, nonostante tutti i documenti in regola. Ricordo la sua delusione e l’amarezza. E ho capito che avrei dovuto impegnarmi anche per lei».

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