Attualità

Il centenario della Cattolica. Medici nel cuore della sofferenza

Enrico Lenzi e Alessandro Zaccuri giovedì 21 ottobre 2021

La stretta interazione con il Policlinico Gemelli, dove gli studenti «possono vedere applicati i nostri valori»

Il viaggio tra le facoltà dell’Università Cattolica in occasione del suo primo centenario fa tappa questa volta a Roma dove ha sede la facoltà di Medicina e chirurgia, che è legata al Policlinico Gemelli, una delle strutture sanitarie più importanti della Capitale e anche nel Paese. E per gli studenti della facoltà l’opportunità di vedere sul campo quanto viene spiegato e studiato nelle aule universitarie. Anche per questo tra le due realtà non vi è una netta separazione. Del resto gli stessi docenti sono medici e specialisti che operano nel Policlinico, e non è difficile incontrare negli stessi spazi dei pazienti, anche gli aspiranti medici di domani. Una facoltà che tra pochi giorni compirà ufficialmente 60 anni, essendo stata inaugurata da Giovanni XXIII nel novembre 1961, tre anni prima del Policlinico.

Obiettivo: formare professionisti preparati, ma capaci di non dimenticare che davanti a loro non c’è una malattia, bensì un essere umano. L’esperienza dell’hospice neonatale attivato per le gravidanze complesse

Il pianoforte fa bella mostra di sé nell’angolo della piazzetta interna al Policlinico Gemelli. Tutto attorno posti a sedere, cartelloni informativi colorati e lo scroscio dell’acqua della fontana che costeggia la scala. Se non fosse per alcune indicazioni ci si potrebbe persino dimenticare di essere in uno dei più importanti Policlinici italiani, con i suoi 1.558 posti letto e le decine di migliaia di prestazioni mediche e interventi effettuati ogni anno. È l’applicazione concreta dei principi che la annessa facoltà di Medicina e chirurgia dell’Università Cattolica vuole trasmettere ai propri studenti. «Cerchiamo di insegnare ai nostri futuri medici – spiega il preside della facoltà, Rocco Bellantone – a prendersi carico della persona nella sua totalità, non riducendo nessuno a malato, o peggio, alla sua malattia». Ecco allora che un Policlinico – che tra le eccellenze pone anche la cura di 50mila pazienti oncologici all’anno – sceglie di «percorrere anche la strada di iniziative culturali, musicali, cinematografiche e teatrali» spiega il preside, aggiungendo che «le terapie più pesanti, come quelle oncologiche, si possono sopportare meglio se accanto vi sono proposte di svago».

L’attenzione alla persona nella sua interezza, vuole dunque essere l’elemento specifico della facoltà di Medicina e chirurgia della Cattolica, che non rinuncia a offrire ai propri studenti una formazione di alta qualità, «favorita dal fatto che interagiamo con un Policlinico di eccellenza». Lo fa anche, sottolinea il preside, «puntando sulla internazionalizzazione, con un corso di Medicina e chirurgia in lingua inglese, aperto anche a studenti stranieri - attualmente provengono da ben 38 nazioni - e con la presenza di sette docenti che provengono da fuori Italia".


La conferma più chiara viene dal corso di laurea in Medicine and Surgery, il cui presidente è il professor Luca Richeldi, ordinario di malattie dell’apparato respiratorio e direttore dell’Unità operativa complessa Uoc di pneumologia della Fondazione Gemelli. «Abbiamo già completato due interi cicli di studi di 6 anni – spiega il direttore – e ogni anno ci sono a disposizione 80 posti: 30 per studenti dell’Unione europea e 50 per fuori dalla Ue». Oltre a essere completamente in lingua inglese, «il corso permette anche una rotazione presso strutture all’estero – spiega Richeldi – e questo permette ai nostri studenti di avere una apertura internazionale e vedere cosa e come si fa il medico in altre nazioni». E l’attenzione a questo corso di 6 anni «è continuo, perché è sempre in evoluzione e soggetto a cambiamenti che il confronto con le altre realtà ci suggeriscono» sottolinea ancora il presidente del corso, ricordando come questa esperienza formativa sia «una risorsa anche per lo stesso Policlinico Gemelli».
Il tutto senza dimenticare, chiosa Bellantone, che «ai nostri studenti insegniamo e mostriamo in concreto che cosa significa mettere il paziente al centro, attorno al quale si muovono i vari specialisti, tenendo sempre presente che davanti ai nostri occhi abbiamo una persona».

1961
è l’anno in cui la sede della facoltà di Medicina e chirugia viene aperta agli studenti. Voluta da padre Gemelli, venne inaugurata da Giovanni XXIII

Lo sa bene il professor Antonio Lanzone presidente del corso di laurea in Medicina, ma anche direttore dell’Unità operativa complessa di ostetricia e patologia ostetrica del Gemelli. «La salute della donna – spiega – è uno dei fiori all’occhiello del Policlinico, in particolare nella gestione della gravidanza». Anche in questo caso i futuri dottori possono vedere come al Gemelli si ponga attenzione non soltanto all’andamento clinico della gravidanza, ma come si «punti alla accoglienza e alla umanizzazione». Una attenzione che diventa vero e proprio accompagnamento umano per quelle coppie che devono affrontare gravidanze complesse, «nelle quali abbiamo riscontrato malformazioni nel feto incompatibili con la vita. Questi genitori ricevono tutto il sostegno medico, psicologico e umano. Anche per questo abbiamo creato un hospice neonatale, dove avvengono questi parti, purtroppo con esito non felice». Un percorso di accompagnamento umano, che riesce in gran parte dei casi a «elaborare il lutto e porsi positivamente nei confronti di una nuova gravidanza». Temi e percorsi che gli studenti di Medicina possono toccare con mano nel proprio percorso formativo. Anche per questo, aggiunge Lanzone, «stiamo collegando le aule di lezione in modo che possano far assistere – con tutti i permessi e il rispetto della privacy – gli studenti alle visite nei nostri ambulatori e interagire con il medico curante in tempo reale». Del resto nei 36 esami previsti dal corso ce ne sono due che sono di attività pratica, sul campo o nel centro di simulazione di medicina. «Se dovessi delineare un identikit di un buon medico – dice Lanzone – lo vorrei non secchione, ma curioso, preparato, aperto all’innovazione, capace di uno spirito critico anche per chi professa una fede», anche perché «le situazioni cliniche vanno comprese e ognuna può presentare opzioni differenti».

4.678
è il numero complessivo degli studenti iscritti alla facoltà di Medicina e chirurgia, che offre anche un corso di laurea in inglese
(dati al giugno 2021)

Ancora una volta ricompare l’importanza della centralità del paziente, su cui concorda l’ordinario di Ginecologia e ostetricia, il professor Giovanni Scambia, direttore scientifico della Fondazione Gemelli, Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico (Irccs), riconoscimento che il Gemelli di Roma ha ottenuto dal ministero della Salute nel 2018. «Sulla centralità del paziente vista da parte dei medici abbiamo fatto anche alcune pubblicazioni frutto della nostra riflessione interna». Ma l’attività dell’Irccs Gemelli ha portato, come spiega Scambia, a «rimettere a fuoco la struttura e tutti i servizi offerti centralizzandone la gestione. E allo stesso tempo compiendo un censimento dei progetti di ricerca in corso nel nostro Policlinico». Il riconoscimento del Gemelli come Irccs comporta per la facoltà di Medicina della Cattolica «un reciproco potenziamento e una interazione forte tra queste due realtà», che restano separate dal punto di vista gestionale, anche se nella realtà nell’atrio di ingresso del Policlinico si incontrano studenti diretti alla facoltà o impegnati sul campo.

23
sono i centri di ricerca attivati presso la facoltà. Di questi
soltanto uno è in collaborazione con Scienze della formazione di Milano e Agraria di Piacenza.

«Il Gemelli – aggiunge Scambia – è una grande realtà sanitaria, aperta alla città di Roma, al Lazio e anche al resto del Paese, e lo è anche nel campo della ricerca scientifica, con grande attenzione a una medicina sempre più personalizzata e all’uso di tecnologie innovative». L’obiettivo, conclude Scambia, «è che gli studenti possano vedere in concreto una didattica più avanzata».
Il tutto con una sensibilità di professionisti cattolici impegnati in questo campo. Professionalità e sensibilità che hanno portato il Policlinico Gemelli a essere l’ospedale che, assieme allo Spallanzani, ha gestito oltre il 70% dei pazienti ricoverati per Covid-19 di Roma e del Lazio. Naturale che il preside Bellantone non comprenda i motivi della campagna condotta da alcuni contro i vaccini, anche se «bisogna diversificare tra chi grida e chi grida di più», come dire tra chi ha una comprensibile ansia e coloro che la vogliono creare. Ma la facoltà di Medicina, così come il Policlinico Gemelli, proseguono per la propria strada. Consapevoli che le parole chiave scelte per il Centenario dell’ateneo dei cattolici, rappresentino indicazioni chiare, sottolinea il preside, per il futuro: scienza, salute e carità.



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