Opinioni

Pellegrini d'estate/4. In Cammino tra Assisi e Loreto l'accoglienza di una terra ferita

Piero Chinellato venerdì 21 agosto 2020

La sosta di due pellegrini davanti a un’edicola mariana sul percorso

Questo articolo fa parte di una serie con la quale durante l’estate Avvenire presenterà alcune proposte di cammino nel nostro Paese: percorsi da conoscere, scoprire e, magari, da provare in prima persona.

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«L’impressione più forte l’ho provata il 22 luglio, quando mi sono messa in movimento alle 5.30 – non era ancora l’alba - dall’eremo del Beato Rizzerio a Muccia; sono scesa raggiungendo il centro storico e l’ho visto tutto chiuso e transennato, ancora 'zona rossa', nonostante siano trascorsi 4 anni dal terremoto. Non mi aspettavo che la situazione fosse ancora così grave». Sono parole di Marina, mamma veronese di 48 anni, per la prima volta in pellegrinaggio da sola da Assisi a Loreto, dopo due cammini fatti con la famiglia. Uguale l’impressione provata da Hernan, 42enne operatore della sorveglianza di San Marino, originario dell’Argentina, partito da Assisi all’inizio di giugno, subito dopo la riapertura degli spostamenti extra-regione.

I segni del terremoto nel 2016 sul percorso tra la città di Francesco e la Santa Casa, dove la Porta Santa giubilare accoglie a conclusione di una settimana a piedi

È questa la realtà del Cammino Lauretano, un tracciato che ha cominciato a rinascere nel 2014, ma che condivide per un lungo tratto le gravissime ferite inferte dal sisma del 2016. A tutto questo, come per ogni altro itinerario di pellegrinaggio, si è aggiunta quest’anno la pandemia. Le conseguenze ce le descrive Daniele, giovane informatico, che è webmaster del sito www.camminilauretani.eu, autore dell’app omonima – il link è nel sito – e che risponde alle richieste di informazioni inviate via Internet: «Dall’inizio dell’anno fino al lockdown avevamo ricevuto 37 richieste di informazioni per un totale di 242 persone; dopo sono state più del triplo, 119, ma per 263 pellegrini: questo significa che sono scomparsi i gruppi, che negli ultimi due anni erano stati numerosi; l’unico a farsi avanti finora riguarda 18 giovani di una parrocchia del Torinese che hanno effettuato il pellegrinaggio nella prima settimana di agosto. Chi cammina adesso si sposta di solito in coppia. Le richieste di credenziali – il 'passaporto' del pellegrino, ndr –, che arrivano quando si prepara la partenza, nel 2020 sono state sinora 91 per un totale di 180 pellegrini».

Il tracciato che congiunge la città del Poverello alla Santa Casa è di circa 170 km e richiede di norma 7 giorni; le prime due tappe sono in Umbria – Spello e Colfiorito –, le altre cinque nelle Marche, tutte in provincia di Macerata (salvo l’arrivo): Muccia, Belforte, Tolentino, Macerata, Loreto. La tappa fisicamente più impegnativa è la seconda, quella da Spello a Colfiorito: più di 28 km con un’ascesa totale di circa 1.150 metri.

Per Marina l’idea del cammino, inizialmente vaga, «è cresciuta col tempo, le difficoltà si sono spianate, e anche se tutto non era perfettamente chiaro ho sentito di dover andare. L’esperienza non mi ha deluso. Il forte richiamo delle città 'sante', Assisi e Loreto, terminali del cammino, ha trovato conferma in ogni luogo incontrato: luoghi di semplicità, di santità, dove si respira profumo di Dio. Posti dove è bello stare». Hernan ha scel- to questo pellegrinaggio «per incoraggiare le persone a credere. Ho riattivato i miei profili social, che da tempo trascuravo, per rendere partecipi quante più persone possibili della bellezza di questo cammino. Me ne sono davvero innamorato. Portavo inoltre nel cuore un carissimo amico, Giovanni, 29 anni, che purtroppo ci ha lasciati lo scorso novembre per un incidente di lavoro».

Nell'incontro con i borghi terremotati – è la riflessione di Marina – «sei inizialmente delusa perché non puoi vedere tante cose, le chiese ancora danneggiate e chiuse, ma poi trovandoti davanti le ferite degli altri, riconosci anche le tue. È un cammino che ti porta a scoprire la Provvidenza. L’essenzialità ti permette di scavare a fondo dentro di te; qualche paura viene a galla, ma affidandoti scopri che i tuoi timori sono custoditi da Qualcuno».

Non sono tutte rose e fiori: il Cammino Lauretano ha problemi che nessuno sottovaluta – segnaletica carente, percorsi su strada non adeguatamente in sicurezza, manutenzione deficitaria – e che anche i pellegrini hanno rilevato. L’avvocato Simone Longhi, direttore del Distretto culturale evoluto «Cammini Lauretani », da molti anni è impegnato perché la visione del «Tavolo di Concertazione per il recupero e la valorizzazione della Via Lauretana» divenga concreta realtà, grazie al contributo congiunto del mondo religioso e civile, che hanno fortemente sostenuto e investito risorse importanti, in primis le Marche: «La Regione ha stanziato fondi ingenti; i lavori sono da tempo avviati a Loreto, dove il restauro della Scala Santa è già a buon punto. Sul resto del tracciato i progetti sono stati approvati e si è in attesa dell’avvio dei lavori per la messa in sicurezza e la segnaletica; il coordinamento è del Comune di Tolentino. Finora si è operato soprattutto per garantire l’aggiornamento costante del sito e dell’app con tutte le informazioni utili per i pellegrini, l’invio gratuito delle credenziali, il testimonium consegnato a conclusione del pellegrinaggio, varie pubblicazioni relative al Cammino e l’accompagnamento del pellegrino rispondendo, spesso in tempo reale, alle richieste di informazioni». Nonostante i problemi, il giudizio finale resta positivo in misura sovrabbondante e le difficoltà incontrate sbiadiscono, quando dalla memoria dei pellegrini riaffiorano, con gratitudine, i volti delle persone incontrate. E così, se Marina ricorda quel barista che, saputo che si trattava di una pellegrina, le ha restituito i 20 cente- simi pagati per il bicchiere d’acqua che le aveva appena servito, Hernan come un fiume in piena elenca: «Don Diego che mi ha permesso di dormire nell’oratorio della chiesa a Spello, Dante dell’hotel Lieta Sosta a Colfiorito, Fausto al mulino con centrale elettrica di Gelagna, Chiara del bar all’Abbadia di Fiastra, luogo dove ho parlato a lungo con don Alberto, missionario per 15 anni in Argentina, Daniele del sito, sempre prodigo di informazioni, e Roberto che lo aiuta, la famiglia Carlini di Macerata, e poi le Clarisse di Camerino, suor Laura 1 e suor Laura 2, suor Chiara 1 e suor Chiara 2, davvero 'speciali', dispiaciute di non aver potuto accogliermi con la lavanda dei piedi, a causa delle restrizioni per il Covid, e da ultimo Simone, l’amico che si sta preparando per Santiago e che mi ha accompagnato nell’ultima tappa».


La paziente riscoperta di questo itinerario trecentesco passa per il sito, la app,
l’assistenza puntuale e la fornitura delle «credenziali». Ma c’è ancora molto lavoro da fare

Per Monica «l’arrivo è stato particolarmente emozionante perché Loreto sta vivendo l’anno giubilare: si entra dalla Porta Santa, si fa memoria del Battesimo e lì si realizza di essere nelle mani di qualcun Altro, lungo il cammino e in tutta la nostra vita. Il finale nella Casa di Maria, che si è fidata e ha detto il suo sì all’Angelo, dà pieno compimento al pellegrinaggio». Oggi questo cammino, le cui origini risalgono agli inizi del Trecento, attende fiduciosamente che le restrizioni ancora in vigore non siano più necessarie e che i lavori per renderlo più sicuro e agevole prendano finalmente il via. La consapevolezza è però che già così merita percorrerlo, sicuri che non si resterà delusi, e con la fiducia che il bilancio non si discosterà da quello dei nostri due pellegrini. Per Marina il cammino ha portato a incontrare «tanta accoglienza, tanta bellezza», ed Hernan si porta nel cuore il ricordo di «paesaggi meravigliosi e gente disponibilissima». Forza allora: zaino leggero, buone scarpe, buone calze, credenziale (che Daniele vi spedirà rapidamente) e via, alla volta di Assisi, per poi puntare lo sguardo e il cuore alla Casa di Maria e Giuseppe. Umbria e Marche vi aspettano. Buon cammino!