venerdì 6 dicembre 2024
Studiosi dall’Università di Trieste hanno utilizzato tecniche per l’analisi del Dna antico, delle proteine, delle tracce metaboliche e delle caratteristiche genetiche sui residui in un vaso tolemaico
Il vaso tolemaico contenente residui di sostanza psicotrope

Il vaso tolemaico contenente residui di sostanza psicotrope - Università di Trieste

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Sostanze psicotrope e fluidi corporei sono stati rintracciati in un vaso dell’antico Egitto, risalente al periodo tolemaico (330-30 a.C.) e conservato al Tampa Museum of Art, in Florida. Lo studio, pubblicato sulla rivista “Scientific Reports”, è stato condotto dall’Università di Trieste utilizzando tecniche per l’analisi del Dna antico, delle proteine, delle tracce metaboliche e delle caratteristiche genetiche dei residui.

Nello specifico, i ricercatori hanno riscontrato la presenza di Peganum harmala, la ruta siriana, e di Nymphaea nouchali var. caerulea, una particolare varietà di ninfea nota come fiore di loto blu. Si tratta di infusi vegetali tradizionalmente impiegati per i loro effetti psicotropi. A queste si aggiunge una pianta del genere Cleome, conosciuta per le sue proprietà mediche. Dagli esami sono emerse anche tracce di fluidi umani come latte materno, sangue e muco, di un liquido a base di frutta fermentata e di sostanze bioattive come la pappa reale, il grano tenero, il sesamo e la liquirizia.

Quest’intruglio è contenuto in un vaso legato al culto di Bes, una delle figure religiose più popolari nell’antico Egitto, rappresentato in parte come nano e in parte come felino. Concepito come simbolo di protezione dal pericolo, si credeva fosse in grado di prevenire il male. Questa raffigurazione lo associava anche alla felicità, alla realizzazione della vita familiare e alla fertilità, e il suo ruolo di protettore si estendeva alla casa e alla salute, attribuendogli poteri curativi. Per i rituali legati al culto di Bes si utilizzavano diverse categorie di oggetti. In particolare, i vasi in ceramica erano decorati con l’effigie o la testa della divinità. Furono prodotti a partire dal Nuovo Regno (XVI-XI secolo a.C.) e la loro diffusione oltrepassò i confini dell’antico Egitto, al punto che alcuni vasi sono stati ritrovati anche nel Vicino Oriente, in contesti funerari, residenziali e sacri.

La varietà di luoghi in cui questi artefatti sono stati scoperti rende però difficile capire il loro effettivo utilizzo, considerando che nessun reperto è stato rinvenuto nei siti di culto attribuiti a Bes, a Saqqara. L’ipotesi più accreditata sull’impiego di questi oggetti riguarda i benefici che si pensava potessero derivare dalla bevanda rituale.

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