sabato 21 maggio 2016
Quella ZANZARA che anticipò il '68
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Nel 50° anniversario del processo alla “Zanzara”, lunedì prossimo alle 10.30 al Piccolo Teatro Strehler di Milano (largo Paolo Grassi 2), si svolgerà il convegno aperto alla cittadinanza “La Zanzara e oltre”. Dopo l’intervento del preside del Liceo Parini, Giuseppe Soddu, interverranno i protagonisti di allora, Marco de Poli, direttore de “La Zanzara”, Claudia Beltramo Ceppi Zevi, autrice insieme a Marco Sassano dell’inchiesta che fece scandalo, tutti e tre imputati al processo insieme al preside Daniele Mattalia. Seguirà l’intervento dell’avvocato Carlo Smuraglia, componente del collegio di difesa degli studenti rinviati a giudizio dalla procura della Repubblica. Interverranno tra gli altri, gli ex studenti del Parini e principali firme del giornale studentesco di quegli anni, il filosofo Salvatore Veca, Giulio Ballio, rettore emerito del politecnico di Milano, l’imprenditore Ludovico Juncker. A partire da lunedì, inoltre, nell’atrio del Parini in via Goito 4, sarà allestita la mostra “Il caso della Zanzara tra cronaca e storia”, visitabile negli orari di apertura della scuola. Il poeta Mario Luzi una ventina di anni fa in un incontro avuto nel suo vecchio liceo con gli studenti del Parini di Milano, ricordava che da ginnasiale spesso arrivava in ritardo a scuola, perché attratto dai barconi che defluivano lungo il tratto di naviglio di via San Marco e di via Fatebenefratelli, davanti all’attuale Questura, dove allora aveva sede l’istituto. Il liceo milanese, voluto da Maria Teresa d’Austria nel 1774, come luogo di formazione della classe dirigente milanese, fu ospitato presso il Palazzo di Brera, dove l’abate Parini, docente di Eloquenza, tenne il discorso inaugurale. zanzara.jpgNel corso del tempo la borghesia milanese, tenendo fede agli intenti di Maria Teresa, ha mandato i propri figli a formarsi nel liceo che dalla metà degli anni Trenta del secolo scorso è in via Goito, tra loro personaggi di primo piano della storia, della letteratura e del giornalismo, come Alessandro Manzoni, Clemente Rebora, Carlo Emilio Gadda, Dino Buzzati, Carlo Cattaneo, Camilla Cederna, Walter Tobagi. Aveva fatto un certo effetto a chi come me trent’anni fa varcò la soglia del Parini, fresco di nomina perché vincitore di concorso a cattedra, quel verso di Giuseppe Parini tratto dall’ode La Gratitudine: «Chi sovra l’alta mente il cor sublima meglio se stesso e i sacri ingegni estima», inciso sulle pareti dell’atrio della scuola, come pure le due rampe di scale che d’improvviso si innalzano a spirale e portano davanti all’ufficio del preside. Il dirigente scolastico mi raccomandò prudenza, perché gli studenti erano po-liticizzati e figli della borghesia bene di Milano. Nella sala dei professori, i tavoli a forma di elle in ciliegio massiccio, che recavano i nomi di ogni docente sui cassetti sottostanti, e dunque il posto dove sedersi durante il collegio dei docenti, metteva soggezione a chi come me a 25 anni durante quelle riunioni sedeva di fianco a insigni grecisti e latinisti.  L’istituto di via Goito è a metà tra via Solferino, sede del “Corriere della Sera” e piazza Cavour, fino a pochi anni fa sede storica delle redazioni di molti quotidiani nazionali. L’intreccio borghesia-organi di informazione, spiega la particolare attenzione dei media sul liceo Parini, istituto che nel corso degli anni spesso ha anticipato ciò che sarebbe successo nella società, facendone un osservatorio privilegiato. E l’attenzione non solo dei media italiani, ma anche dei principali quotidiani europei si concentrò sui ragazzi del Parini nel 1966, quando il numero di febbraio del giornalino degli studenti, “La zanzara”, si occupò di educazione sessuale. I redattori decisero di fare un numero speciale sull’argomento, dopo quello sulla Resistenza nel corso del quale si evidenziò che i pariniani non sapevano granché di lotta partigiana. I pareri degli studenti esprimevano il bisogno di avere rapporti sessuali anche prima del matrimonio e le ragazze rivendicavano un ruolo più libero riguardo ai costumi. Tre studenti, il direttore responsabile De Poli diciottenne, Marco Sassano e Claudia Beltramo Ceppi diciassettenni, furono denunciati da un gruppo di genitori, la procura li rinviò a giudizio. I redattori della “Zanzara” furono accusati di turbare la morale pubblica, e come se non bastasse anche di esercizio abusivo della professione giornalistica, visto che il direttore responsabile, di solito uno studente dell’ultimo anno del liceo, secondo l’accusa non era iscritto all’ordine dei giornalisti. Sul banco degli imputati finì anche il preside Mattalia, una firma che spesso compariva tra le pagine della “Zanzara”, per aver autorizzato la pubblicazione dell’inchiesta scandalistica. Al fianco degli studenti si schierarono gratuitamente i più autorevoli avvocati del foro milanese, Giandomenico Pisapia, Carlo Smuraglia, Alberto Dall’Ora e Giacomo Delitala, il processo che si svolse a fine marzo di quell’anno fu seguito da quattrocento giornalisti delle principali testate italiane e straniere, compresi “Le Monde” e il “New York Times”.  L’assoluzione piena non solo portò la serenità tra i banchi dell’istituto di via Goito, ma segnò indelebilmente il passo, fu il segno premonitore di un ’68 alle porte, che avrebbe spinto alla ribellione la gioventù di tutto il mondo. Erano anni di boom economico e di parziale benessere anche tra le classi sociali meno abiette, che aspiravano a mandare i figli a scuola perché migliorassero la loro condizione sociale. Il liceo Parini aveva aperto le porte anche ai i figli degli operai, tra loro c’era Walter Tobagi, che della redazione della “Zanzara” faceva parte. Cooptato come collaboratore in prima liceo, entrò come redattore l’anno successivo, intensificando il suo impegno giornalistico con Vittorio Zucconi, che era il caporedattore. Nell’atrio del liceo Parini una targa ricorda Walter Tobagi, ammazzato dal furore del terrorismo rosso, quando era giornalista al “Corriere della sera”.
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