Opinioni

L'ospite. Garanzie forti per cedere motovedette alla Libia

Matteo Orfini sabato 28 luglio 2018

Caro direttore,

tra qualche giorno arriverà alla Camera il decreto che dispone la cessione di 12 motovedette alla Guardia costiera libica. Al Senato è stato approvato da una larghissima maggioranza, anche con i voti della larga parte del Pd. Sono convinto che la questione meriti un supplemento di riflessione, anche alla luce delle notizie che ogni giorno emergono sull’uso che di quelle motovedette viene fatto. Ho espresso in diverse occasioni le mie perplessità sull’accordo tra il nostro Paese e la Libia. Ma quell’intesa ha senz’altro anche dei punti positivi. Tra questi sicuramente c’è la richiesta di far entrare le organizzazioni internazionali a verificare le condizioni dei campi libici. Oggi, proprio grazie alle ispezioni – che pure hanno interessato un numero limitato di quei campi, realisticamente quelli 'migliori' – sappiamo che sono dei veri e propri lager in cui i migranti vivono in condizioni disumane e in cui spesso muoiono. A ciò si aggiungano le notizie riportate da un numero sempre maggiore di fonti, il giornale da lei diretto è stato tra i primi e più documentati, sul modo di procedere della Guardia costiera libica. Per non parlare delle inchieste che denunciano le inquietanti sovrapposizioni tra la Guardia costiera libica e i trafficanti di esseri umani.

Credo che un Paese come il nostro non possa continuare come se niente fosse di fronte a queste notizie e a quanto sta accadendo. Sono convinto che si possa e si debba ritenere accettabile proseguire nella cessione di motovedette alla Libia solo a patto che quel Paese dia garanzie concrete sul rispetto dei diritti umani e sull’uso che di quelle motovedette verrà fatto. Bisogna esigere che in quei campi non solo possano entrare le organizzazioni internazionali, ma che siano associate nella gestione; e che diventi obbligatorio che, quando sono in mare, su quelle motovedette sia presente un osservatore internazionale per verificarne il modus operandi.

Al Senato sono stati respinti dalla maggioranza emendamenti che andavano in questa direzione presentati dal Pd e da altri gruppi di opposizione. Spero che alla Camera ci sia un cambio di atteggiamento. Lo dico soprattutto a chi nel governo ha espresso preoccupazione e sensibilità verso questa vera e propria tragedia umanitaria, come ad esempio il ministro Trenta ebbe modo di fare proprio sulle pagine di 'Avvenire'. Se così non fosse, ci troveremmo di fronte alla rottura di un tratto distintivo della politica estera del nostro Paese negli ultimi decenni. Per la difesa dei diritti umani abbiamo fatto delicati e dolorosi interventi militari e missioni di pace in ogni angolo del mondo. I nostri militari hanno rischiato e, a volte, perso la vita per garantirne il rispetto. Passare da questo atteggiamento ad armare chi quei diritti viola sarebbe un cambiamento inaccettabile. Spero che questa riflessione trovi ascolto in chi ha oggi responsabilità di governo, ma anche nel mio partito, il Pd. E che ci porti a cambiare tutti insieme il testo di quel provvedimento.

deputato, presidente del Pd