Il giovane Denys, dall'Ucraina pattinando per la pace
Il 14enne Kovalenko, talento del pattinaggio, con la madre è fuggito dalla guerra e si è rifugiato a Roma dove oltre a studiare grazie a "Sport Senza Frontiere" ha ripreso a pattinare sul gh

Grazie all’appoggio di “Sport Senza Frontiere” il talentuoso Kovalenko gareggia per la società Mezzaluna di Mentana ed è già ai vertici del nostro ranking La rinascita, anche sportiva, del quattordicenne pattinatore sul ghiaccio, fuggito con la madre dalla guerra e dalla sua Karkhiv. Ora vive a Roma dove studia e si allena Tutti invocano la pace, ma sul fronte russo-ucraino la guerra, a causa della follia dei potenti della terra, tarda a cessare. A Kharkiv, come una lastra di ghiaccio, in questo freddo inverno alle spalle, cadendo ha spezzato i sogni di intere generazioni di sportivi e non. E, senza un gancio da quel cielo da dove piovono bombe, stavano sfumando anche i sogni del 14enne Denys Kovalenko, astro nascente del pattinaggio su ghiaccio. Denys voleva continuare a crescere e a pattinare lì, nella sua terra, ma assieme a sua madre, Snezhana, è dovuto scappare per mettersi in salvo dagli orrori della guerra. Eppure, fino all’attacco delle milizie di Putin, a Kharkiv il ragazzo viveva giornate tranquille nella confort zone della sua famiglia. La mattina sveglia alle 5 e alle 6 pattini ai piedi per i primi giri di giornata sulla pista del palaghiaccio locale. Perché il giovane Kovalenko ci sa fare e per gli esperti è destinato a grandi traguardi, per sé e per l’orgoglio dell’Ucraina. Nella sua prima vita di adolescente c’era la scuola e al pomeriggio la seconda seduta di allenamenti. Tutto questo fino al doppio tragico scivolone: quello universale del Covid del 2020 e poi la coda tragica del 24 febbraio 2022: il giorno dello scoppio del conflitto fratricida russo- ucraino. Tanti dei bambini e di quei ragazzi suoi coetanei che facevano sport agonisticofiniti nella lunga lista luttuosa. Tra le oltre 40mila vittime – soldati e civili dell’ultimo anno – vanno aggiunti anche quei 3 milioni di giovani vite ucraine cadute in stato di indigenza, di cui la metà, circa 1,5 milioni, soffrono anche di gravissimi problemi di salute, per lo più patologie mentali causate dagli eventi bellici. Quei ragazzi nati e cresciuti in quei luoghi vicini al fronte del conflitto si calcola che abbiano trascorso almeno 7 mesi della loro esistenza nei bunker per evitare di finire sotto le macerie o peggio ancora negli obitori. Per sfug-gire a tutto questo Denys è entrato a far parte di quella parte del suo popolo in fuga.
Un esodo rischioso che per lui poteva significare anche la fine dell’attività sportiva. Game over. Dall’oggi al domani, più nessuna possibilità di prendere parte alle gare e quindi di vincere l’agognata Coppa d’Ucraina. Sacco in spalla, a Denys era rimasto solo il tempo necessario per mettersi in salvo. Braccato, comprende che non ha altra scelta se non infilare i pattini con le lame nello zaino e fuggire da Kharkiv. È scappato assieme a sua madre Snezhana, destinazione Roma. Ospiti di una famiglia in un alloggio a piazza Bologna. Mamma Snezhana una volta che si erano sistemati ha cominciato a chiedere aiuto affinché il talento di Denys non andasse perduto. Il ponte della libertà e della salvezza glie lo ha creato “Sport Senza Frontiere”, l’associazione che realizza progetti d'inclusione sociale attraverso lo sport per contrastare la povertà e la diseguaglianza. E nel caso di Denys è un ponte per mettere al riparo giovani vittime della guerra. Così, grazie all’accoglienza e al lavoro umanitario svolto dal team dell'Associazione romana, Denys è tornato ad allenarsi con continuità in una struttura all’avanguardia. Il pattinaggio è stato fondamentale per aiutarlo a superare lo stress e le difficoltà causate dal trauma del “fuggiasco bellico”. Denys adesso ha trovato una nuova casa nel quartiere di Ponte Mammo-lo, studia all’Istituto “Gerolamo Cardano” di Monterotondo, ma ogni giorno continua a mantenere il legame con il suo Paese mediante le lezioni a distanza con una scuola ucraina. Qui, nella sua nuova terra sono ripresi gli allenamenti: tre ore al giorno al Palaghiaccio Mezzaluna di Mentana dove con il suo talento è subito diventato la punta di diamante dell’omonima società sportiva. « Denis ha una grandissima resilienza, ama così tanto il suo sport da non fermarsi davanti alle difficoltà.
Si sveglia prestissimo la mattina, attraversa la città per andare a scuola e poi si allena 3-4 ore al giorno prima di tornare a casa per studiare. Il suo esempio ci dimostra che non esiste nulla di impossibile quando sei mosso da una passione come la sua per il pattinaggio », dicono in coro i dirigenti della Mezzaluna e il team di “Sport senza Frontiere” che lo assiste quotidianamente nell’ambito del “Progetto Joy”. Progetto che ora all’interno del circuito sportivo ha inserito anche le mamme dei giovani atleti stranieri, come testimonia l’ultima Maratona di Roma del 25 marzo scorso che ha visto la partecipazione delle staffette di donne ucraine che hanno corso per la pace. Ma torniamo in pista con Denys che si impegna, suda e sgobba per un obiettivo che è alla sua portata: diventare il n.1 in Italia. Dopo la prima gara importante di Bolzano, 1° nella categoria Gold, a Bressanone ai primi di aprile ha sfiorato il bis conquistando il 2° posto nella Coppa Italia di categoria. Prove di avvicinamento al grande sogno: le Olimpiad. Difficile al momento e anche prematuro capire se un giorno Denys si presenterà ai Giochi sotto la bandiera tricolore italiana o quella gialloblù dell’Ucraina, dove a vivere nella casa dei Kovalenko è rimasto solo il papà. Lì nel quartiere sono rimasti anche gli amici di Denys. Ricordi che affiorano nella sua mente di ragazzino e che a volte gli impediscono di essere sorridente e spensierato come i nostri ragazzi nati e cresciuti lontani dagli scenari della guerra. Ma a consolarlo ci sono i miglioramenti costanti in pista e il ranking che lo vede ai vertici della nostra classifica nazionale.
« Provo a migliorarmi ogni giorno per raggiungere sempre nuovi traguardi. Il futuro? Competere nelle più grandi tornei internazionali e confrontarmi con i migliori pattinatori del mondo. Tutto questo potrò realizzarlo grazie all’Italia che ci ha accolti e alla mia società sportiva in cui sono stato molto fortunato nell’incontrare allenatori, professionisti preparati e dediti al loro lavoro, che hanno capito il mio potenziale e si sono dedicati ad affinare il mio stile di pattinaggio». Parole da piccolo uomo che sta crescendo e che è riuscito più in fretta di un volteggio sul ghiaccio a superare gli ostacoli dell’inclusione che non è mai scontata, specie in questi tempi di grande confusione politica internazionale. « Lo sport è tutta la mia vita, è un'opportunità per migliorare come persona – continua Denys - . Lavorando sul corpo provo sempre nuove emozioni e nuove conoscenze. Tutto questo mi fa sentire speciale e sempre più sicuro di me stesso e delle mie possibilità. Non è stato tutto facile, ma il senso della mia vita sta dentro al pattinaggio artistico dove devi esercitarti tanto prima di riuscire a saltare. All'inizio sai che dovrai cadere molte volte prima di fare anche il più piccolo dei progressi. Però, passo dopo passo, mi sto avvicinando a qualcosa di bello e di molto importante. Le sconfitte, come le cadute, non mi abbattono. Io non mollo mai, cado, mi rialzo e torno subito ad allenarmi e so che quello che oggi mi fa stare male, nella vita di tutti i giorni, così come nel mio sport, domani mi renderà ancora più forte». Forse, almeno nel cuore di Denys, la guerra in Ucraina è già finita.
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