Erika Piancastelli: «Sogniamo le Olimpiadi con la nostra Italia del softball»

Uno sport dominato dalla Nazionale femminile trascinata dalla fuoriclasse 29enne, figlia d’arte: «Sorriso e rispetto per tutti: ora puntiamo ai Giochi 2028»
October 6, 2025
Erika Piancastelli: «Sogniamo le Olimpiadi con la nostra Italia del softball»
La fuoriclasse azzurra Erika Piancastelli
Un trionfo, con otto vittorie in nove partite, l’ultima in extremis contro l’Olanda in finale. L’Italia del softball ha conquistato in Repubblica Ceca il suo quattordicesimo campionato europeo. Una vittoria, dove ha brillato Erika Piancastelli, 29 anni, nata a Modena e trasferitasi negli Stati Uniti da bambina. Per la giocatrice azzurra che nell’ultima stagione si è divisa tra Italia e Giappone, dove ha militato in una delle migliori leghe del mondo, una vittoria speciale. «Di solito – spiega l’italiana, al quinto titolo continentale – i successi portano sempre le stesse emozioni: orgoglio, felicità, soddisfazione. Ma quest’anno ho sentito tutto in maniera più forte. Un orgoglio enorme perché l’Italia si è fatta sentire. Soprattutto dopo la sconfitta contro la Spagna, non abbiamo mai mollato».
«Felicità – aggiunge la ricevitrice ed esterna azzurra- perché in ogni momento che vivo con questa squadra non faccio altro che sorridere. Gioco in tantissimi posti, in tantissime squadre diverse, ma niente si può paragonare a come mi sento quando sto con le ragazze della Nazionale. Abbiamo un legame molto forte e questo ci aiuta tanto in campo. Soddisfazioni perché vincere due volte di fila non è facile. Tutti vogliono vincere contro l’Italia e questo aggiunge ancora più pressione su di noi. Ma più pressione metti sull’Italia, più forti diventiamo».
Un successo, quello della squadra guidata dal coach statunitense Craig Montvidas, assistito tra gli altri dalla leggenda azzurra Greta Cecchetti, costruita a partire da un gruppo solido. «Questa squadra è veramente speciale e si vede ogni volta che entriamo in campo. Giochiamo insieme e ci spingiamo ogni giorno a dare sempre un po’ di più». «Purtroppo non abbiamo tanti incontri prima di un torneo per preparaci al 100% - prosegue Erika - Però sappiamo che ogni ragazza, singolarmente, sta facendo di tutto per arrivare pronta. E quando siamo tutte insieme abbiamo una forza enorme».
Un aspetto, quello del giocare insieme e dell’essere squadra, che aveva fatto innamorare del suo sport Erika, figlia di Pier, giocatore di baseball in Serie A e di Loredana Auletta, 61 volte azzurra di softball, già olimpionica a Sydney 2000. «Mi piace sapere – racconta - che non sono sola e che se un giorno io non ce la faccio, quella di fianco a me ce lo fa. Se un giorno il mio massimo e 40%, la squadra a il 60% in più che serve. Sì vince e si perde insieme». Un amore, quello per il “batti e corri” coltivato durante le scuole superiori e l’università negli Stati Uniti. «Nei miei quattro anni alla McNeese (ateneo pubblico della Louisiana, dove la maglia numero 16 di Erika è stata ritirata) – ricorda l’atleta cresciuta in California e laureata in scienze motorie - ho iniziato a capire che potevo fare molto di più con questo sport. Non ho mai immaginato che potessi fare quello che ho fatto, ma sapevo che non volevo smettere. E quando ci penso, questo sport mi ha dato veramente tanto. Le mie migliori amiche, l’opportunità di viaggiare il mondo, la possibilità di realizzare il mio sogno di andare ai Giochi Olimpici, e tanto altro. Sono e ne sarò sempre grata». Un’atleta cresciuta in un’altra cultura sportiva («negli Usa lo sport è ovunque, ci sono campi e squadre dappertutto») che tra campo e palestra durante la stagione si allena praticamente tutti i giorni e che nella sua lunga carriera ha messo insieme diverse esperienze, tra Giappone e Stati Uniti, da cui ha appreso tanto. «Dal punto di vista umano ho imparato che bisogna sempre avere rispetto per le persone, il loro paese, e la loro cultura – dice la 29enne - Dal punto di vista sportivo ho imparato che ci sono tantissimi modi diversi di praticare il softball. Strategie di gioco diverse e modi di allenarsi diversi. In Giappone soprattutto ho imparato quanto sia importante avere rispetto per le tue compagne di squadra, il campo, il materiale, e l’avversario».
Stare su quei palcoscenici ha consentito ad Erika di diventare un’ispirazione per chi pratica softball. «È una cosa che mi motiva ogni giorno a dare il mio meglio e a continuare – dice - cerco sempre di trasmettere fiducia e gioia quando gioco. Voglio essere quella in campo che sorride sempre e si vede che sta facendo qualcosa che ama veramente tanto. Voglio anche essere molto onesta riguardo il mio percorso. Sulla mia salute mentale, il mio successo, i miei fallimenti, i miei obiettivi. Voglio essere una persona aperta e che i ragazzi sappiano che mi possono chiedere qualsiasi cosa e gli dirò la verità».
Un’atleta, Erika, che ha un sogno, quello dei Giochi di Los Angeles, dove il softball rientra dopo la pausa di Parigi 2024 e dove la ragazza nata a Modena avrebbe la possibilità di superare mamma Loredana per partecipazioni a cinque cerchi. «Abbiamo tantissima possibilità di andarci – spiega Erika, già sul diamante a Tokyo 2020 - C’è tanto lavoro da fare ma la grinta, la motivazione, e la squadra c’è. Sicuramente cambierà il fatto che non è durante una pandemia quindi ci sarà un pubblico enorme. Ogni partita sarà importante e sarà contro un avversario forte». I Giochi negli Usa però saranno solo un’altra tappa nella carriera dell’azzurra. «Nel futuro mi aspetto ancora tanto softball - conclude- e spero di continuare a crescere come atleta e come donna». Una campionessa che guarda lontano divisa tra l’Italia e gli Stati Uniti.

© RIPRODUZIONE RISERVATA