Opinioni

Il matrimonio cristiano secondo il Papa. La pazienza giovane

Marina Corradi giovedì 7 maggio 2015
Il marito ami la moglie come Cristo «ha amato la Chiesa e ha dato sé stesso per lei». Il Papa ieri per spiegare cos’è il matrimonio cristiano ha citato le parole di Paolo agli Efesini. Poi ha guardato in faccia la gente presente all’Udienza e ha domandato: «Ma voi mariti che siete qui presenti, capite questo? Amare la vostra moglie come Cristo ama la Chiesa? Questi non sono scherzi, ma cose serie!».Non sono scherzi. Ma occorre ridire di nuovo ciò che, nel tempo, tende a venire dimenticato: la splendida, audace radicalità del matrimonio cristiano. Doveva essere dirompente, in tempi in cui la donna non era nulla, la nuova legge. Quel formare i due una carne sola, il «mistero grande» annunciato da Paolo. «La rotta – ha detto il Papa – è così segnata per sempre, la rotta dell’amore: si ama come ama Dio, per sempre». E forse, tra i più giovani, qualcuno ieri avrà sussultato: che pretesa immensa, che domanda infinita c’è, in una tale prospettiva. In anni in cui l’amore è sempre più effimero, e occorre ormai quasi più tempo per organizzare la festa di nozze che per dividersi, la radicalità della proposta cristiana sembra ancora più temeraria, e quasi folle.Amarsi come ama Dio, per sempre. Senza riserve e senza misura. Perdonandosi ogni giorno, ogni volta che serve, con pazienza. Chi può sentirsi all’altezza di questa promessa? Umanamente, in realtà, nessuno. Il Sacramento del matrimonio però porta con sé la grazia di Cristo, e in questa grazia il cristiano depone la propria fiducia. Con coraggio, oggi più che mai. Il Papa, infatti, gli sposi cristiani li chiama «i coraggiosi». Dentro alla precarizzazione dei sentimenti, in una cultura in cui la normalità fra un uomo e una donna è, prima, provare a convivere, poi, dopo lunghe esitazioni, sposarsi, e spesso infine, figli o no, lasciarsi, la "rotta" cristiana può sembrare simile a quella di certi navigatori del Cinquecento, che allestivano una flotta e sfidavano gli oceani per una terra ignota, sulle carte geografiche inesistente. Qualcuno potrebbe anche dire che la pretesa cristiana è troppo grande per gli uomini di oggi, e che, forse, bisognerebbe mitigarla, per non spaventare chi ci si avvicini.Eppure, a vent’anni gli uomini e le donne desiderano cose grandi, e il matrimonio cristiano è all’altezza dei desideri di chi, da giovane, si innamora. A quaranta o cinquant’anni molti sono cinici, e sorridono di quelle che considerano illusioni di ragazzi. In realtà, spesso è perché delusi sono loro, dell’altro, di sé, dei loro rapporti. Non è forse un mondo di delusi quello che ratifica il divorzio in sei mesi? Amare come ama Dio, dice il Papa. Ma non si è spesso, nella realtà, neanche capaci di amare come ama un uomo, o una donna. Guardiamo a certe coppie anziane, insieme da cinquant’anni, come a fenomeni d’altri tempi (benché non ci sfugga e ci stupisca, fra quei due, spesso, una tenace tenerezza, e quasi ormai, nelle espressioni, una fisica somiglianza). Perdonare, soprattutto, ci è così difficile, per chi pensa, e oggi siamo in tanti a pensarlo, di non avere nulla da farsi perdonare. Nella elusione della propria coscienza viene meno anche il nesso con la misericordia per l’altro, a cui siamo chiamati. Intanto le aspettative, le pretese si moltiplicano. Educati come siamo a credere di poter avere tutto ciò che vogliamo, è frontale lo scontro con l’altro, marito o moglie, che a sua volta ha questa pretesa. Poi, e forse è la questione fondamentale, crediamo sempre che tutto dipenda da noi, dalla nostra volontà o abnegazione; ed è logorante, fare gli eroi.Ma "Sacramento" e "grazia" sono due parole sottolineate da Francesco. Cose che non si vedono e non si toccano, e però per chi ha fede assolutamente reali. Ne deriva un legame non solo umano, ma molto più profondo, e un aiuto concreto nella fatica, per chi lo voglia domandare. Solo questo ci sentiremmo di dire a un figlio che pensi di sposarsi in chiesa: di crederci veramente, totalmente, e di guardarsi bene dentro, per imparare a perdonare. E poi di osare, contro la corrente e certo triste "buonsenso", osare di sperare che, con lei, sia «per sempre». Che è ciò che si desidera, quando si vuole bene davvero, a vent’anni. Quando la pazienza è giovane, e può imparare a restarlo. Prima che certi adulti pretendano di spiegarti che sono sogni, e che l’importante è imparare a lasciarsi senza rancore – che l’importante, è rassegnarsi.