Opinioni

Il direttore risponde. L’impegno «comunicativo» dei media cattolici

mercoledì 5 maggio 2010
Caro direttore,Benedetto XVI nel messaggio per la 44esima Giornata mondiale delle comunicazioni sociali ha richiamato che «il mondo digitale è spazio fecondo per l’evangelizzazione e la catechesi, il dialogo con i credenti di altre religioni, e anche con i non credenti». Infatti i mass media sono potente fattore culturale del nostro tempo per la nuova evangelizzazione. E il messaggio della Giornata mondiale, nel contesto dell’Anno sacerdotale, è dedicato al tema "Il sacerdote nel mondo digitale, i nuovi media al servizio della Parola". In questa prospettiva così puntualizza il Papa: «Il mondo digitale, ponendo a disposizione mezzi che consentono una capacità di espressione pressoché illimitata, apre notevoli prospettive e attualizzazioni all’esortazione paolina: "Guai a me se non annuncio il Vangelo!" (1 Cor 9,16)». E Benedetto XVI, sabato 24 aprile, ha incontrato gli operatori della comunicazione sociale e della cultura per richiamare l’importanza e l’attualità del "continente digitale". Ogni anno, però, riemerge una difficoltà: tra le varie Giornate che puntualmente interpellano le diocesi e concretamente tutte le parrocchie, la Giornata mondiale delle comunicazioni sociali è quella che paradossalmente, scorre maggiormente in "silenzio", fa ben poca notizia. Eppure, siamo quotidianamente sommersi da una valanga inarrestabile di parole, di suoni e di immagini: stampa, radio, tivù, internet, e molteplici altri mezzi del mondo digitale ci coinvolgono incessantemente. Domandiamoci: in quante parrocchie (26 mila) del nostro Belpaese c’è un concreto e perseverante impegno per diffondere e valorizzare i media di ispirazione cattolica? Una parrocchia non può eclissare i mass media! Anzitutto perché ci sono e, nel bene e nel male (sono ambivalenti), influiscono profondamente nel modo di pensare e di agire di tante persone. Ma ancora di più perché, proprio per la loro possibilità di compenetrare la cultura, la vita familiare, sociale e politica, tutti i media – compresi i nuovi – se utilizzati bene, possono diventare dei mezzi formidabili e imprescindibili per l’annuncio del vangelo nel nostro tempo. Ci richiama il Papa: «Le voci, in questo campo, in Italia non mancano: basti qui ricordare il quotidiano Avvenire, l’emittente televisiva Tivù2000, il circuito radiofonico inBlu e l’agenzia di stampa Sir, accanto ai periodici cattolici, alla rete dei settimanali diocesani e agli ormai numerosi siti internet di ispirazione cattolica». Si dice che nelle parrocchie, nelle associazioni e movimenti ecclesiali, vi sono tante altre cose da fare (forse talora troppe), molteplici impegni. E questo lo dicono anche non pochi sacerdoti. Ma impegnarsi per diffondere i media cattolici non vuol dire trascurare tutto il resto. Anzi nel rapporto fede cultura e nell’impegno per la "nuova evangelizzazione" (senza dimenticare l’evangelizzazione "Ad gentes" sull’attività missionaria della Chiesa) si deve acquisire una più viva coscienza del notevole e determinante influsso che tali mezzi esercitano in una società pluralista, secolarizzata e post moderna. «Una pastorale nel mondo digitale – puntualizza il Papa – è chiamata a tener conto anche di quanti non credono, sono sfiduciati e hanno nel cuore desideri di assoluto e di verità non caduche».

Renato Perlini, Verona

Il suo appello all’impegno "comunicativo" è certo utile, caro Perlini. E non sono mai troppi i richiami a sostenere i media di ispirazione cattolica e, in particolare, questo giornale. Vorrei però dirle di non essere pessimista. Dal mio punto di osservazione, vedo infatti i problemi ma registro anche segni di attenzione che si moltiplicano e un sincero apprezzamento per il lavoro svolto da Avvenire. Il recente convegno "Testimoni digitali" ha, poi, aiutato a mettere a fuoco temi, sfide e obiettivi di una più motivata presenza cristiana nel mondo dei mezzi di comunicazione di massa.E la parola del Papa ci incoraggia, come lei ricorda, a proseguire con lucidità e decisione su questa strada. È un percorso che ci porta a incrociare tanti altri, che ci avvicina in modo a volte nuovo anche a coloro che sono (o sembrano) lontani, ma l’importante è procedere restando sempre con la terra sotto i piedi e con i punti di riferimento ben chiari. E questo significa, certamente e prima di tutto, rinnovare e sviluppare il rapporto e il patto di fiducia tra le nostre comunità cristiane e i mass media che di queste articolate esperienze e di una comune sensibilità sono sguardo e voce.