Giovani

Lisbona. Dopo la Gmg ripartire da cristiani al 100%

Stefania Careddu mercoledì 13 settembre 2023

La Messa finale al Campo della Grazia

È passato più di un mese dall’incontro che ha riunito a Lisbona un milione e mezzo di giovani, eppure la Gmg continua a riecheggiare nei racconti, nei video e nelle foto sui social, nelle riflessioni silenziose, nella voglia di non disperdere i gruppi, in quei progetti appena abbozzati che sanno di speranza e di futuro.

A distanza di tempo, smaltita la stanchezza e scemata l’adrenalina, l’esperienza portoghese infatti non è né archiviata né è solo un bel ricordo, ma dà nuovi slanci, fermenta. Come il lievito nella pasta.

“Una volta tornata a casa, ho capito che la Gmg non è finita, che resta nella vita, a livello personale e di gruppo”, dice Francesca Orgiano, 22 anni, di Ussana (Cagliari). “Non ho scoperto la fede a Lisbona, ma lì è scattato qualcosa in più: è stato molto toccante ed emozionante stare insieme a tantissimi ragazzi riuniti non per caso ma perché chiamati”, confida la studentessa di scienze della formazione primaria.

Dopo la Gmg, la sensazione è quella di avere una marcia in più per “essere migliore”. “Voglio essere più empatica: non si può – afferma Francesca - pensare sempre a quello che gli altri possono fare per noi, ma anche a cosa possiamo fare e soprattutto essere noi per gli altri”.

Guardare il prossimo dall’alto in basso solo se per rialzarlo è una delle frasi che più è rimasta impressa a Matteo Angelozzi, 21 anni, seminarista di Avezzano. “Per noi che siamo in cammino per diventare sacerdoti così come per ogni cristiano la vocazione è essere a servizio degli altri, rialzando chi è caduto, condividendo con l’altro le gioie ed essendoci. Questa è la fraternità che Francesco ci ha chiamato a vivere”, spiega il ragazzo che ha ancora nel cuore “l’assordante silenzio della Veglia”.

“Mi ha rinvigorito, ho capito che non sono solo e che invece sono tanti i giovani che si fidano di Dio, della Chiesa e del Papa”, racconta Matteo che insieme al gruppo della diocesi sta riflettendo su cosa fare ora per non disperdere l’eredità di Lisbona: “vorremmo dare nuovo slancio alla pastorale giovanile, con nuove iniziative che possano coinvolgere altri ragazzi, portando ad esempio la nostra testimonianza nelle scuole”.
Si ricomincia sapendo di non essere soli ma parte di una famiglia e, dunque, con una grande carica”, sottolinea Chiara Cozzi, 28 anni, farmacista di Trecchina (Potenza), che a Lisbona era tra gli animatori di Casa Italia, il quartier generale dei pellegrini italiani. “Mi ha fatto stare bene poter essere di aiuto agli altri e, allo stesso tempo, trovare un punto di riferimento nei ragazzi e in tutte le persone che, a vario titolo, sono passate a Casa Italia”, continua Chiara per la quale la parola chiave della Gmg è proprio “incontro”. “C’è grande nostalgia per la bellezza di quei giorni, ma anche – rileva - una nuova consapevolezza, insieme alla voglia di impegnarsi per ritrovare quegli stessi equilibri anche nella vita ordinaria”.

“Ogni incontro è vivere la Gmg: dialogare, farci supportare, aiutare qualcuno a rialzarsi”, aggiunge Martina Allevi, ventottenne di Cremona. Da dieci anni attiva nella Federazione Oratori Cremonesi, per lei quello di Lisbona è stato il terzo incontro mondiale dei giovani; tuttavia, ammette, “è difficile spiegare cosa ho vissuto”.

Certamente ha portato con sé due messaggi, consegnati dal Papa durante la Veglia al Parco Tejo: “Non rimanere caduti ed essere radici di gioia”. “Il fallimento – osserva - capita, è successo a tutti in un esame, al lavoro o in qualcosa che può non riuscirci bene. Conta però non scoraggiarsi, non restare caduti, come dice il canto degli alpini che papa Francesco ha citato”.

Un invito che Martina, che lavora in un’agenzia di marketing collaborativo, ha fatto proprio anche nella vita professionale. Del resto, evidenzia, “non si può essere cristiani al 50 per cento; o si vive pienamente o non si vive affatto”.
“La sequela è quel ‘plus’ che ti aiuta a superare gli ostacoli”, le fa eco Domenico Sicignano, 30 anni, della diocesi di Nola, che ha maturato la consapevolezza che “se ti affidi, tutto è possibile, pure quello che non immaginavi, sia nelle scelte grandi che in quelle quotidiane”.

Quello che infatti aveva sperimentato nell’organizzare la partecipazione del gruppo della parrocchia di Santa Maria delle Vergini di Scafati (Salerno) e dell’Azione Cattolica locale, al termine della Gmg è diventata una certezza. Impiegato alle ferrovie e dj, Domenico - al suo primo raduno mondiale - è rimasto colpito dal desiderio della Chiesa di “voler rispondere alla domanda, anche silente, dei giovani e di andare loro incontro: l’ho percepito dalle parole del Papa, ma anche dai tanti sacerdoti che accompagnavano i ragazzi, con lo stesso passo”.

E i giovani “si sono sentiti capiti, coinvolti, partecipi”. Desiderosi di continuare a camminare, da testimoni, per mantenere vivo – come ha chiesto il Papa - il ricordo della Gmg di Lisbona.