Agorà

Il nuovo romanzo. Ken Follet e l'alba della cattedrale

Ken Follett martedì 15 settembre 2020

Lo scrittore britannico Ken Follett

Nel 1989 la pubblicazione di I pilastri della Terra fu una sorpresa per molti. Non che l’autore, il gallese Ken Follett, non fosse considerato da tempo un campione internazionale del best seller. Fino a quel momento, però, il suo campo d’elezione era stato lo spionaggio contemporaneo (un titolo per tutti: La cruna dell’ago del 1978). Come mai, allora, quel brusco salto nel Medioevo, più esattamente nel XII secolo? Siamo nell’immaginaria cittadina inglese di Kingsbridge, sono in corso i lavori per la costruzione della cattedrale e il priore Philip, uomo buono e giusto, cerca con alterno successo di contrastare lo strapotere delle gerarchie ecclesiastiche. Lo stesso Follett ha spiegato i motivi di questa scelta diversi anni più tardi, in Bad Faith / Cattiva fede, un piccolo libro pubblicato in Italia nel 2017 da Edb. Cresciuto in una congregazione protestante di strettissima osservanza, si è dedicato allo studio dell’architettura per completare la sua formazione di scrittore e si è lasciato conquistare dalla complessità simbolica delle cattedrali. Da qui la parziale riscoperta del cristianesimo, rispetto al quale Follett continua tuttavia a nutrire l’atteggiamento polemico già presente nei Pilastri della Terra – diventato nel frattempo una serie tv – e negli altri romanzi che compongono il cosiddetto “ciclo di Kingsbridge”: Mondo senza fine del 2007, nel quale fa la sua apparizione la grande pestilenza del Trecento, La colonna di fuoco del 2017, ambientato all’epoca della Riforma, e il nuovo Fu sera e fu mattina (traduzione di Annamaria Raffo, Mondadori, pagine 792, euro 27,00, in libreria da oggi), del quale anticipiamo un brano. In questo romanzo Follett retrocede ulteriormente nel tempo, fino agli anni che precedono il Mille, quando si intensificano le scorrerie dei vichinghi sulle coste britanniche. Ancora una volta si assiste allo scontro tra un vescovo dispotico, Wynstan, e un monaco idealista, Aldred, per il quale la diffusione del sapere non è meno importante della predicazione del Vangelo. Lo schema, insomma, è lo stesso dei Pilastri della Terra e anche e ugualmente discutibile. Ciò non toglie che, quando si tratta di descrivere chiese e abbazie, Follett abbia decisamente mano felice, come ha dimostrato di recente con il breve saggio su Notre–Dame (edito sempre da Mondadori) i cui proventi sono destinati alla ricostruzione della cattedrale di Parigi. (Alessandro Zaccuri)

L’avanguardia degli invasori era composta da una decina di uomini e due donne dall’aspetto terrificante, tutti con corazze di pelle, armati di lance e accette. Edgar vide che non indossavano elmi e, mentre la paura gli saliva in gola come bile, si rese conto che non avevano alcun bisogno di proteggersi dai cittadini inermi. Alcuni avevano già con sé un bottino: una spada con l’impugnatura tempestata di gemme, pensata più per essere ostentata che per combattere, un sacchetto di monete, una veste di pelliccia, una sella preziosa con le parti metalliche in bronzo dorato. Uno conduceva a mano un cavallo bianco che Edgar riconobbe: apparteneva al proprietario di una delle barche da pesca per le aringhe; un altro portava una ragazza riversa su una spalla, ma Edgar vide con sollievo che non si trattava di Sunni. Indietreggiò, però i vichinghi continuavano ad avanzare, e lui non poteva scappare perché doveva trovare Sunni. Pochi cittadini coraggiosi resistevano, ma gli volgevano la schiena e Edgar non poté capire chi fossero. Alcuni brandivano accette e pugnali, un altro un arco con le frecce. Per qualche lungo attimo lui rimase a fissarli, impietrito dalla vista delle lame affilate che affondavano nella carne umana, dalle urla dei feriti che ululavano come animali e dall’odore della città in fiamme. L’unica violenza a cui aveva mai assistito erano le zuffe tra ragazzi rissosi e uomini ubriachi. Quello spettacolo gli era nuovo: sangue che zampillava a fiotti, viscere esposte, grida di terrore e di dolore. Edgar era paralizzato dalla paura. I commercianti e i pescatori di Combe nulla poterono contro quegli aggressori che vivevano di violenza.

La gente del posto fu falcidiata in pochi attimi e i vichinghi avanzarono ancor più numerosi. Edgar si riscosse e cercò riparo dietro una casa. Doveva assolutamente fuggire dai vichinghi, ma non era così terrorizzato da dimenticarsi di Sunni. Gli assalitori avanzavano per la strada principale, inseguendo i cittadini che fuggivano lungo la stessa via, ma dietro le case non c’erano vichinghi. Ogni abitazione aveva circa mezzo a- cro di terra: quasi tutte le famiglie avevano orti e alberi da frutta, le più ricche anche un pollaio o un porcile. Edgar corse da un orto all’altro, diretto verso la casa di Sunni. Lei e Cyneric vivevano in una costruzione simile a tutte le altre, a parte l’aggiunta di un capanno addossato alla casa dove si produceva il formaggio, realizzato con una mistura di pietre, sabbia, argilla e paglia, e riparato da una tettoia di sottili tegole di pietra, il tutto pensato per offrire un ambiente fresco. Si trovava ai margini di un piccolo campo in cui pascolavano le mucche. Edgar raggiunse la casa, spalancò la porta e si precipitò dentro. Vide un uomo tarchiato con i capelli neri steso a terra. Era Cyneric. Le canne tutto intorno erano zuppe di sangue, e lui giaceva immobile. Aveva una ferita tra il collo e la spalla, che ora non sanguinava più, e Edgar capì senza ombra di dubbio che era morto.

Il cane bianco e marrone di Sunni, una femmina di nome Brindle, si era rifugiato in un angolo, e tremava e ansimava come fanno gli animali quando sono terrorizzati. Ma lei dov’era? In fondo alla casa c’era un’apertura che conduceva al capanno. La porta era aperta, e mentre Edgar la raggiungeva sentì Sunni urlare. Entrò nel capanno. Vide la schiena di un vichingo alto con i capelli biondi. Era in corso una specie di colluttazione: un secchio di latte si era rovesciato sul pavimento di pietra e la mangiatoia per le mucche era stata capovolta. Un attimo dopo Edgar capì che l’avversario del vichingo era Sunni. Il suo volto abbronzato era stravolto dalla rabbia, la bocca spalancata a mostrare i denti bianchi, i capelli scuri tutti scarmigliati. Il vichingo stringeva in mano un’accetta, ma non la stava usando. Con l’altra mano cercava di costringere Sunni a terra, mentre lei tentava di colpirlo con un grosso coltello da cucina. Evidentemente l’intento dell’uomo era quello di catturarla e non di ucciderla, perché una donna giovane e sana avrebbe fruttato molto denaro come schiava. Nessuno dei due vide Edgar. (© Ken Follett 2020 © 2020 Mondadori Libri S.p.A., Milano)