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Non tutto è relativo

Alessandro Zaccuri venerdì 9 dicembre 2022
Non è una comparsata ed è più di un cameo, ma la breve scena in cui Stephen Hawking interpreta sé stesso non può essere trascurata. Sta in apertura di un episodio di Star Trek: The Next Generation, andato in onda nel 1993. L’astronave che esplora mondi sconosciuti si chiama ancora Enterprise, come nella serie originale degli anni Sessanta (per l’esattezza, ora è la USS Enterprise NCC-1701-D), ed è dotata di tecnologie ancora più avanzate, come il mirabolante Ponte Ologrammi che consente all’equipaggio di vivere istruttive esperienze in realtà virtuale. In questo caso, l’androide Data – interpretato da Brent Spiner – è curioso di vedere come andrebbe a finire una partita a poker tra i più grandi fisici di tutti i tempi. Al tavolo verde siedono dunque i simulacri di Isaac Newton, Albert Einstein e dello stesso Hawking, visibilmente divertito dalla trasferta nello spazio profondo. Sono pochi minuti di gioia per la mente, con Newton che insiste con la storia della mela e Einstein che sbaglia i conti. Una teoria sfida l’altra e tutti sono convinti che il rilancio di Hawking sia un bluff, mentre invece l’autore di Dal Big Bang ai buchi neri ha davvero in mano le carte migliori. Segno che nell’universo molto potrà essere relativo, ma un poker di sette resta pur sempre un poker di sette. © riproduzione riservata