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Milano. Il vertice con Orban agita i 5 Stelle. Budapest: convergenze con l'Italia

Gianni Santamaria martedì 28 agosto 2018

Prove di alleanza, quantomeno strategica, in vista delle europee? Confronto sulla questione migranti anche qui in chiave europea, con al centro le possibili modifiche all’accordo di Dublino? L’incontro di oggi alle 17 nella prefettura di Milano tra il vicepremier Matteo Salvini e il primo ministro ungherese Viktor Orban sarà di sicuro tutto questo. Ma, già dalla vigilia, è anche motivo da un lato di polemica con le opposizioni, che faranno una manifestazione nella vicina piazza San Babila, dall’altro fonte di imbarazzo con gli alleati di governo. Questi ultimi hanno ribadito ancora ieri, per bocca del vicepremier Luigi Di Maio, la loro posizione.

L’incontro ha un carattere squisitamente politico (si legga: è Salvini che 'flirta' con i nazionalisti magiari, non noi) e non istituzionale. In più il ministro del Lavoro e capo politico pentastellato sottolinea, come hanno fatto già i capigruppo M5s nei due rami del Parlamento, che ai Paesi non intenzionati ad accogliere profughi con i ricollocamenti non an- drebbero erogati finanziamenti comunitari. In concomitanza con l’incontro milanese, a Roma il premier Giuseppe Conte riceve il suo omologo della Repubblica ceca, Andrej Babis. Questi alla vigilia ribadisce sì la linea dura sui migranti, ma rilascia anche dichiarazioni 'distensive' sul pericolo di uscire dall’Ue. Si tratta di un altro esponente di spicco del gruppo di Visegrad, che comprende - oltre a Praga - Polonia, Slovacchia e appunto Ungheria.

Il premier ceco arriva nella Capitale in risposta a un invito di Conte a discutere proprio di ricollocamenti. «Sarebbe un grande successo, se dopo il nostro incontro Babis volesse accogliere sul territorio della Repubblica ceca un migrante dall’Italia», aveva detto a fine luglio Conte in un’intervista rilasciata alla tv pubblica ceca. Dai Paesi un tempo Oltrecortina continua, infatti, l’alzata dei muri e del filo spinato, per nulla metaforico, verso i migranti.

Nel centrodestra continua l’altalena. Giorgia Meloni (Fratelli d’Italia), da lungo tempo vicina a Orban, pare sempre più in consonanza con la Lega. Forza Italia, invece, con Antonio Tajani invita Salvini ad approfittare dell’incontro per coinvolgere Orban in un processo di ridiscussione del regolamento di Dublino che con i suoi meccanismi di fatto 'lega' i migranti al Paese di primo approdo. Tra le opposizioni e Salvini il clima è molto più teso, anche per effetto del braccio di ferro appena consumatosi sul destino dei 177 migranti della nave Diciotti. Il ministro dell’Interno leghista tiene il punto.

Anzi rilancia, prendendo spunto da una notizia proveniente dall’Australia, dove si è verificato il primo arrivo di un barcone dopo quattro anni, e i profughi sono stati subito arrestati. «Questo è il modello a cui voglio arrivare! Evviva la civile e seria Australia», ha twittato. Anche il ministro degli Esteri ungherese Peter Szijjarto fa riferimento, in generale, all’Australia per ribadire che «ci sono punti di convergenza» tra Budapest e Roma sulla politica migratoria.

«L’Ungheria ha già dimostrato che i confini di terraferma possono essere difesi. Australia e Italia che anche quelli marittimi possono esserlo ». Solo pochi giorni fa lo stesso Szijjarto aveva parlato di identità di vedute tra i due Paesi, mentre il capo della nostra diplomazia Enzo Moavero Milanesi aveva sottolineato le diversità, visto che si era appena visto respingere dall’omologo magiaro la richiesta di prendere in carico una quota di migranti della Diciotti. In contemporanea con il colloquio Salvini-Orban Pd, Leu e Possibile si mobilitano. Insieme a pezzi di società civile 'pro Ue' e a favore dell’accoglienza, come Cgil, Anpi e anche St. Ambroeus Football Club, la prima squadra italiana di rifugiati e migranti. In piazza San Babila tutte queste sigle daranno vita al presidio di protesta 'Europa senza muri'.