Opinioni

I danni delle tangenti. La corruzione spicciola

Antonio Maria Mira mercoledì 12 aprile 2017

Inchieste che si incartano, dove emergono errori e manipolazioni, tra ipotesi e ricostruzioni più o meno sorrette da prove. Inchieste, invece, molto concrete, con mazzette vere e corrotti veri. Storie degli ultimi due giorni, lunedì le clamorose novità dell’inchiesta Consip, con un investigatore che finisce indagato per aver falsificato intercettazioni e verbali che avrebbero 'incastrato' Tiziano Renzi. Ieri arresti e indagati meno noti in tre inchieste su appalti, peculato, evasione e corruzione a Genova, Napoli e Lamezia Terme. Sulla prima vicenda attendiamo gli sviluppi.

Attendiamo con fiducia nella procura di Roma che ereditando l’inchiesta napoletana ha operato «con grande rigore e coraggio» – sono le parole del presidente dell’Anac, Raffaele Cantone – prima difendendo la riservatezza dell’inchiesta e poi non prendendo a scatola chiusa il lavoro degli investigatori del Noe. Bene. Solo chiarezza e correttezza possono allontanare da questa vicenda speculazioni e bassi interessi politici. Che non vuol dire negare l’esistenza di una forte e perdurante corruzione nella pubblica amministrazione. Le tre inchieste di ieri purtroppo lo confermano. E non solo di ieri.

La ricorrente scoperta di dipendenti pubblici disposti a farsi comprare e di imprenditori disposti a comprarli, ci continua a stupire. Ma come, malgrado tanti arresti e, soprattutto, una crescente attenzione, c’è chi ancora ci prova? Forse certo dell’impunità? Gli arresti di ieri lo smentirebbero. Chi, porta a casa 'il pane sporco', come ben lo ha definito Papa Francesco, sempre più spesso viene scoperto dalla magistratura. Ma è sempre un 'dopo'. Sarebbe, invece, necessario, anzi indispensabi-le, un maggior controllo a monte.

È quello che sta facendo l’Anac di Cantone, anche grazie alle recenti norme anticorruzione (da perfezionare…) e al recentissimo Codice degli appalti (da mettere alla prova…). Ma non basta se, ad esempio, scopriamo che a Lamezia Terme il progetto 'Garanzia giovani' era diventato strumento clientelare e di corruzione. Una corruzione spicciola, quasi quotidiana, che coinvolge più burocrati che politici, ma molto molto concreta. Da combattere con decisione, non solo con intercettazioni e arresti eccellenti. Forse fa meno notizia, non produce titoli su giornali 'amici'. Ma 'spuzza' davvero tanto.