Attualità

Accoglienza. Roma mancano 786 posti per richiedenti asilo

Antonio Maria Mira venerdì 4 agosto 2017

Dal 1 luglio mancano 786 posti per richiedenti asilo e rifugiati nel sistema di accoglienza SPRAR di Roma Capitale. Un sistema che resta peraltro in mano alle cooperative protagoniste di "Mafia Capitale", per se attualmente commissariate. L'amministrazione Raggi aveva partecipato al bando del ministero dell'interno ottenendo, come nel triennio precedente e quindi con le amministrazioni di centrosinistra e col commissario Tronca, 2.774 posti d’accoglienza del sistema virtuoso dello SPRAR (di cui 6 posti dedicati a persone con disagio mentale).

Tanti? Sicuramente no. In proporzione alla popolazione residente nella Capitale si tratta dello 0,1%, ovvero di una persona accolta ogni mille abitanti, oltretutto senza contare che una parte dei centri è stata aperta dall’Amministrazione in altri comuni della Città metropolitana, cioè in provincia. Eppure Roma non ha rispettato gli impegni presi. Infatti dei 2.774 posti, la giunta Raggi è riuscita ad affidarne attraverso procedura pubblica soltanto 1.988. Mancano quindi all’appello ben 786 posti accoglienza, quasi il 30% in meno. Numeri che cozzano profondamente con le parole della sindaca che il 13 giugno in una lettera al prefetto di Roma, Paola Basilone, vista la "forte presenza migratoria e il continuo flusso di cittadini stranieri", aveva richiesto "una moratoria sui nuovi arrivi" nella Capitale.

"Trovo impossibile, oltre che rischioso - scriveva la Raggi -, ipotizzare ulteriori strutture di accoglienza, peraltro di rilevante impatto e consistenza numerica sul territorio comunale". Peccato che invece, e i numeri parlano chiaro, per la prima volta dopo anni l’Ufficio Immigrazione di Roma Capitale non riesce a soddisfare le legittime richieste di accoglienza, con liste di attesa che tornano a diventare infinite. Così le persone sopravvivono nelle strade, nelle piazze e nei parchi. È la denuncia forte e documentata del dossier sull'accoglienza a Roma elaborato sui dati ufficiali dalla cooperativa In Migrazione. Un grave vuoto che non ha giustificazioni economiche. Infatti i centri romani sono finanziati dal Ministero dell’Interno per oltre 84 milioni di Euro che non gravano in nessun modo sulle casse comunali. Roma Capitale ha infatti deciso di scaricare sui gestori dei centri anche il 5% di quota di cofinanziamento richiesta, invece che farsene carico.

“Una situazione gravissima che è sotto gli occhi di tutti – spiega Marco Omizzolo, responsabile scientifico di In Migrazione - basta girare per la città per vedere richiedenti asilo e rifugiati sopravvivere in giacigli di fortuna, dormire nei parchi e nelle strade in una situazione di totale abbandono e degrado. Così il Comune contribuisce a determinare una nuova emergenza sociale, il cui prezzo non lo pagano soltanto i profughi, ma tutta la città". L'altro fatto preoccupante è che a tre anni dall'avvio dell’inchiesta "Mafia Capitale" resiste a Roma un sistema di monopolio nell'accoglienza di richiedenti asilo e rifugiati. Quasi il 70% dei posti di accoglienza SPRAR di Roma Capitale sono stati affidati dall'amministrazione Raggi alla Cooperativa Tre Fontane, collegata alla Cascina e alla Domus Caritatis, che si aggiudica 1.069 posti, il 54% del totale, per un importo annuo di 12.973.651,25 euro, e alla consorzio Eriches 29, quello di Salvatore Buzzi, che si aggiudica 279 posti, il 14% del totale, per un importo annuo di 3.386.013,75 euro. E mentre nel resto d'Italia gli SPRAR sono centri di dimensioni medio-piccole, più adatti a veri processi di integrazione, Roma continua a privilegiare i grandi centri. Sono infatti 1.255 (il 63% del totale) i posti d’accoglienza concentrati in 14 centri di grandi dimensioni (con oltre 60 posti).

E addirittura sono 7 i centri d’accoglienza SPRAR di Roma Capitale che ospitano oltre 100 richiedenti asilo e rifugiati. E questo, denuncia il presidente di In Migrazione, Simone Andreotti, è favorito dal bando del Comune che "già prima dell’aggiudicazione premiava le cooperative più “forti” e incentivava centri di accoglienza di grandi dimensioni, tradendo così lo spirito della buona accoglienza e dello SPRAR".