mercoledì 6 dicembre 2023
Grande chitarrista con la passione per il jazz, aveva iniziato a suonare negli anni 60 nelle balere per poi diventare sessionman dei cantautori e grande solista. Ha scritto anche diversi libri
Il chitarrista Marco "Jimmy" Villotti, scomparso all'età di 79 anni

Il chitarrista Marco "Jimmy" Villotti, scomparso all'età di 79 anni - Ansa

COMMENTA E CONDIVIDI

«Jimmy Villotti era un grande personaggio, un amico che conosceva e raccontava tanti aneddoti, in particolare sulla storia degli orchestrali ferraresi. Era un genio, scriveva dei libri assurdi, e poi era un chitarrista eccezionale. Una persona di una leggerezza unica. Negli anni passati ci vedevamo sempre la sera da Vito. Sono addolorato per la sua scomparsa e dispiace tanto non averlo potuto salutare». Così Francesco Guccini alla notizia della scomparsa dello storico sodale di tanti dischi e concerti Jimmy Villotti, straordinario chitarrista bolognese compagno di strada e di palco per tanti anni.

Villotti se n’è andato l’altra notte all’età di 79 anni. Il nomignolo con cui per decenni ha caratterizzato la scena musicale viene da quando, con i primi guadagni nelle orchestre delle balere, comprò una Porsche come quella di James Dean, il suo idolo. Da quel giorno tutti cominciarono a chiamarlo Jimmy, anziché Marco, e Jimmy fu per 60 anni, fino alla notte scorsa, stroncato a Bologna da una malattia che non gli ha dato tregua.

Marco Jimmy Villotti è stato una dei simboli musicali di cui Bologna giustamente si fregia, ma in credito con la popolarità, anche se il successo lo accompagnava da sempre, nella città jazzistica di cui lui è stato forse il talento più cristallino, al pari della modestia, dell'ironia, di una simpatia innata che ne hanno fatto un autentico personaggio.

Meteors, Checco e i Baci, Jimmy Mec sono solo alcuni dei nomi di quei complessi che a volte riuscivano ad incidere anche dei dischi a 45 giri, in cui Villotti era già un chitarrista seguitissimo dai giovanissimi. Poi negli anni '70 cominciò l'intensa attività di sessionman con Lucio Dalla, Francesco Guccini, Ornella Vanoni, Claudio Lolli, Gianni Morandi, suonando nei dischi e nei concerti. Soprattutto con Paolo Conte c'è stata una intensa collaborazione, interrotta da Villotti nel 1991, tanto che il cantautore di Asti gli dedicò una intensa canzone, Jimmy Ballando, contenuta nell'album doppio Aguaplano del 1987.

Ma nelle vene di Villotti scorreva il sangue del bebop, del jazz, così nel 1978 radunò una big band del conservatorio per l'opera rock Giulio Cesare, musica per un generale da palcoscenico incisa anche su un disco ormai pezzo pregiato per i collezionisti. Da oltre trent'anni la sua vita è stata il jazz, portato ovunque in Italia con a fianco giovani musicisti che incoraggiava a mettersi in gioco, e protagonista in quella "Bologna città del jazz" che lo vedeva spesso sul palco della bolognese Cantina Bentivoglio.

Appassionato della storia degli egizi, amava scrivere i propri pensieri in un taccuino che non lo abbandonava mai. Ha scritto anche diversi libri sul mondo della musica bolognese (tra cui Oringhen, con la copertina disegnata da Sergio Staino, e Gli sbudellati tra la via Emilia e il jazz) e nel 2019 in Onyricana aveva raccolto il suo fantastico mondo immaginario. Quello stesso raccontato in alcune canzoni incise come cantautore in alcuni dischi negli anni '80.

«Doveva venire a suonare il 15 dicembre alla nostra Rassegna per celebrare i 40 anni del Naima club per ricordare un altro grande jazzista scomparso alcuni anni, il grande crooner Nicola Arigliano – dice commosso Michele Minisci, fondatore dello storico Naima club di Forlì -. Invece se n'è andato verso i nuovi sentieri del jazz, in silenzio, come faceva in tutti i suoi concerti fatti al Naima. Sempre discreto, senza prevaricare mai sui suoi amici musicisti. Raffinato, abile, elegante, disponibile, mai saccente, con quel tocco suadente sulle corde della sua chitarra, naturale emanazione del suo corpo».

Gratitudine e commozione anche da parte delle istituzioni. «Con Villotti non se ne va solo un grande musicista – ha commentato il presidente della Regione Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini -, ma scompare un protagonista importante di Bologna e della nostra regione, un artista che è stato capace di raccontare e interpretare la vita culturale senza mai dimenticare le proprie origini». «Che dolore questa notizia – interviene il sindaco di Bologna Matteo Lepore -. Se ne va un grande artista, un intellettuale, un innamorato di Bologna ma soprattutto un uomo gentile e leggero, come l'avrebbe descritto Italo Calvino, una grande persona, che ha dato un grande contributo alla musica italiana».



© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: