Chiesa

L’iniziativa. La cura come strada per la pace

Nello Scavo venerdì 1 gennaio 2021

A sinistra il cardinale Louis Raphael Sako, a destra Luigi Bettazzi, vescovo emerito di Ivrea

Neanche i promotori si attendevano così tanti partecipanti alla Marcia per la Pace andata in scena sul web nella notte di Capodanno. Una “marcia virtuale” trasmessa sulla pagina Facebook di Pax Christi, e che ha avuto ancora una volta quale testimone e protagonista Luigi Bettazzi, il 97enne vescovo emerito di Ivrea, memoria storica dell’iniziativa a cui non ha mancato una sola delle 53 edizioni.

E la pace, ha spiegato fra l’altro don Renato Sacco, coordinatore nazionale di Pax Christi, ha molto a che fare anche con il modo con cui si sta affrontando il Covid. “La cultura della cura come percorso di Pace”, era del resto il tema della manifestazione.

“La cultura della cura serve a debellare la cultura dello scarto e dello scontro”, ha affermato Filippo Santoro, arcivescovo di Taranto, commentando l’enciclica "Fratelli tutti". Nel corso della “marcia virtuale”, sono infatti stati riproposti gli interventi del seminario svolto il giorno precedente e organizzato dall’Ufficio nazionale per i problemi sociali e del lavoro della Cei, sul messaggio di Papa Francesco per la 54ª Giornata mondiale della pace. “Il testo del Papa ci insegna - ha osservato ancora Santoro - l’importanza di prenderci cura gli uni degli altri, nella prospettiva di creare una società fondata su un rapporto di fratellanza”. Ed è questo il metro con cui misurare parole come “accoglienza” e “relazione”, suggerisce monsignor Bettazzi. Proprio la sfida della pandemia e della sua “cura” costringono a occuparsi dei poveri. una relazione essenziale per la Chiesa, perché “i poveri non sono tanto l'oggetto del nostro aiuto - ha aggiunto - ma devono essere il soggetto da cui noi impariamo che cos'è veramente la persona”.

“I principi basilari della Dottrina sociale della Chiesa sono definiti da Papa Francesco come una bussola che orienta per una lotta comune. Siamo in questo oceano così difficile tutti insieme”, ha detto Giovanni Ricchiuti, arcivescovo di Altamura, Gravina e Acquaviva commentando il messaggio di Papa Francesco per la Giornata della Pace.

Nel corso della notte a cavallo tra il nuovo anno e quello appena trascorso, sono arrivate le voci da alcune delle terre che da decenni fanno i conti con i conflitti. Luoghi su cui si recherà tra due mesi Papa Francesco, durante quello che si annuncia come un pellegrinaggio profetico e dalla portata storica. “Non ci sarà mai vera pace se non usciamo dall’egoismo omicida e se non stabiliamo una vera fratellanza tra di noi. È triste assistere alla corsa, anche armata, per il potere e il denaro da parte del nostro mondo e dei nostri Paesi”. Lo ha detto il patriarca caldeo di Baghdad, il cardinale Louis Raphael Sako, che si appresta a ricevere il pontefice dal 5 all’8 marzo.

“Alcuni governi europei, che sono complici nella minaccia nell’uso delle armi, fino ad oggi hanno evitato il dibattito pubblico”, ha detto Beatrice Fihn, premio nobel per la Pace e direttore esecutivo della campagna per l'abolizione delle armi nucleari, International Campaign to Abolish Nuclear Weapons (Ican). Il 22 gennaio entrerà in vigore il trattato per la messa al bando delle armi nucleari che entrerà in vigore il 22 gennaio 2021. “Il trattato – dice – ha un ampio sostegno, 122 degli Stati dell’Onu l’hanno firmato”, tuttavia “alcuni dicono che il trattato sia simbolico o che sia pericoloso per l’ordine internazionale, ma niente è più lontano dalla verità”, ha osservato Beatrice Fihn che ricorda come alcuni Paesi, tra cui “Stati Uniti, il Regno Unito e la Francia ripetono che non funzionerà e che mai aderiranno. Tuttavia è un esempio di quanto siano preoccupati e fanno il possibile per impedire agli altri Stati di aderire”.

Il cardinale Sako conosce bene il costo di queste ipocrisie delle grandi potenze. “La pace - ha osservato - è un obiettivo fondamentale e importante per ogni essere umano, e senza di essa non c’è vita stabile né progresso”. E’ anzi necessario che “le persone siano educate intellettualmente, religiosamente e socialmente ai valori di fratellanza, tolleranza, non violenza e solidarietà così da essere consapevoli dell’importanza di questi principi per una vita armoniosa”.