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Gesù risorge nel silenzio per afferrare la vita nuova

Luigi Verdi giovedì 28 marzo 2024
DOMENICA DI PASQUA Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!». Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo giunse per primo al sepolcro. Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario. Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. È avvenuta di notte, mentre tutti dormivano
o si rigiravano nel proprio letto; è avvenuta e nessuno l’ha vista accadere, forse solo qualche pietra o qualche bocciolo che stava provando ad aprirsi, forse una civetta.
È avvenuta di notte la Risurrezione. Non c’era anima viva intorno, tutto è successo nel silenzio e nel buio, quando i rumori sono spenti, quando le voci al massimo sussurrano, quando anche gli animali tacciono. Una cosa segreta, un miracolo nascosto. Fossi stato al suo posto avrei scelto il pieno giorno e una folla plateale, avrei annunciato quel che stava per succedere con fulmini e saette e clamorosi avvisi di rivincita e di trionfo. Lui no, lui ha scelto di non fare rumore, ha scelto la discrezione della notte ovattata per afferrare di nuovo la vita e questa volta per sempre. La notte è degli amanti e il “Dio amante della vita” (Sap.11,26) non finisce mai di stupire: lo stupore di Maria Maddalena, di Pietro e di Giovanni, il nostro stupore. Dov’è il Signore? Con le mani ancora profumate Maddalena era arrivata al sepolcro, ed era ancora buio: troppo forte il dolore di aver perso il suo Maestro e di averlo visto morire, troppo straziante la sensazione che tutto fosse ormai finito; di Lui, che le aveva restituito l’innocenza e le aveva insegnato ad amare, non restava nemmeno il corpo da abbracciare un’ultima volta. Dove sei, Signore? Allora corre Maria con quel grido sulle labbra ad avvisare gli altri, e corre Giovanni e corre Pietro con il macigno del tradimento nel cuore. Li aspettano, al sepolcro, solo simboli di morte: i teli, il sudario e quella pietra rotolata. Dove sei, Signore? Anche noi, come una preghiera, ci chiediamo “Dove sei?” E a parlare è la nostra sete, la sete di non darla vinta alla morte e di non pensarla definitiva, di riuscire a respirare ciò che è eterno; di sentire la tua impercettibile e profumata presenza che si fa luce e ci brucia dentro, perché tutti abbiamo bisogno di risorgere. E le risurrezioni, ce lo hai insegnato, sono lente, discrete, silenziose. Avvengono nel tepore della terra e nel buio delle notti. E ti chiediamo che possa aprirsi il nostro cuore come quell’inutile tomba e, come Giovanni, anche noi possiamo arrivare a vedere l’invisibile e a pensare l’impensabile; che le nostre lacrime diventino rugiada per quei germogli che ancora non vediamo, per quel mattino che sentiamo nascere come un orizzonte che si apre. “Infinitamente più grande è stato il tuo amore. Noi con amore ti chiediamo amore” (Mario Luzi). Da oggi sarai ovunque Risorto, in riva al mare e nel giardino, nelle case e nel brivido di una notte, ma noi ti chiediamo solo un amore che assomigli almeno un po’ al tuo: più forte della morte. (Letture Messa del giorno: Atti 10,34a.37-43; Salmo 117: Colossesi 3,1-4; Giovani 20,1-9) © riproduzione riservata