Opinioni

La proposta del Papa. Fatta la Giornata, si continui ad agire per e con gli anziani

Marco Trabucchi sabato 30 luglio 2022

Caro direttore,

papa Francesco ha una forte sensibilità "laica" (oltre a quella religiosa, ovviamente) per i problemi del nostro tempo. La scelta di indire la Giornata mondiale dell’anziano che abbiamo celebrato nella quarta domenica di luglio si inserisce in questa logica di impegno per i problemi più importanti dell’oggi, spesso, invece, ritenuti secondari e quindi trascurati. Di seguito mi permetto di indicare alcuni punti particolarmente significativi del testo papale nella prospettiva di un medico; chiedo scusa, peraltro, per voler tornare con parole inadeguate su un messaggio di grandissimo livello umano, ma anche letterario.

Un primo aspetto importante riguarda il rifiuto implicito dell’ageismo, parola di origine anglosassone che esprime il pregiudizio negativo che caratterizza gli interventi che devono essere compiuti a favore dell’anziano. Il termine è diventato in questi anni una sorta di slogan che coinvolge il mondo dell’assistenza e della medicina: nulla di meno del dovuto deve essere realizzato a favore dell’anziano per il solo fatto che è vecchio o molto vecchio. L’azione del Papa a questo proposito è formidabile, perché toglie ogni alibi a chi vuole risparmiare tempo e denaro limitando quello che si può e si deve fare per chi è vecchio.

Un secondo aspetto di grande rilievo è espresso dalle parole: «Le società sviluppate spendono molto per questa età della vita, ma non aiutano a interpretarla: offrono piani di assistenza, ma non progetti di esistenza». Chi lavora per la salute e il benessere delle persone anziane conosce bene quanto è dannosa l’incapacità di dare senso alla vita in età avanzata, condizione che si riflette negativamente, oltre che sugli anziani stessi, anche sulle persone che prestano assistenza, spesso con grande fatica; se dietro (o prima) di qualsiasi impegno non vi è «un progetto di esistenza» come dice Francesco, il lavoro di cura è faticoso e frustrante, spesso difficile da portare avanti, in una nebbia senza obiettivi. Ciò vale sia per quanto viene fatto nelle famiglie sia nelle istituzioni dove gli anziani sono curati.

Un ulteriore aspetto importante della riflessione di Francesco riguarda l’invito a «non interiorizzare l’idea dello scarto». Spesso il concetto di scarto è stato utilizzato dal Papa per indicare il nostro atteggiamento verso gli anziani; in questa occasione, invece, il messaggio è rivolto direttamente alla persona di età avanzata. Potrebbe essere interpretato come l’invito a non adottare atteggiamenti depressivi, di rinuncia alla vita. È un aspetto decisivo: sul piano clinico sappiamo quanti anziani entrano in un tunnel di dolore, perdono qualsiasi capacità di reazione, guardano alla loro vita come un fallimento. La medicina ha le proprie strade per curare questa condizione esistenziale, talvolta una depressione; le parole di Francesco rappresentano, in altro ambito, un intervento di grande efficacia. Ma anche in medicina, in alcune circostanze, il riferimento alla fede rappresenta un valido punto di appoggio.

Il Papa in altro passaggio invita gli anziani a non fare «finta di essere sempre giovani»; un consiglio di saggezza, che conosce quanto dolore e quanta frustrazione derivano dalla mancata accettazione della propria condizione, delle rughe del corpo e della mente. «Invecchiare non è una condanna, ma una benedizione!»; non sempre, però, è un’esortazione accettata. Anche in medicina è spesso difficile accompagnare una vita sulla strada della «benedizione», cioè del riconoscere il valore di una lunga vita vissuta.

Infine, tra le molte altre indicazioni del testo di Francesco, mi permetto di sottolineare il riferimento alle relazioni con gli altri, importanti per non essere «meri spettatori nel teatro del mondo». La medicina indica con determinazione agli anziani l’esigenza «a non balconear, a stare alla finestra». La vita anche biologica trae impulso da relazioni ricche che ogni anziano può (deve) sviluppare, così evita di fermarsi con la testa, ma anche con le gambe. Abbiamo affermato ripetutamente sul piano clinico che l’amore per gli altri costruisce la vita; sentirsi in linea con l’insegnamento del Papa è motivo di grande soddisfazione, in particolare per chi ha fatto della cura dei vecchi l’obiettivo del proprio impegno professionale e umano.