"San Damiano": entrare con un film nel mondo dei senza dimora
di Tiziana Lupi
Il 10 ottobre arriva nelle sale il duro documentario dei registi Sassoli e Cifuentes: «Due anni di riprese con gli invisibili di Roma e la loro umanità»

Leggi il titolo e, complice la vicinanza con il 4 ottobre, pensi subito che si tratti di un film su san Francesco. Non è così eppure, guardando San Damiano, il pensiero corre all’amore del Santo di Assisi per i lebbrosi, gli intoccabili, quelli che nessuno voleva nemmeno vedere. Perché San Damiano è un film che, per la prima volta, rende visibili gli invisibili, restituendo loro umanità e dignità. Il 10 ottobre, Giornata internazionale delle persone senza dimora e della salute mentale, torna di nuovo al cinema dopo la prima uscita dello scorso mese di aprile. Alla fine della proiezione, tutte le sale interessate si collegheranno in diretta streaming con il Cinema Don Bosco di Roma per un dibattito-spettacolo che coinvolgerà artisti, giornalisti e rappresentanti delle associazioni, trasformando la visione in un’esperienza collettiva nazionale. E pensare, che raccontano i due registi Gregorio Sassoli e Alejandro Cifuentes, inizialmente il film era stato rifiutato da tutti i distributori tradizionali.
L’uscita del 10 ottobre è stata (non a caso) anticipata da una proiezione nella Filmoteca Vaticana, a poche centinaia di metri dal colonnato di Piazza San Pietro sotto al quale, a partire dal tramonto, trovano spazio le tende di tanti “invisibili” che lì non solo hanno la possibilità di mangiare ma anche di lavarsi grazie alle docce fortemente volute da papa Francesco: «Alla stazione Termini, dove abbiamo girato il nostro film, a un certo punto i senzatetto erano stati spostati; a san Pietro, invece, sono intoccabili per espresse disposizioni del pontefice» spiegano i registi. Sono invisibili come Damian, il trentacinquenne protagonista del film di Sassoli e Cifuentes, che non vuole essere definito senzatetto perché, dice, un tetto ce l’ha. E poco importa che si tratti della cima di una torre delle antiche Mura Aureliane che sovrastano la stazione perché quella pericolosa sistemazione su cui deve letteralmente arrampicarsi gli evita di unirsi ai tanti che dormono per strada in via Marsala, a ridosso dell’ostello Don Luigi Di Liegro della Caritas e del centro di accoglienza Binario 95. Un microcosmo popolato di senza dimora arrivati da ogni parte del mondo, cartoni trasformati in materassi di fortuna e confezioni di vino a buon mercato che i registi, prima di girare il film, frequentavano come volontari, distribuendo pasti con la comunità di Sant’Egidio: «Una sera, spinti dal desiderio di conoscere più a fondo quella realtà, abbiamo deciso di trascorrere una notte a Termini – raccontano -. Poco prima di coricarci si avvicina un giovane polacco con una curiosa inflessione calabrese. Con una barzelletta riesce a rompere immediatamente il ghiaccio e, quasi come un mago, ci rivela di non dormire per terra come molti altri, ma di aver trovato un rifugio sopraelevato che chiama “la mia torre”». Il giovane era Damian e quell’incontro ha segnato l’inizio di due anni trascorsi da Sassoli e Cifuentes alla stazione Termini, il cui risultato visibile è San Damiano, un film che non si limita a osservare dall’esterno ma offre una prospettiva cruda e autentica dall’interno, senza filtri, con una vicinanza autentica alle vite dei senza dimora. Le uniche voci del film sono quelle dei protagonisti: Damian Eigeniusz Bielicki che, arrivato a Roma da un ospedale psichiatrico polacco, vuole essere un cantante e scrive libri; e, con lui, Sofia Noviello, la sua “fidanzata”, donna forte e carismatica che chiede l’elemosina a via Marsala e gli rimane vicino anche quando lui la picchia perché, dice, “lo amo”, Alessio, Christopher, Vincent, Dorota, Felice e Costantino, un pensionato che la casa ce l’ha ma è solo quanto loro o, forse, anche più di loro.
Va detto, San Damiano non è facile da guardare e la tentazione di voltarsi dall’altra parte, come troppo spesso facciamo nella vita quotidiana, ti accompagna per tutto il film. Su quel tratto di strada accanto alla stazione dove ogni giorno si lotta per la sopravvivenza si vede o si intravede di tutto, dalle liti alle risse e, persino, al sesso rubato dietro a una macchina per guadagnare qualche spicciolo: «È un film che racconta una realtà non addomesticata senza quei canoni che ci rassicurano. Una storia che ci consegna una sana dose di disturbo» afferma don Davide Milani, presidente della Fondazione Ente dello Spettacolo. Con lui Giuseppe Dardes della Federazione Italiana Organismi per le Persone Senza Dimora: «È un’esperienza urticante ma abbiamo bisogno di recuperare lo sguardo. San Damiano è uno zoom sulle persone senza dimora più gravi, quelle che rifiutano i servizi e il dormitorio. Dobbiamo chiederci se, come società, siamo in grado di rispondere alle loro domande scomode, se abbiamo risposte diverse da quelle consuete per queste persone irriducibili». «La parola chiave è l’ascolto – sottolineano i registi – Noi abbiamo lasciato Damiano e gli altri liberi di esprimersi e loro hanno deciso di mostrarsi in un certo modo. Le loro sono vite molto dure». Ed è stato duro anche il primo approccio con alcuni senzatetto all’inizio delle riprese: «C’è stata diffidenza, nella nostra direzione sono volate anche alcune bottiglie. Con il passare del tempo, però, questi gesti ostili si sono trasformati in abbracci calorosi. Hanno capito che il nostro scopo non era “rubare” un pezzo della loro vita per poi svanire nel nulla ma, piuttosto, restare, osservare, raccontare». Questo ha permesso a Sassoli e Cifuentes di sviluppare legami profondi, in particolare con Damian con il quale, «nonostante ora si trovi in un carcere psichiatrico in Polonia, continuiamo a sentirci ogni domenica al telefono». E che, nel titolo del film, hanno definito “santo” «perché in lui arde una luce costante, una tenacia che lo spinge a sognare e a creare anche quando la vita lo ha portato sulla strada, dentro la cella di un carcere o dentro le mura di un ospedale psichiatrico. Nonostante tutte le avversità e la durezza della vita, Damiano è un’anima autentica che non si arrenderà mai alla banalità del mondo». San Damiano è prodotto da Gregorio Sassoli per Red Sparrow e Guendalina Folador per Askesis Film, con il sostegno del Ministero della Cultura.
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