Chiesa

Testimoni. «Ero ateo, mi è apparso in sogno san Francesco»

Andrea Galli mercoledì 24 gennaio 2018

L’ombra di san Francesco. Prima intravista negli studi di storia medievale, poi ad Assisi, infine in un sogno che cambia definitivamente la vita, con la conversione.

Jeff Gardner è oggi un giornalista e fotografo statunitense, da anni si occupa di documentare la vita delle comunità cristiane in Africa e in Medio Oriente, nel 2013 ha fondato a tale scopo il sito The Picture Christians Project. Ha raccontato la sua sofferta e affascinante parabola personale nel corso del programma The Journey Home – il viaggio verso casa, sul network televisivo cattolico EWTN – programma storico curato da Marcus Grodi, ex pastore presbiteriano approdato al cattolicesimo.

Gardner nasce a Salt Lake City, nello Utah, in una famiglia mormone povera con quattro figli. La sua è un’infanzia tranquilla fino all’età di 9 anni, quando il nucleo familiare si spezza: la madre allontana di casa il marito con problemi di alcolismo e inizia una relazione con un altro uomo, da cui ha una figlia. Il padre di Jeff lascia ogni pratica religiosa e finisce per diventare un attivista del Partito Comunista Americano. «Anch’io, che vedevo mio padre come un modello – spiega Gardner – decisi di essere ateo». E di esserlo con la radicalità della fede che aveva respirato da bambino: «Ero un ateo militante, il volto del nuovo ateismo, un ateo aggressivo», «non dicevo semplicemente “non credo”, dicevo: “non devono esserci espressioni di credenze religiose nelle università, nei media, nella scuola». Un atteggiamento esibito anche negli incontri quotidiani con cristiani di diversa estrazione, ma un’aggressività che poggiava su due basi: una ferita emotiva e una grande ignoranza del cristianesimo.


«Chi può amare così?»

Finita la High School, la scuola superiore, Gardner si iscrive all’università del Kansas, dove non mancano i professori in sintonia con le sue idee. La svolta inizia con gli studi di storia medievale e un viaggio di alcuni mesi ad Avignone, in Francia, per approfondire la vicenda della peste che decimò la popolazione nel 1347. Lì fa una prima constatazione: in quella tragedia, stando alle cronache, chiunque aveva i mezzi per farlo lasciava la città, perché restare voleva dire il contagio e la morte. Tutti tranne i francescani, che si fermavano a curare gli infermi e a seppellire i morti. «Io leggevo – racconta Gardner – e mi chiedevo: ma chi può amare tanto degli sconosciuti da dare la vita per loro? La risposta ovvia sarebbe dovuta essere Gesù Cristo. Però i mormoni non ponevano enfasi sulla figura di Cristo e come ateo era completamente fuori dalla mia prospettiva».

Gardner prosegue con il dottorato in medievistica e trova come mentore un professore di storia cattolico, e con un figlio sacerdote, capace di leggere la storia dell’Occidente intrecciata a quella della Chiesa. La conoscenza dei Vangeli diventa per lui una necessità, per affrontare lo sviluppo della civiltà europea tra il primo e il secondo millennio. Gardner frequenta poi per motivi accademici altri studenti, ma credenti. Più tardi avrebbe scoperto che alcuni di loro avevano iniziato a pregare per la sua conversione. Una ragazza, in particolare, pregava per lui il rosario – quello che aveva ricevuto in dono per la Cresima e che un giorno gli avrebbe regalato.


Passano alcuni anni, Gardner da ricercatore si reca a Parigi, Firenze, visita Assisi, continua a occuparsi dei francescani, insegna all’università. Un giorno a Parigi, quasi 10 anni dopo il suo primo viaggio ad Avignone e quella domanda che lo aveva inquietato, si appisola per la stanchezza poco prima di fare lezione. «Ebbi Un sogno» racconta, «mi piacerebbe dire una visione, perché era molto chiaro ed è rimasto con me per anni e anni. Rivivevo una scena a me familiare: camminavo lungo la metropolitana di Parigi…». Gardner percepisce anche gli odori del luogo in cui si trova, il rumore dei suoi passi. Sta andando di fretta alla Biblioteca nazionale. Ad un tratto vede un uomo, come un mendicante, che cade al suolo. «Mi colpì il fatto che era scalzo, con i piedi neri per il vagabondare». Ma lui passa oltre, ha in mente solo l’appuntamento in Biblioteca. Improvvisamente però gli appare san Francesco: «Non era come negli affreschi di Assisi: era sporco, insanguinato, era come Cristo crocifisso. Mi trasmise senza dire parole un messaggio potente, personale, difficile da spiegare: “ricorda che Dio ha creato il mondo per proteggere i semplici e confondere gli arroganti”. In quel momento capii chi dei due ero io e chi era quell’uomo a terra. Provai una vergogna tremenda perché non mi ero fermato ad aiutarlo. Quando ero passato oltre era stato per andare alla Biblioteca nazionale, un pessimo motivo. Alla fine ricordai di colpo tutto quello che era successo negli ultimi anni: Avignone, i francescani, i miei amici, i Vangeli…e mi alzai dicendomi: beh mi battezzino, sono pronto».


«Non troverai la Chiesa che ti aspetti»

Da quel giorno per Gardner inizia una vita nuova. Non era digiuno dei fondamenti della fede, per via dei suoi studi, ma, dice oggi, «tra conoscere e vivere la fede c’è la differenza che passa tra il conoscere un manuale di istruzioni per il volo e guidare un aereo». Si avvicina a un sacerdote, gli racconta la sua storia e il desiderio di essere battezzato e ne riceve una risposta che gli suona strana: «Non pensare di trovare la Chiesa che ti aspetti…». Difatti le sue prime esperienze lo lasciano spiazzato. Al gruppo dei catecumeni in cui viene inserito, i catechisti, ben poco formati, lo invitano fare la Comunione prima di essere battezzato, cosa che lo lascia interdetto.


Trova alla fine una guida sicura in un sacerdote americano della Fraternità Sacerdotale San Pietro, che in dieci mesi lo prepara alla rinascita nella Chiesa cattolica. Contemporaneamente anche sua moglie, nata in una famiglia cattolica ma scivolata nell’indifferentismo religioso, inizia un cammino di conversione. I coniugi Gardner scoprono il magistero della Chiesa sulla famiglia, la Humanae Vitae – «quando l’ho letta sono caduto dalla sedia», dice Jeff, «tutti dovrebbero leggerla, credenti e no» – e dopo «una relazione contraccettiva», otto anni senza figli, si aprono alla vita. Oggi hanno quattro figli.

Gardner, lasciato l’insegnamento, si è dedicato al giornalismo e a progetti di sostegno per i cristiani, specialmente in contesti di persecuzione. Nel 2007 ha fondato Catholic Radio International, produttrice di contenuti per le radio cattoliche statunitensi. Nel 2013 l’inizio di un nuovo capitolo professionale con The Picture Christians Project.